News23 Novembre 2023 16:20

IA, Fusaro: sull’intelligenza artificiale va orientato un limite, imposto da quella umana

Parlo sempre di razionalità e irrazionalità del tecno-capitalismo, che porta un effetto di irrazionalità del mondo e questo è legato anche al tema dell’Intelligenza Artificiale. Duemila anni fa Aristotele ha definito l’uomo come l’unico animale dotato di “logos”. Questa distinzione ha accompagnato tutta la storia del nostro canone fino all’AI, che ci ha posto il dilemma se fossimo solo noi dotati di “logos”, poiché questa, come è stato detto, è intelligenza per certi aspetti capace di pensare meglio dell’uomo, almeno in termini quantitativi”,

Così Diego Fusaro, saggista e opinionista, in occasione del Forum Coldiretti in corso a Roma

“La vera domanda che ci dobbiamo porre, rispetto ad Aristotele, e che se le macchine dovessero pensare noi potremmo esserne dispensati? Tuttavia è il pensiero quello che ci rende simili a Dio, ma che tipo di intelligenza è quella artificiale? Parliamo di “intus-legere” leggere dentro, quindi coscienza e autocoscienza, che pensa al proprio stesso agire. L’intelligenza artificiale non ha la capacità propriamente di farlo, in realtà andrebbe chiamato calcolo, un pensiero calcolante che non è capace di pensare, se parliamo di azione riflessiva e autocoscienza.

Sono aspetti che non indicano solo azioni computazionali, ma riflessive, che appartengono solo all’uomo, e che conferma la validità del pensiero aristotelico. Del resto siamo noi che ci poniamo domande sui limiti dell’AI, quindi parliamo di una prerogativa dell’umanità. Chomsky, parlando di ChatGPT, ha detto che è il più grande plagio mai attuato e realizzato. Il tema del limite, quale porre all’intelligenza artificiale, è derimente. Ritengo equamente sbagliate le due posizioni dominanti, i luddisti digitali e dei tecnofili, chi paventa la distruzione del mondo e chi subisce un fascino magnetico.

Ancora la saggezza greca viene in aiuto con il giusto limite, con l’equilibrio proporzionato tra le parti. La nostra cultura è consegnata all’illimitatezza, dunque il problema è stabilire proprio un limite invalicabile, che può essere stabilito solo dall’intelligenza umana, guarda caso. Il rischio che si paventa all’orizzonte, è quella della realizzazione di un futuro come Matrix. Ci troveremmo al cospetto della più grande reificazione umana, una sorta come disumanizzazione dell’uomo a beneficio della tecnica, tanto da renderlo antiquato, quasi un dislivello prometeico. Se l’AI non verrà disciplinata si correrà un rischio distopico e perché questo non accada va orientato il limite: il tema classico che informa la nostra civiltà”.