News6 Giugno 2024 11:18

Economia, Pil italiano in crescita nel 2024 (+1%) e 2025 (1,1%). I DATI ISTAT

Il Pil italiano è atteso crescere dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025, in moderata accelerazione rispetto al 2023.

 Nel 2024 l’aumento del Pil verrebbe sostenuto dal contributo sia della domanda interna al netto delle scorte, sia della domanda estera netta (+0,7 punti percentualiper entrambe), con un contributo delle scorte ancora negativo (-0,4 p.p.). Nel 2025 la crescita dell’economia italiana sarebbe invece trainata prevalentemente dalla domanda interna (+0.9 p.p.). 

 I consumi privati continuano a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall’incremento delle retribuzioni in termini reali, ma frenati da un aumento della propensione al risparmio. Tali dinamiche determineranno per il 2024 una crescita moderata(+0,4%) dei consumi delle famiglie e delle ISP e una successiva accelerazione nel 2025 (+1%). 

 Per gli investimenti fissi lordi si prevede una dinamica di decelerazione nel biennio di previsione (+1,5% e +1,2% rispettivamente nel 2024 e 2025, dal +4,7% del 2023), determinata dal venire meno degli incentivi fiscali all’edilizia, che saranno compensati sia dagli effetti dell’attuazione delle misure previste dal PNRR, sia dalla riduzione dei tassi di interesse.

 L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerà una crescita in linea con quella del Pil (+0,9% nel 2024 e +1,0% nel 2025) a cui si accompagnerà un calo del tasso di disoccupazione (7,1% quest’anno e 7,0% nel 2025). 

 Per i prossimi mesi ci si attende un graduale ritorno verso tassi di inflazione vicini ai target della BCE; tale dinamica determinerà, per il 2024 una forte decelerazione del deflatore della spesa delle famiglie residenti (+1,6% dal +5,2% del 2023) a cui seguirà un moderato incremento nel 2025 (+2,0%). 

 Lo scenario previsivo rimane caratterizzato dal perdurare di una elevata incertezza del quadro internazionale, determinata dall’evoluzione delle tensioni geo-politiche.

PROSPETTO 1. PREVISIONI PER L’ECONOMIA ITALIANA – PIL E PRINCIPALI COMPONENTI 

Anni 2022-2025, valori concatenati per le componenti di domanda; variazioni percentuali sull’anno precedente e punti percentuali 

  20222023 20242025
Prodotto interno lordo4,00,91,01,1
Importazioni di beni e servizi fob12,9-0,5-0,12,8
Esportazioni di beni e servizi fob10,20,22,02,8
DOMANDA INTERNA INCLUSE LE SCORTE4,70,60,31,1
Spesa delle famiglie residenti e delle ISP4,91,20,41,0
Spesa delle AP1,01,20,60,5
Investimenti fissi lordi8,64,71,51,2
CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL    
Domanda interna (al netto della variazione delle scorte)4,72,00,70,9
Domanda estera netta-0,60,30,70,1
Variazione delle scorte -0,2-1,3-0,40,1
Deflatore della spesa delle famiglie residenti7,75,21,62,0
Deflatore del prodotto interno lordo3,65,32,42,1
Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente3,51,92,42,4
Unità di lavoro 3,72,20,91,0
Tasso di disoccupazione8,07,57,17,0
Saldo della bilancia dei beni e servizi / Pil (%)-1,61,43,03,5

Il quadro internazionale

Economia internazionale in ripresa nonostante l’incertezza

L’economia internazionale ha mantenuto un ritmo di crescita positivo nella prima parte del 2024, seppur con andamenti differenti tra le varie aree geografiche. L’inflazione ha rallentato più velocemente del previsto, grazie al calo dei prezzi delle materie prime energetiche e all’efficacia delle politiche monetarie restrittive. Le condizioni del mercato del lavoro si sono mantenute solide in molte aree, con tassi di disoccupazione su valori minimi.

Le più recenti previsioni della Commissione Europea mostrano una dinamica del PIL globale in marginale accelerazione quest’anno e il prossimo (+3,2% e +3,3%, dal +3,1% del 2023), caratterizzata da performance ancora eterogenee tra paesi e regioni; tuttavial’incertezza resta elevata, soprattutto a causa dell’imprevedibile evoluzione delle tensioni geo-politiche.

I mercati hanno anticipato l’imminente inversione del ciclo di politica monetaria in Europa, mentre la tempistica delle decisioni della Federal Reserve resta incerta visto il dinamismo ancora elevato dell’economia americana, le condizioni solide del mercato del lavoro e la vischiosità dei prezzi in alcuni settori.

In base alla lettura degli ultimi dati disponibili, le principalieconomie hanno registrato una dinamica eterogenea: in Cina, nel primo trimestre, il Pil è cresciuto dell’1,6% su base congiunturale, in accelerazione dall’1,2% dei tre mesi precedenti. Nonostante il dato sia coerente con gli obiettivi del Governo, l’economia cinese resta caratterizzata da alcune criticità legate al comparto immobiliare e all’elevato indebitamento del settore privato e degli enti locali. 

L’attività economica statunitense nel primo trimestre è cresciuta dello 0,3% su base congiunturale, in netto rallentamento rispetto al periodo precedente (+0,8%). Gli investimenti fissi, i consumi privati e la spesa pubblica hanno contribuito positivamente alla crescita, mentre l’incremento delle importazioni e le scorte hanno inciso negativamente. 

Nell’Area Euro, i dati macroeconomici più recenti sono stati superiori alle attese. Il Pil nei primi tre mesi del 2024 è aumentato dello 0,3% su base congiunturale, dopo la leggera contrazione dei due trimestri precedenti (-0,1% in entrambi). Questo risultato ha sintetizzato una eterogeneità tra i principali paesi, con la Spagna che è cresciuta dello 0,7% in termini congiunturali, la Francia e la Germania dello 0,2%. 

PROSPETTO 2, PRINCIPALI VARIABILI INTERNAZIONALI

Anni 2023-2025. Livelli e variazioni percentuali sull’anno precedente

 202320242025
Prezzo del Brent (dollari a barile)82,684,984,9
Tasso di cambio dollaro/euro1,081,081,08
Commercio mondiale in volume*0,52,73,4
PRODOTTO INTERNO LORDO   
Mondo 3,13,23,3
Paesi avanzati 1,71,82,0
USA2,52,42,1
Giappone1,90,80,8
Area Euro0,40,81,4
Paesi emergenti e in via di sviluppo4,34,34,4
Cina5,24,84,6

Fonte: DG-ECFIN Spring Forecasts (2024) ed elaborazioni Istat

*Esportazioni mondiali di beni e servizi in volume

Secondo la Commissione europea l’attività economica dell’Area Euro sperimenterà, in controtendenza con Stati Uniti e Cina, le cui economie sono previste in moderato rallentamento, una progressiva accelerazione nel 2024(+0,8%) e nel 2025 (+1,4%) (Prospetto 2). 

Nel dettaglio, tra i principali paesi, la Spagna crescerebbe quest’anno del 2,1% (+1,9% nel 2025), la Francia dello 0,7% (+1,3% nel 2025) mentre la Germania segnerebbe un marginale incremento nell’anno corrente (+0,1% nel 2024) a cui seguirebbe un recupero più accentuato nel 2025 (+1,0% nel 2025).

Relativamente alle variabili esogene internazionali, nel 2023 il tasso di cambio si è attestato a 1,08 dollari per euro, mentre la quotazione media del Brent a 82,6 dollari al barile. Per entrambe queste variabili, nell’orizzonte di previsione si adotta l’ipotesi tecnica di invarianza sui valori medi dei primi 4 mesi del 2024.

Previsioni per l’economia italiana

Nel primo trimestre dell’anno è proseguita la fase espansiva dell’economia italiana, con un incremento del Pil dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2023 (+0,7% in termini tendenziali). Il dato sintetizza un contributo positivo sia della domanda interna al netto delle scorte (+0,3 p.p.), sia di quella estera netta (+0,7 p.p.), mentre l’apporto delle scorte è stato negativo per -0,7 p.p. La crescita acquisita del 2023 è pari a +0,6%.

Gli investimenti fissi lordi (+0,5%), pur in netta decelerazione (+1,4% e +2,0% rispettivamente nel terzo e nel quarto trimestre del 2023) si confermano più dinamici dei consumi finali, (+0,2%). La crescita di questi ultimi è stata sostenuta dalla ripresa dei consumi delle famiglie e delle ISP (+0,3%), dopo la brusca caduta del trimestre precedente (-1,4%).

Dal lato dell’offerta, si sono registrate variazioni congiunturali positive del valore aggiunto sia nell’industria sia nei servizi (+0,3% per entrambi i comparti). Nell’industria si continua ad osservare una vivace dinamica delle costruzioni (+2,9%) a fronte di un calo nell’industria in senso stretto (-0,4%). Nel terziario si registrano incrementi congiunturali nei servizi di informazione e comunicazione (+0,3%), nelle attività finanziarie e assicurative (+2,2%), nelle attività professionali (+1,2%) e in quelle artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi (+2,8%). Si conferma la fase di calo per il commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (-0,1%, dopo il –0,5% del quarto trimestre). Il settore agricolo registra una ampia variazione positiva rispetto ai tre mesi precedenti (+3,3%), dopo la contrazione del 2023.

FIGURA 1. PIL E CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE(Valori concatenati e indici base 2021=100) FIGURA 2. CONSUMI DELLE FAMIGLIE RESIDENTI E CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI(Valori concatenati e indici base 2021=100) 
 
Fonte: Istat Fonte: Istat

A maggio, i segnali provenienti dalle indagini sul clima di fiducia di consumatori e imprese sono contrastanti (Figure 1 e 2). Per i primi l’indice aumenta rispetto ad aprile riportandosi al livello di gennaio; il miglioramento è diffuso a tutte le componenti e in particolare al clima economico e a quello futuro. Tra le imprese, invece, si registra il secondo calo consecutivo sintesi di unadiminuzione nelle costruzioni, nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio e di un aumento nella manifattura dove crescono soprattutto le attese sulla produzione e sui prezzi. Nelle costruzioni si registra un deterioramento di tutte le componenti ma non delle attese sui piani di costruzione e sull’occupazione; nei servizi di mercato il deterioramento più marcato riguarda l’andamento degli affari, mentre migliorano le attese sull’economia in generale; nel commercio al dettaglio, infine, sono i giudizi sulle vendite a mostrare a maggio un peggioramento più deciso, a fronte di andamenti più positivi delle altre componenti.

Per quanto riguarda lo scenario previsivo, nel biennio 2024-2025 l’economia italiana è attesa mostrare un ritmo di espansione moderato ma costante. 

Il quadro internazionale, caratterizzato da attese di espansione delle principali aree nonostante l’incertezza legata all’evoluzione delle tensioni geo-politiche, dovrebbe comunque favorire una prosecuzione della crescita dell’export italiano a ritmi modesti. Per le importazioni, le attese di un andamento moderatamente favorevole delle componenti interne di domanda nei mesi a venire implicherebbero una ripresa degli acquisti dall’estero, dopo la forte contrazione registrata nel primo trimestre dell’anno in corso. Nel 2025, il perdurare dello stimolo della domanda internazionale e la prosecuzione dell’andamento positivo dell’economia italiana, in particolare dei consumi privati, favorirebbe sia una accelerazione delle esportazioni, sia una decisa ripresa delle importazioni.

In Italia la prosecuzione della fase di aumento dell’occupazione e delle retribuzioni in termini reali contribuirebbero a sostenere una moderata ma continua espansione dei consumi privati; tali tendenze sono attese proseguire anche nel 2025.

Nel biennio 2024-2025 è prevista una decelerazione del tasso di crescita degli investimenti. La componente delleabitazioni, nonostante i segnali ancora positivi mostrati nel primo trimestre del 2024, è attesa in contrazione a seguito del venire meno degli incentivi all’edilizia; tale contrazione sarà più che compensata dagli effetti sulle altre tipologie di investimento sia dell’attuazione della nuova formulazione delle misure previste dal PNRR, siadella inversione nella politica monetaria della BCE.

La dinamica disinflazionistica avviata nel 2023 eproseguita anche nei primi mesi del 2024 dovrebbe aver sostanzialmente concluso la sua fase discendente. Per i prossimi mesi ci si attende un lento ritorno verso tassi di inflazione vicini ai target della BCE; tale dinamica determinerà, per il 2024 una forte riduzione rispetto ai valori medi dell’anno precedente, a cui seguirebbe un modesto incremento nell’anno successivo.

Nel complesso, nel 2024 il Pil registrerebbe una crescita(+1,0%) trainata in ugual misura dalla domanda interna e da quella estera (per 7 decimi di punto); tale spinta sarebbe tuttavia controbilanciata dalla riduzione delle scorte (per 0,4 p.p.), proseguendo la tendenza in atto dal 2022. Per il 2025, la ripresa delle importazioni determinerebbe un minore apporto da parte della domanda estera netta (+0,1 p.p.); l’espansione del Pil (+1,1%) sarebbe quindi quasi interamente determinata dalle componenti interne (+0,9 p.p.).

Prosegue l’andamento moderato dei consumi 

In Italia, nel primo trimestre del 2024 il contributo della domanda nazionale al netto delle scorte alla crescita del Pil è stato positivo e, in particolare, quello dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (+0,2 punti percentuali). L’apporto della spesa delle Amministrazioni Pubbliche, invece, è stato nullo. 

La crescita della spesa per consumi finali nazionali è stata pari a +0,2% su base congiunturale, a fronte di un calo registrato in Spagna e Germania. In particolare, la Germania ha segnato una diminuzione più ampia (-0,4%,dopo una variazione media annua dello -0,7% nel 2023) rispetto alla Spagna (-0,1%) che tuttavia nel 2023 aveva evidenziato un forte aumento della spesa per consumi finali nazionali (+2,1%). Nel primo trimestre del 2024 la Francia, invece, la crescita è risultata più elevata (+0,4% la variazione congiunturale), a fronte tuttavia di un incremento più contenuto nel 2023 (+0,6%, contro il+1,2% dell’economia italiana). 

Per quanto riguarda la spesa delle famiglie, l’aumento su base congiunturale (+0,2%) ha solo parzialmente compensato il forte calo del trimestre precedente (-1,2%), che aveva interrotto il percorso di crescita a tassi stabili dei precedenti nove mesi. L’espansione è stata trainata dalla crescita degli acquisti di beni durevoli (+1,3%) che consolidano la tendenza del 2023; i beni non durevoli hanno invece segnato un aumento più marcato (+1,7%) dopo tre trimestri di rallentamento (la spesa per beni non durevoli è diminuita dell’1,7% nel 2023 rispetto all’anno precedente). D’altro canto, la spesa per i servizi ha confermato un calo su base congiunturale, anche se più contenuto rispetto al precedente (-0,6%, contro il -2,2% del periodo ottobre-dicembre 2023); i beni semidurevoli proseguono nella decelerazione iniziata nel quarto trimestre 2022. 

Per il 2024, la debole dinamica di inizio anno si riflette, nonostante un andamento previsto moderatamente positivo nei prossimi trimestri, in un rallentamento della crescita in termini reali dei consumi delle famiglie e delle ISP (+0,4% per la media del 2024, dal +1,2% del 2023),che si accompagnerebbe ad un incremento della propensione al risparmio. Nel 2025 si prevede un tasso di espansione più vivace (+1,0%), sostenuto principalmente da un aumento della ricchezza in termini reali. I consumi della PA, data anche la lieve crescita registrata nel primo trimestre (+0,1% rispetto al trimestre precedente), sono attesi rallentare in misura più contenuta rispetto a quelli privati (+0,6% e +0,5% rispettivamente nel 2024 e 2025). 

In rallentamento il processo di accumulazione di capitali

Il processo di accumulazione di capitale in Italia ha continuato la sua crescita anche nel 2023 (+4,6 % rispetto all’ anno precedente) ad un ritmo decisamente superiore rispetto ai principali paesi dell’Area Euro: gli investimenti totali in Francia e Spagna sono cresciuti a tassi più contenuti (rispettivamente +0,8% per entrambi i paesi) mentre in Germania sono diminuiti (del -0,7%) rispetto all’anno precedente. In rapporto al Pil, tuttavia, gli investimenti passano dal 21,7% del 2022 al 21,2% del 2023, una quota superiore a quella della Spagna (19,3% nel 2023) ma inferiore a Germania e Francia (rispettivamente 21,9% e 24,8%).

Nel primo trimestre del 2024 il ritmo di espansione degli investimenti è stato più contenuto (+0,5% la variazione sul quarto trimestre del 2023), leggermente superiore alla Francia (+0,3%) ma inferiore rispetto a Germania e Spagna, dove si è evidenziata una forte accelerazione (rispettivamente +1,2% e +2,6%).

Con riferimento alla tipologia di investimento, in Italia è proseguita la crescita delle costruzioni (+1,7%, rispetto al trimestre precedente), sia per la componente residenziale (+1,5%) sia per quella non residenziale (+2,2%), e degli investimenti in proprietà intellettuale (+0,6%); in riduzione, invece, gli investimenti in impianti, macchinari e armamenti (-1,5%).

Per il biennio 2024 e 2025 la crescita del processo di accumulazione di capitali sarà trainata dalla realizzazione del piano di investimenti pubblici indicati nella nuova formulazione del PNRR. Ulteriore supporto potrebbe derivare dalla rapidità e dall’entità del processo di riduzione dei tassi di interesse previsti dalla BCE. Nel breve termine, segnali positivi provengono dalle indagini sulla fiducia nel settore manifatturiero, con un leggero aumento del grado di utilizzo deli impianti (per la prima volta dal primo trimestre del 2022) e un miglioramento delle aspettative sulla liquidità e sulle condizioni di accesso al credito. Preoccupa, tuttavia, il rallentamento della produzione industriale, escluse le costruzioni, e del mark-up del totale economia nel primo trimestre 2024. Già nel corso dell’anno in corso si prevede inoltre una significativa riduzione degli investimenti in abitazioni a causa della fine delle misure di incentivo alle costruzioni. 

In considerazione di questi elementi, per il 2024 si prevede una moderata crescita degli investimenti(+1,5%), a un ritmo decisamente inferiore rispetto a quello osservato negli ultimi due anni. Per il 2025, si attende una dinamica ancora più contenuta (+1,2%), con una conseguente ulteriore riduzione del rapporto investimenti/PIL, previsto al 20,9% nel 2024 e al 20,6% nel 2025.

Scambi con l’estero in ripresa nell’orizzonte previsivo

Nel 2023 gli scambi con l’estero dell’Italia sono risultati in deciso rallentamento: le esportazioni di beni e servizi, misurate a valori concatenati, dopo due anni di forte crescita, hanno mostrato un modesto incremento (+0,2 per cento), superiore a quello della Germania (dove la variazione dell’export è risultata negativa), ma inferiore a quello di Francia e Spagna. Le importazioni, invece, analogamente a quanto osservato per le altre maggiori economie europee, si sono ridotte (-0,5%). 

Il debole andamento del volume degli scambi è stato determinato da una contrazione dei flussi di beni (rispettivamente -1,5 l’export e -1,6% l’import). Gli scambi di servizi, sostenuti dal buon andamento del turismo, hanno invece riportato un deciso incremento (rispettivamente +8,2 e +4,3 %) (Figura 3). Sotto l’aspetto geografico, la contrazione dell’export ha riguardato, con poche eccezioni (Turchia e Cina), tutti i principali partner commerciali.

Le importazioni in valore hanno riflesso la forte riduzionedei prezzi delle materie prime e dei beni energetici; a fronte di un andamento lievemente in aumento dell’export, nel 2023 si è quindi registrato un miglioramento del saldo della bilancia commerciale,ritornato nuovamente positivo. 

La debolezza dell’interscambio con l’estero di beni ha trovato conferma anche nel primo trimestre del 2024, con un calo del volume delle esportazioni e importazioni sia rispetto al trimestre precedente (rispettivamente -0,5 e -1,7), sia rispetto al primo trimestre del 2023 (-0,5 e -5,1%) in un contesto, viceversa, di progressiva crescita delle esportazioni di servizi (aumentate del 5,4% in termini congiunturali e del 15,5% in termini tendenziali). Le importazioni di servizi, invece, pur se in aumento (+4,0%) rispetto all’anno precedente, sono risultate in calo rispetto agli ultimi tre mesi del 2023 (-2,0%).

FIGURA 3. ANDAMENTO DEGLI SCAMBI DI BENI E SERVIZI DELL’ITALIA(Anni 2023-204, dati trimestrali, variazioni tendenziali, volumi) FIGURA 4. PREZZI AL CONSUMO (IPCA)PER AGGREGATI SPECIALI(Anni 2023-2024, dati mensili, variazioni tendenziali) 
 
Fonte: Istat(a) Beni alimentari include bevande alcoliche e tabacchiFonte: Istat e Eurostat

Per il 2024, ci si attende la prosecuzione della crescita dell’export a ritmi modesti, in grado di determinare un aumento delle esportazioni di beni e servizi del +2,0%. Per le importazioni, alla luce dell’andamento moderatamente favorevole di consumi e investimenti, si prevede una dinamica positiva degli acquisti dall’estero, non sufficiente, tuttavia, a determinare un incremento in media d’anno (-0,1%). Nel 2025, sia le esportazioni sia, in misura maggiore, le importazioni risentirebbero della prosecuzione della fase di crescita dell’economia italiana e di un contesto internazionale in moderato miglioramento: per entrambi i flussi si prevede un ritmo di espansione del 2,8%. 

Prosegue il miglioramento del mercato del lavoro 

Nel primo trimestre del 2024 è proseguita la fase espansiva dell’occupazione, con un incremento su base congiunturale delle ore lavorate e delle unità di lavoro (ULA) per il totale dell’economia (+0,5% e +0,6% rispettivamente). Il miglioramento è diffuso a quasi tutti i comparti, più elevato nelle costruzioni (+1,9% le ore lavorate) e più contenuto nei servizi (+0,7%) e nell’industria in senso stretto (+0,3%). Rispetto al primo trimestre del 2023, l’incremento delle ore lavorate è stato pari al 1,5%, sintesi di un incremento robusto nelle costruzioni (+3,6%) e nei servizi (+1,9%), e di una sostanziale stabilità dell’industria in senso stretto (+0,1%); quello delle ULA è stato pari a +1,7% (+4,0% nelle costruzioni). Il comparto agricolo ha invece fatto registrare un calo marcato delle ore lavorate in termini sia congiunturali sia tendenziali (-1,6% e -1,3% rispettivamente), meno accentuato in termini di ULA (-1,3% e -0,8%).

Le retribuzioni lorde per ULA sono cresciute del 1,4% rispetto al trimestre precedente, sostenuteprincipalmente dal settore dei servizi (+2,0%) a fronte di un contenuto aumento nelle costruzioni (+0,4) e di una stabilità nell’industria in senso stretto (-0,1%). Rispetto al primo trimestre del 2023 si registra una crescita delle retribuzioni lorde per ULA del +3,0%, più elevata nei servizi e nelle costruzioni (+3,5% e +3,2% rispettivamente) rispetto all’industria in senso stretto (+1,8%). In calo le retribuzioni lorde per ULA nell’agricoltura.

Ad aprile, l’occupazione ha continuato a crescere (+0,4% rispetto al mese precedente, +84mila occupati), portandoil tasso di occupazione al 62,3% (+0,1 punti). In calo il tasso di disoccupazione che si è attestato al 6,9% (-0,2 p.p. rispetto al mese precedente) mentre sono sostanzialmente stabili gli inattivi, il cui tasso si conferma al 33,0%.

Le prospettive sull’occupazione mostrano una sostanziale stabilità. A maggio, rispetto all’inizio del 2024, le aspettative delle imprese sull’occupazione rimangono generalmente positive: in decelerazione nella manifattura nei servizi di mercato, in rafforzamento nel commercio al dettaglio, stabili nelle costruzioni.

In questo scenario la crescita delle ULA nel biennio di previsione (rispettivamente +0,9% e +1,0%) si manterrà in linea con quella del Pil. Il tasso di disoccupazione segnerà un miglioramento nel 2024 (7,1%) che proseguirà nel 2025 (7,0%). Le retribuzioni pro-capite aumenteranno ad un ritmo più sostenuto rispetto al 2023 (+1,9%) segnando un incremento del +2,4% in entrambi gli anni.

La dinamica dei prezzi in via di normalizzazione

Il processo disinflazionistico avviato nel 2023 è proseguito anche nei primi mesi del 2024 (Figura 4). Il tasso di crescita dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), sceso nel corso 2023 dal 10% di gennaio allo 0,6% di dicembre, nei primi cinque mesi dell’anno è rimasto al di sotto dell’unità, risultando pari a 0,8% sia in aprile sia, secondo i dati provvisori, in maggio. Tale andamento ha beneficiato del calo dei prezzi dei beni energetici, di una significativa riduzione dell’inflazione tendenziale dei beni alimentari e della stabilizzazione della crescita dei prezzi dei servizi su livelli minimi dal maggio 2022.

La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici nei primi cinque mesi dell’anno ha continuato ad evidenziare una contrazione, seppure con una tendenza alla decelerazione (da -20,5% in gennaio a -11,7% in maggio). 

La crescita dei prezzi dei beni alimentari si è ridotta, in termini tendenziali, dal 5,6% di gennaio al 2,2% in maggio (dati preliminari), per effetto del rallentamento della dinamica sia degli alimentari lavorati (dal +4,5% a +2,1%), sia degli alimentari freschi, (dal +7,5% a +2,3%). L’inflazione relativa al “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, in calo dagli inizi del 2023, ha ulteriormente decelerato nei primi mesi dell’anno, scendendo da 5,1% in gennaio a 2,0% in maggio. 

Più lenta la discesa dei prezzi nei servizi: in calo nella seconda metà del 2023, nei primi quattro mesi del 2024 si è stabilizzata intorno a +3%, per poi attestarsi in maggio al 2,7%. Tra i servizi, continuano a mostrare una crescita relativamente più elevata i prezzi di quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona (+3,7% in maggio) e quelli dei servizi relativi all’abitazione (+2,7%l’incremento tendenziale medio tra gennaio e maggio). L’inflazione relativa ai servizi di trasporto, che ha registrato una media di +4,2% nei primi tre mesi del 2024, ha invece registrato una notevole decelerazione sia in aprile (+2,7%) sia in maggio (+2,4%).

L’inflazione di fondo (“core inflation” per i beni al consumo per l’intera collettività nazionale al netto di energetici e alimentari freschi), in progressiva riduzione dal picco di marzo 2023 (quando ha raggiunto il 6,3%), è scesa sotto il 3% dallo scorso gennaio (+2,7%) raggiungendo, secondo i dati provvisori, il 2,0% in maggio.

Il processo disinflazionistico in Italia risulta più accentuato rispetto a quello registrato nei principali partner europei. La variazione dell’indice al consumo armonizzato (IPCA) a maggio 2024 (+0,8%) è statasignificativamente inferiore a quella della Germania (con un differenziale pari a -2 punti percentuali) della Francia (-1,9 p.p.) e, soprattutto, della Spagna (-3 p.p.).

Le dinamiche appena descritte sono alimentate anche dalla continuazione dell’azione disinflattiva dei beni importati. A marzo i prezzi all’importazione hanno registrato una riduzione su base tendenziale del 3,5% (-5,5% in febbraio). L’andamento ha riflesso il calo dei prezzi sia dei prodotti energetici (-11,4%) sia degli altri beni (-2,3%), in particolare di quelli intermedi (-5,2%). Le uniche tendenze lievemente in aumento sono risultate quelle relative ai beni strumentali (+0,8) e dei beni di consumo durevoli (+0,4).

Per quanto riguarda i prezzi alla produzione dell’industria, nei primi mesi del 2024 è proseguita la riduzione tendenziale in atto da aprile 2023, seppur in rallentamento in aprile (-5,9%) rispetto al primo trimestre (-10,4% in media) per l’operare degli effetti di base. Al netto del comparto energetico, sono diminuiti dell’1,7% in aprile (-1,9% nella media del primo trimestre).

Relativamente alle aspettative sull’andamento dei prezzi al consumo, tra le famiglie prevalgono in maggio le attese di un moderato aumento dell’inflazione nei successivi dodici mesi. Nella manifattura, le intenzioni di modificare al rialzo i listini nei successivi tre mesi sonoleggermente superiori rispetto a quelle al ribasso, anche se in misura minore rispetto ai primi mesi dell’anno; le indicazioni di stabilità dei prezzi sono tuttavia di gran lunga prevalenti (84,7% delle imprese). Tendenze analoghe si registrano anche nel settore delle costruzioni, dove in maggio la percentuale di imprese che si attende una stabilità dei prezzi nei prossimi tre mesi raggiunge l’89,6%.

L’evoluzione della dinamica dei prezzi nell’orizzonte di previsione è attesa in leggero ma progressivo aumento, grazie all’esaurimento della fase di discesa delle componenti che più di altre hanno finora evidenziato processi disinflattivi più marcati, in primis quella energetica. Tale andamento determinerà, per il 2024 una forte riduzione della dinamica del deflatore della spesa delle famiglie residenti (+1,6%, dal+5,2% del 2023) a cui seguirà un leggero incremento nel 2025 (+2,0%).

Revisioni del precedente quadro previsivo

L’attuale scenario previsivo fornisce, per il 2024, un aggiornamento delle stime diffuse a dicembre 2023 e presenta quelle relative al 2025. 

Rispetto alle ipotesi formulate a dicembre 2023, la revisione delle variabili esogene ha determinato, per l’anno in corso, un aumento del prezzo del brent di 0,9 dollari il barile e una riduzione del tasso di crescita del commercio mondiale pari a 3 decimi di punto (da +3,0% a +2,7%).

Con riferimento alla previsione per il 2024, l’aggiornamento delle esogene e le informazioni relative ai conti economici trimestrali del primo trimestre dell’anno hanno comportato una revisione al ribasso molto ampia del tasso di crescita medio annuo delle importazioni di beni e servizi in volume, molto più contenuta per le esportazioni (rispettivamente per -2,3 p.p. e -0,4 p.p.); ne è scaturito un deciso ampliamento del contributo alla crescita della componente estera netta (per 0,6 p.p.). La revisione è stata inoltre positiva per gli investimenti fissi lordi, (+0,9 p.p.) negativa per la crescitadei consumi delle famiglie (-0,6 p.p.). L’insieme di queste revisioni ha determinato una stima del tasso di crescita medio annuo del Pil per il 2024 maggiore di 0,3 p.p. (da 0,7% a +1,0%) rispetto alla previsione di dicembre 2023. La più intensa e rapida discesa dell’indice dei prezzi al consumo ha infine determinato una revisione al ribasso del deflatore dei consumi di -0,9 p.p. (dal 2,5% al 1,6%).