News14 Febbraio 2024 17:19

IA, mercato vale miliardi dollari. Cingolani: 5G in mano a Cina. Memoria Cloud a USA. Italia quinta per potenza calcolo

L’IA è uno strumento tecnologico avanzato che deve essere basato su una infrastruttura per rendere il paese competitivo. 

Ci sono degli elementi fondamentali per rendere competitivo un paese in ambito IA: la potenza di calcolo, la componente umana in grado di sviluppare algoritmi, la memoria Cloud (dunque una base dati molto forte) e la cyber security per garantire la sicurezza.

Nelle cpu troviamo poi miliardo di transistor che sono grandi come un filamento di dna. Quanti più elementi ci sono nell’elemento circuitale tanto più potente sarà il computer. 

Dalla guerra in Ucraina abbiamo imparato che con un satellite civile, un telefono satellitare e un drone civile, con una piccola quantità di esplosivo -e dunque un esborso economico limitato- si è in grado di distruggere un carro armato che vale 50 milioni. Questo ha fatto capire che il digitale, pure quando parte da oggetti civili, sta diventando un elemento essenziale: dalla sicurezza alla difesa, dalla pubblica amministrazione alla medicina. È una piattaforma tecnologica trasversale. 

Cosi Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo spa, nel corso della indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo italiano, svoltasi alla Commissione Attività produttive.

I 4 punti: potenza di calcolo, Cloud, cyber security, 5G

Il primo punto è la possibilità di essere autonomi nella fabbricazione dei circuiti elettronici, che ci consentono di fare tutto, dai telefonini ai computer ecc. L’abbiamo perso nel tempo e questo elemento non lo possediamo adesso.

Secondo punto, tutta la tecnologia dei super computer -secondo dati del 2022- vale circa 42 miliardi di dollari.  E si prevede di arrivare ai 117 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Questo solo di macchine che fanno super computazione, questi saranno i generatori di IA nei prossimi dieci anni.  

Attualmente il 53% è nel Nord America, cioè Stati Uniti. In Europa il 25% e in Asia meno del 20%. Gli USA hanno il predominio. 

L’Italia come potenza di calcolo è quinta al mondo, che è rimarchevole. Abbiamo avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni. 

Dove siamo in difficoltà – al contrario del calcolo dove siamo molto forti- è nella memoria. La parte Cloud, che a fine decennio varrà anche questa sui 100 miliardi di dollari, è tutta Usa con Amazon, Microsoft, Google, Oracle e IBM. Nel mezzo, unica straniera è Alibaba, cinese. 

In questa mappa del mondo digitale negli Stati Uniti abbiamo metà della potenza di calcolo mondiale e quasi tutta la memoria di massa. Se ho memoria di massa ho tutte le informazioni possibili a disposizione e accessibili 24/24h. E con quella potenza di calcolo è possibile istruire algoritmi di tutti i tipi, dalla sanità alla difesa ai sistemi finanziari alle previsioni del tempo. 

Se ho un database con tutte le informazioni meteorologiche si possono addestrare gli algoritmi con quelle statistiche così da diventare estremamente precisi, non solo nell’arco di ventiquattro ore ma anche di una settimana. Si può prevedere qualunque cosa. Parlo del meteo ma immaginiamo anche le previsioni finanziarie o la simulazione di uno scenario di guerra. Anche in medicina possiamo simulare l’interazione di un medicinale, invece che impiegare anni di test in laboratorio. 

Questo è un impatto trasversale sul settori ed ha un impatto enorme anche sul Pil. 

In Ue manchiamo di un cloud europeo. I dati sanitari, finanziari e della difesa devono essere garantiti ed essere davvero sicuri. Come Leonardo abbiamo un cloud davvero importante ma non possiamo avere i dati dei cittadini, a meno che lo Stato non chieda tramite accordo di custodire dei dati particolari, come quelli sulla difesa. Ma da privato non posso tenerli. 

Al momento i dati dei cittadini sono sui grandi provider americani -Amazon, Microsoft, Google- che garantiscono riservatezza e sicurezza ma si tratta dei nostri risparmi informativi. Questa è la valuta del futuro. 

Dobbiamo garantire il cloud protetto ai cittadini. Prima in ambito domestico e poi europeo se vogliamo essere un continente importante. Su questo però siamo indietro, nonostante un mercato di oltre 100 mld a fine decennio. 

Il terzo punto è la cyber security. Pensiamo se un attacco viene fatto minacciando la sicurezza cibernetica di aeroporti, semafori, Ferrovie, ecc. Con un cyber attacco posso fare danni molto seri ai cittadini e alle infrastrutture. 

Oggi la cyber security vale 183 miliardi di dollari. La previsione entro il 2028 è di 270 miliardi. Il 33% della cyber security è dedicata a business e finanza, alla protezione del conto bancario online. La cyber security a livello governativo è il 24%, cioè la pubblica amministrazione. La salute è il 12% e pensiamo quando comincerà ad esserci la cartella clinica elettronica per tutti con informazioni sensibili, ad esempio qualcuno può decidere di non dare il mutuo a causa di una grave malattia. O il datore di lavoro che non assume perché soffro di qualche patologia. Per questo occorre proteggere il cittadino. Retail e vendite, cioè acquisti online, riguarda l’8% di investimenti in sicurezza. 

Il quarto elemento è il 5G. Il 5G è un fenomeno economico, il tasso di crescita stimato è del 48%, nessun settore cresce tanto. Si va da 18 miliardi di dollari nel 2023 a 994 miliardi nel 2033. Questo indica la strategicità del 5G, chi lo possiede ottiene le autostrade digitali su cui viaggeranno tutte le informazioni. 

Il paese depositario delle tecnologie 5G è la Cina, con una concorrenza a livello europeo di Erickson. 

È come avere le automobili ma altri possiedono le autostrade su cui farle andare. Chi e più forte? Penso che la strategicità del 5G in questo momento sia fondamentale. 

La situazione europea non è molto differente da quella nazionale, occorre dunque una riflessione. 

Il Caso Agricoltura

In agricoltura ci sono state in ambito Ue politiche non illuminate, che volevano risolvere delle criticità con una tale velocità e un tale livello di ideologia che ha messo in ginocchio alcune filiere. 

La frontiera della tecnologia agricola è questa: il trattore legato ad un sistema gps e quindi viene guidato con una precisione di un metro su un grande campo, questo è collegato al sistema che fa le previsioni del tempo, collegato al magazzino dove sono i semi, collegato alla rete di sensori igrometrici che stabiliscono l’umidità e l’acidità dei terreni. 

Ecco, questo è un sistema di sistemi. Un organismo. Tanti elementi che prima non si parlavano, se non con l’Intermediazione umana, e che ora sono controllati dall’intelligenza artificiale. Questo risparmia acqua, semi, qualità dei terreni. Abbiamo solo vantaggi. 

Questo però impatta su una filiera che si è sempre basata sull’intelligenza naturale. E non possiamo dire all’agricoltore di trasformarsi in programmatore elettronico. C’è dunque la necessità di investire nella formazione -non una tantum, ma nel corso della vita produttiva- con un patto pubblico privato sull’aggiornamento continuo. Questo vale per tutti i lavori e non solo l’agricoltura. 

Per usare bene la tecnologia la componente umana è fondamentale, ma richiede investimenti come quella tecnologica. Demonizzare la tecnologia è un errore grave, dire che una tecnologia è pericolosa è stupido, dipende da chi la utilizza. 

IA, formazione e impatto sul mondo del lavoro

Per l’Italia è centrale sviluppare la cyber security perché è la nostra sicurezza. Dobbiamo poi risolvere il problema del Cloud e spingere perché a livello europeo si crei una infrastruttura continentale. Più facile a dirsi che a farsi. 

Non abbiamo grandi risorse dal punto di vista dell’elettronica. L’intelligenza artificiale accelerava e decelerava in passato in funzione di quanto fossero potenti i computer, cioè in base a quanto fossero bravi gli elettronici a fare chip sempre più potenti. Se però non investo sull’industria elettronica non si fermano solo automobili e pc ma anche tutta la filiera di sviluppo della AI. 

Questa è una scelta di politica industriale, e la si può fare anche questa a livello europeo perché servono dei colossi ma occorre giocare un ruolo. 

Difficilmente sostituiremo l’artigiano con una macchina che ad oggi è estremamente complessa e costosa per fare qualcosa in cui la capacità di improvvisare dell’essere umano è più conveniente, oltre che irriproducibile. 

Ci sono però attività basate su routine cognitiva o meccanica. 

Lavori in cui conta l’arte, come l’artigiano, o di alto valore cognitivo non saranno sostituibili. L’analisi può essere compito della macchina, ma l’uomo poi decide. Sono degli acceleratori di competenza e se li usiamo in questa maniera intelligente sono estremamente utili. 

Per quanto riguarda l’impatto sulla forza lavoro è chiaro che i lavori di routine sono minacciati. Si creeranno lavori nuovi con l’IA ma per adesso mettiamo a rischio le fasce più deboli.  Su questo serve ancora una volta una riflessione pubblico-privato per investire in formazione continua per il lavoratore. 

Sugli aspetti normativi abbiamo una commissione Ue che ha fatto diversi lavori regolatori basati su un approccio giuridico. Il rischio è limitare lo sviluppo. Negli USA c’è stato un approccio totalmente tecnologico e forse anche troppo permissivo.