News13 Febbraio 2024 18:41

Ex Ilva, ad Morselli: non esatto debito da 3,1 mld, c’è un mld ‘fantasma’. Disastro provocato da mancato sostegno costo energia

“Noi non abbiamo problemi di mercato, non abbiamo limiti di mercato, non abbiamo problemi a vendere, abbiamo problemi ad avere la liquidità sufficiente per far funzionare la macchina. Che peraltro è in buono stato, perché abbiamo fatto due miliardi di investimenti”. E’ quanto ha tenuto a sottolineare Lucia Morselli, amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Spa, durante l’audizione in Commissione Industria e Agricoltura del Senato sul ddl riguardante l’amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico, e che quindi tocca da vicino l’ex Ilva di Taranto.

Il punto su cui l’Ad ha più volte posto l’accento è che “una realtà così importante dal punto di vista del fatturato (3-4 miliardi) richiede una disponibilità finanziaria adeguata”, che però non riesce a reperire sul mercato per un motivo molto semplice: perché non possiede “gli attivi”, ossia gli impianti, ma li affitta a termine, “e il nostro affitto scade ai tre mesi”. Circa la possibilità di coprire il fabbisogno finanziario e “diventare un’azienda normale”, ossia proprietaria degli impianti, Morselli riconosce che “i soci non sono riusciti a raggiungere un accordo”, aprendo dunque la strada al provvedimento del governo che potrebbe prevedere l’amministrazione straordinaria. Uno strumento che, secondo l’ad, dovrebbe essere l’ultimissimo strumento a cui fare ricorso. A suo avviso con il provvedimento “si mette l’azienda in una profonda aleatorietà”, quando invece si potrebbe continuare a usare una modalità, quella della “composizione della crisi, molto moderna, molto recente, molto europea, che dà un riferimento giuridico a tutti gli stakeholder”.

DEBITO. La domanda su cui si è concentrata in particolare l’attenzione dei senatori è quella sul reale indebitamento dell’azienda, posta da Andrea Martella del Pd, da Salvo Pogliese di Fratelli d’Italia, relatore del ddl, così come dal senatore Giorgio Bergesio, della Lega, e da Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle. Morselli ha spiegato che i 3,1 miliardi di euro di debito riportati dalla stampa non corrispondono esattamente al vero, in quanto vi è “almeno un miliardo ‘fantasma’, perché è il debito che dovremmo pagare nel caso in cui dovessimo comprare gli impianti, non è un debito né scaduto né tantomeno reale”. Poi c’è “il debito inter-company, verso la società capogruppo che, come tutte le holding, riceve i soldi dai soci e finanzia le società partecipate. E questo vale circa un miliardo”. Quindi di fatto, secondo Morselli, “il debito vero di questa società è di circa 700 milioni, di cui scaduto solo la metà”. In sostanza, “solo il 18% di quei 3 miliardi è un debito scaduto, quindi è una cifra veramente modesta rispetto al valore contabile”.

PRODUZIONE E PIANO INDUSTRIALE. Altra questione, su cui si è soffermato in particolare il senatore Bergesio, è quella relativa alla produzione e al piano industriale. L’esponente leghista ha evidenziato come la previsione di produzione fosse di 6 milioni di tonnellate, mentre nel 2024 l’azienda prevede di arrivare alle 3 milioni di tonnellate. E a tal proposito, il senatore ha domandato a Morselli “se avete intenzione di elaborare un piano industriale forte o se siamo davvero in uno stato di resa”. A proposito del piano, Morselli ha ricordato che “il piano industriale al 2030 è stato approvato prima dal Cda e poi da entrambi i soci, Invitalia e Arcelor Mittal, in Assemblea”. Un piano, peraltro, che non copre solo Taranto, ma anche le aree del Nord”, in Liguria, Piemonte, Veneto, Lombardia. Nel piano approvato, ricorda l’ad, “erano presenti anche i fabbisogni finanziari, compresi i 320 milioni ricordati dal senatore Bergesio, che però non sono arrivati all’azienda, e sono passati sei mesi”. Quanto agli altri 680 milioni, Morselli informa che “sono andati tutti all’Eni e alla Snam. Io ho voluto pagare di quei 680 milioni qualcosa all’indotto ma è una cifra piccola. Il resto è andato tutto al signor Putin. Non sono neanche andati all’Eni o alla Snam, perché poi li avranno trasferiti a coloro dai quali hanno comprato il gas. Quindi sono il costo di una guerra”. Inoltre, “l’Italia è stato l’unico paese a interrompere il sostegno al costo dell’energia per gli energivori. Questo ha fatto il disastro. Ha aumentato i costi solo per l’energia di 350 milioni”. Questa mancanza di tax credit sull’energia per 300 milioni, secondo Morselli, “ha fatto sì che abbiamo prodotto per quello che potevamo comprare”. In questo modo l’ad risponde alle domande dei senatori di Lega e FdI sulla mancata produzione, commentando: “E mi sembra ancora un miracolo che siamo riusciti a fare 3 milioni”. Nel piano industriale, inoltre, era previsto 1 miliardo per l’acquisto degli impianti, “soldi che non sono arrivati”, e senza la proprietà degli impianti, ribadisce Morselli, non si ha accesso alla liquidità che garantisce la continuità. Dunque in sintesi, a suo avviso, “senza soldi non si produce acciaio”.

INDOTTO. Quanto alla questione dell’indotto, su cui hanno sollevato perplessità sia il senatore Pogliese sia il senatore Bergesio, Morselli garantisce di aver avuto “con SACE negli ultimi giorni colloqui molto importanti, e abbiamo già fornito l’elenco dei fornitori che hanno interesse ad avere aiuto per vedere i crediti pagati. Già ieri 78 fornitori che hanno dato il loro interesse a lavorare con SACE”. Ai dubbi dei senatori sull’esiguità di questo numero, l’ad ha precisato che “queste risposte sono arrivate ieri in sole due ore. Immagino che se ne aggiungeranno altre”.

BILANCIO. Quanto all’esercizio del 2023, su richiesta del senatore Patuanelli, “è un risultato praticamente impossibile da stimare”, ha risposto Morselli. Perché senza continuità aziendale – “che adesso non c’è per un motivo banale, e cioè perché abbiamo un contratto di affitto che scade a maggio” – non c’è altra strada se non “la liquidazione dell’azienda e quindi un bilancio di fine anno di liquidazione. È un argomento su cui il Cda, e non solo io, non ha veramente una risposta. Se l’azienda non comprerà gli impianti entro i tempi previsti sarà un bilancio di liquidazione”.

STRATEGIA. In conclusione l’ad Morselli ha risposto anche a una domanda del presidente della Commissione Luca De Carlo in merito alle voci secondo cui Arcelor Mittal avrebbe acquistato l’ex Ilva per spazzare via un competitor della siderurgia. “Arcelor Mittal ha vinto la gara perché ha fatto un’offerta strepitosa, soprattutto dal punto di vista finanziario. Io escludo che qualsiasi gruppo industriale possa fare un’offerta così strepitosa, da due miliardi, soltanto per chiudere un’acciaieria. Se Arcelor Mittal volesse chiudere un’acciaieria, ci impiegherebbe un pomeriggio. È il più grande produttore mondiale, quindi può incidere sul mercato delle materie prime e può incidere sui prezzi. Il più grande player mondiale se vuole chiudere un’acciaieria non ha bisogno di spendere un euro, lo può fare tranquillamente gratis”.