News15 Maggio 2024 12:06

Rapporto Istat. In povertà assoluta il 9,8% degli individui. Reddito di cittadinanza ha portato a riduzione poverty gap. I DATI

Negli ultimi 10 anni si è allargato il divario tra le condizioni economiche delle generazioni. Più una persona è giovane, più è probabile che abbia difficoltà. La situazione si è invertita alla fine degli anni 2000: la grande recessione ha penalizzato di più le giovani generazioni.

Per l’effetto del forte rialzo dell’inflazione degli ultimi tre anni, le spese per consumo delle famiglie sono diminuite in termini reali ed è aumentata la distanza tra le famiglie più e meno abbienti. Questo aumento della sofferenza economica si è riflessa nel contemporaneopeggioramento degli indicatori di povertà assoluta, che ha colpito nel 2023 il 9,8 per cento della popolazione, un dato più alto di circa tre punti percentuali rispetto al 2014. L’incremento di povertà assoluta ha riguardato principalmente le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli. Il reddito da lavoro, in particolare quello da lavoro dipendente, ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico.Gli indicatori di povertà negli ultimi 10 anni mostrano una convergenza territoriale tra le ripartizioni, ma verso una situazione di peggioramento.

L’età adulta, oggi non può più essere considerata sinonimo di stabilità e certezze acquisite. D’altro canto, però, la diffusione crescente di stili di vita sani ha aumentato gli anni di vita in salute, influenzandopositivamente la qualità della vita, anche nelle età più avanzate e dimostrando che è possibile rimanere attivi per gran parte della vita. La diffusione dell’uso di Internet e delle nuove tecnologie sta cambiando lenostre abitudini quotidiane. Sebbene la rivoluzione digitale coinvolga sempre più persone, persistono disuguaglianze nell’accesso e nelle competenze digitali. Le generazioni più giovani hanno visto migliorare molteplici dimensioni della loro vita quotidiana; di fronte alle grandi sfide del nostro tempo esprimono elevati livelli di soddisfazione per la loro vita e alti livelli di partecipazione sociale.  

La condizione economica delle famiglie

Le spese per consumo

• Nel 2023, la spesa media mensile per consumo delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.728 euro in valori correnti, in aumento del 3,9 per cento rispetto all’anno precedente, trainata dall’ulteriore aumento dei prezzi; in termini reali, la spesa media si riduce dell’1,8 per cento.

• Nel 2023, la spesa media più elevata, pari a 2.967 euro mensili, è nel Nord-ovest, quasi identica rispetto al Nord-est e al Centro (rispettivamente, 2.962 e 2.953 euro mensili), ma del 28,2 e del 35,2 per cento superiore rispetto alle Isole (2.314 euro) e al Sud (2.195 euro).

• Dal 2014 al 2023, la spesa media mensile delle famiglie è cresciuta dell’8,3 per cento. L’aumento è stato molto più accentuato nelle Isole (+23,0 per cento), seguite dal Centro (+11,4) e dal Sud (+10,2). Nel Nord, invece, l’incremento è stato del 4,5 per cento (+4,8 nel Nord-ovest, +4,1 nel Nord-est), poco più della metà del dato nazionale. 

• Nell’arco dei 10 anni, la distanza tra le diverse aree del Paese si è complessivamente ridotta: nel 2014, il divario maggiore, tra Isole e Nord-est, era di 963 euro, il 33,9 per cento in meno; nel 2023, il più ampio, tra Nord-ovest e Sud, è di 773 euro, il 26,0 per cento in meno.

• Tra il 2014 e il 2023, la spesa equivalente, che permette di confrontare famiglie di diversa ampiezza, è cresciuta in termini correnti del 14,0 per cento, con un andamento leggermente migliore per le famiglie più abbienti (+15,5 per cento) rispetto a quelle meno abbienti (+14,2 per cento).

• Depurando l’andamento delle spese da quello dei prezzi, la spesa media equivalente è caduta del 5,8 per cento; il calo è stato più forte per le famiglie dei ceti bassi e medio-bassi, appartenenti al primo e al secondo quinto della distribuzione (-8,8 e -8,1 per cento rispettivamente). Anche le famiglie del ceto medio e medio-alto hanno diminuito le loro spese reali in maniera più significativa rispetto alla media nazionale (-6,3 per cento il terzo e -7,3 il quarto). Solamente le famiglie più abbienti, appartenenti all’ultimo quinto, hanno contenuto le proprie perdite (-3,2 per cento).

La povertà

• Nel 2023 l’incidenza di povertà assoluta in Italia è pari all’8,5 per cento tra le famiglie e al 9,8 per cento tra gli individui. Si raggiungono così livelli mai toccati negli ultimi 10 anni, per un totale 
di 2 milioni 235 mila famiglie e di 5 milioni 752 mila individui in povertà.

• L’incidenza di povertà assoluta familiare è più bassa nel Centro (6,8 per cento) e nel Nord (8,0 per cento sia il Nord-ovest sia il Nord-est), e più alta nel Sud (10,2 per cento) e nelle Isole (10,3 per cento). Lo stesso accade per l’incidenza individuale: 8,0 per cento nel Centro, 8,7 nel Nord-est, 9,2 nel Nord-ovest e 12,1 per cento sia nel Sud sia nelle Isole.

• Nell’arco del decennio considerato, l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è salita dal 6,2 all’8,5 per cento, e quella individuale dal 6,9 al 9,8 per cento. Rispetto al 2014 sono aumentate di 683 mila unità le famiglie in povertà (erano 1 milione e 552 mila) e di circa 1,6 milioni gli individui in povertà (erano 4 milioni e 149 mila).

• Tra il 2014 e il 2023, l’incidenza familiare aumenta molto nel Nord (nel Nord-ovest, dal 4,6 all’8,0 per cento; nel Nord-est, dal 3,6 all’8,0 per cento), sale in maniera più moderata nel Centro (dal 5,5 al 6,8 per cento) e nel Sud (dal 9,1 al 10,2 per cento) e rimane pressoché stabile nelle Isole (dal 10,6 al 10,3 per cento). L’incidenza individuale sale nel Nord-ovest dal 5,9 al 9,2 per cento; nel Nord-est da 4,5 a 8,7; nel Centro da 5,7 a 8,0; nel Sud da 8,9 a 12,1 e nelle Isole da 11,8 a 12,1. Tra il 2014 e il 2023 si registra quindi una convergenza territoriale tra le ripartizioni, ma verso una situazione di peggioramento. Si dimezza, infatti, lo scarto massimo tra le incidenze massime e minime.

• Nel 2023, 1,3 milioni di minorenni sono in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza del 14,0 per cento. Valori più elevati della media nazionale si registrano anche per i 18-34enni e i 35-44enni (11,9 e 11,8 per cento, rispettivamente). Migliore la situazione per le fasce più anziane: 5,4 per cento per i 65-74enni, 7,0 per cento per gli individui con 75 anni e più.

• Nell’intero periodo 2014-2023 l’incidenza di povertà assoluta individuale è aumentata di 2,9 punti percentuali, e tutte le fasce da 0 a 64 anni hanno peggiorato la propria posizione più della media (con un massimo di +4,5 punti percentuali per i minorenni). Le fasce di età più anziane hanno, invece, limitato il peggioramento a poco più di un punto percentuale. L’incremento di povertà assoluta ha, quindi, riguardato principalmente le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli. 

• Il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico. Nei 10anni, l’incidenza di povertà individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9 per cento nel 2014, al 5,3 per cento nel 2019 fino al 7,6 per cento nel 2023.

• Nel 2014, l’incidenza di povertà era su livelli simili per i lavoratori dipendenti (5,0 per cento) e indipendenti (4,7 per cento); nel 2023, i dipendenti salgono all’8,2 per cento, gli indipendenti si attestano al 5,1 per cento di incidenza rispettivamente.

• Operai e assimilati sono l’unico sottogruppo di lavoratori la cui incidenza di povertà è costantemente superiore alla media nazionale, con una differenza rispetto alla media cresciuta di 3,0 punti percentuali tra il 2014 e il 2023 (da 1,8 a 4,8), corrispondente a un aumento dell’incidenza dall’8,7 al 14,6 per cento.

• Tra il 2020 e il 2022 l’erogazione del RdC ha permesso di uscire dalla povertà a 404 mila famiglie nel 2020, 484 mila nel 2021 e 451 mila nel 2022. Per quanto riguarda gli individui, l’uscita dalla povertà ha riguardato 876 mila persone nel 2020 e oltre un milione nel 2021 e nel 2022.

• Senza il RdC, l’incidenza di povertà assoluta familiare nel 2022 sarebbe stata superiore di 3,8 e 3,9 punti percentuali rispettivamente nel Sud e nelle Isole. Tra le famiglie in affitto, l’incidenza di povertà sarebbe stata 5 punti percentuali superiore. Tra le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione, l’incidenza avrebbe raggiunto il 36,2 per cento nel 2022, 13,8 punti percentuali in più.

• L’erogazione del RdC ha portato il Poverty gap a una riduzione da 9,1 a 5,2 miliardi nel 2020, da 9,5 a 5,2 miliardi nel 2021, e da 9,8 a 6,2 miliardi nel 2022.

• Nel nostro Paese, il 13,5 per cento dei minori di 16 anni è in deprivazione materiale e sociale (circa 1 milione 127 mila ragazzi e ragazze), 0,5 punti percentuali in più della media dell’Unione europea. Il rischio di povertà monetaria raggiunge il 25,6 per cento, al quarto posto dopo Romania, Spagna e Lussemburgo, e superiore alla media europea di 6,5 punti percentuali.

• Nel 2021, la quota di minori in condizioni di deprivazione raggiungeva il 20,1 per cento nel Mezzogiorno, mentre nel Centro l’incidenza della deprivazione era pari a 5,7 per cento, valore dimezzato rispetto all’11,7 del 2017. Nel Nord si registra invece un peggioramento delle condizioni di vita dei minori di 16 anni, dall’8,5 per cento del 2017 all’11,9 del2021.

• La deprivazione alimentare interessa complessivamente il 5,9 per cento dei minori di 16 anni (6,2 per cento nel Nord, 2,5 nel Centro e 7,6 nel Mezzogiorno).

• Nel 2022, c’è stata una crescita del 50 per cento nel costo medio unitario dell’elettricità e del 34,7 per cento per quello del gas naturale. L’aumento dei prezzi è stato contrastato da ingenti interventi governativi, pari a 16,8 miliardi di euro.

• Gli ingenti sussidi energetici, sommati ai minori consumi dovuti a temperature mediamente più elevate, hanno portato a una riduzione della povertà energetica di 0,8 punti percentuali, dall’8,5 al 7,7 per cento (per 2 milioni di famiglieinteressate).

• Si è ridotto il numero delle famiglie in povertà energetica nelle Isole, nel Sud e nel Centro, a fronte di una stabilità nel Nord-est. Si conferma una maggior incidenza del fenomeno nelle aree suburbane e nei piccoli centri rispetto alle grandi aree metropolitane.

• La povertà energetica appare in controtendenza per le famiglie con minori e per le famiglie con persona di riferimento straniera. Nel 2022 era in povertà energetica il 10,2 per cento delle famiglie con minori, in crescita rispetto al 2021 di circa 0,7 punti percentuali.

Come cambia la vita quotidiana

Le nuove generazioni

• Tra i giovani di 16-24 anni, negli ultimi venti anni è più che raddoppiata la percentuale di utenti regolari di Internet (dal 46,7 per cento nel 2003 al 97,6 per cento nel 2023): un uso generalizzato che ha annullato le differenze di genere e territoriali prima esistenti. Resta, tuttavia, un ritardo da parte dei ragazzi residenti in Italia nell’acquisizione di alcune competenze digitali rispetto ai coetanei europei.

• Incontrarsi con i propri amici è una caratteristica peculiare dei più giovani, sebbene la rarefazione delle frequentazioni in presenza sia una tendenza che si osserva da lungo tempo. La quota di giovani che incontra assiduamente gli amici si è ridotta significativamente nel tempo passando dal 94,8 per cento del 2003 all’88,0 per cento del 2023.

• Nel 2023, il 40,2 per cento dei 16-24enni ha svolto almeno un’attività di partecipazione politica, con una riduzione significativa rispetto al 54,5 per cento del 2003; l’8,0 per cento ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0 per cento nel 2003). 

• Nel 2023, il 53,3 per cento dei giovani tra 16 e 24 anni ha svolto almeno due attività culturali fuori casa nel corso di un anno, quota stabile rispetto a venti anni prima (il 52,3 per cento nel 2003). Inoltre, poco più della metà dei giovani legge almeno un libro l’anno (il 53,5 per cento nel 2003 e il 51,4 per cento nel 2023). Oggi come venti anni fa, le ragazze partecipano più dei ragazzi.

• I giovani si confermano la fascia di popolazione che dichiara più spesso buone o molto buone condizioni di salute (circa 9 ragazzi di 16-24 anni su 10). Negli anni più recenti, tuttavia, si osserva un peggioramento degli indicatori di salute mentale, in particolare per le ragazze. L’indice di salute mentale già ridottosi nel 2021 in concomitanza del periodo pandemico (arrivando a 65,9 su 100 tra le ragazze), scende ulteriormente nel 2023 (da 68,2 del 2022 a 66,5).

• Tra i ragazzi di 16-24 anni è in peggioramento l’eccesso di peso, passato dal 10,6 per cento del 2003 al 15,6 per cento del 2023), con un incremento più marcato a partire dal 2017. 

• Tra il 2003 e il 2023 si riduce tra i giovani il consumo giornaliero di bevande alcoliche (dall’11,2 per cento al 4,8 per cento) ma si osserva l’aumento del consumo occasionale (dal 56,3 per cento al 
59,1 per cento) e di quello fuori pasto (dal 35,5 per cento al 39,7 per cento). 

• Anche l’abitudine al fumo si riduce tra i 16 e i 24 anni (dal 24,2 per cento del 2003 al 19,9 per cento del 2023), ma si registra un incremento di nuove tipologie di consumo di tabacco e nicotina. La sigaretta elettronica è passata dallo 0,8 per cento del 2014 all’8,6 per cento nel 2023. Il tabacco riscaldato non bruciato, monitorato a partire dal 2021, è passato dal 4,6 per cento all’8,4 per cento. 

• Negli ultimi venti anni aumenta la pratica sportiva tra i giovani (dal 54,2 per cento del 2003 al 57,7 per cento del 2023). Parallelamente, si è osservato un lieve aumento dell’attività fisica (dal 18,7 per cento al 20,6 per cento). Queste dinamiche si riflettono in una riduzione della sedentarietà tra i giovani (dal 26,6 per cento del 2003 al 21,7 del 2023).

• Nel 2023 oltre la metà dei giovani di 16-24 anni esprime un voto tra 8 e 10 per la propria vita. Le dimensioni con i livelli di soddisfazione più elevata sono il tempo libero e la salute, ambiti in cui è massima la differenza con il resto della popolazione. Quanto alla soddisfazione economica, nel 2023 4 ragazzi su 10 di 16-24 anni si dichiarano poco o per niente soddisfatti.

Le trasformazioni nella fase adulta della vita

• Nel 2023, tra la popolazione adulta di 25-64 anni, l’uso regolare di Internet ha raggiunto l’89,7 (in crescita rispetto al 26,2 per cento del 2003). Nell’arco di questi venti anni si è annullato il divario di genere a favore degli uomini (che fino al 2010 era superiore a 12 punti percentuali), ma permangono forti differenze per livello di istruzione e per territorio, con elevato gradiente Nord-Mezzogiorno.

• Il supporto della rete amicale (di cui nel 2023 beneficiano più di 7 adulti su 10) ha un ruolo centrale soprattutto per i giovani adulti di 25-34 anni. Oltre i due terzi della popolazione adulta dichiara, invece, di poter contare sui vicini in caso di necessità. La possibilità di contare su una rete di parenti non conviventi (riguarda il 57,0 per cento nel 2023) registra l’incremento più significativo nel corso degli anni (era il 50,8 nel 2013).

• Nel 2023 è pari al 37,6 per cento la quota di persone di 25-64 anni che fanno attività di partecipazione politica. Rispetto al 2003 si è osservata una riduzione significativa sia della partecipazione politica (era il 52,7 per cento) sia di quella in attività di volontariato (8,5 nel 2023 contro 9,6 per cento nel 2003).

• Negli ultimi 20 anni, tra la popolazione adulta si è osservato un aumento della partecipazione culturale fuori casa (dal 35,9 del 2003 al 38,3 per cento del 2023), mentre diminuisce la quota di adulti che legge almeno un libro l’anno (dal 44 per cento del 2003 al 40,9 per cento del 2023). 

• Nel 2023 poco più di 7 adulti su 10 dichiarano di stare bene o molto bene in salute, con valori più elevati tra gli uomini rispetto alle donne (il 75,7 per cento contro il 69,8 per cento). Nel tempo si osserva una complessiva stabilità nelle quote di adulti in buona salute.

• Nel 2023, l’indicatore di eccesso di peso tra gli adulti è in peggioramento rispetto a venti anni prima (dal 42 per cento del 2003 al 45,2 per cento del 2023) e con valori che si confermano nettamente più elevati tra gli uomini (55,5 per cento contro 34,9 per cento delle donne nel 2023). 

• Tra il 2003 e il 2023 è stabile il consumo di alcol nell’anno (poco più di 7 adulti su 10), ma si è dimezzato il consumo giornaliero ed è quasi raddoppiato quello occasionale e fuori pasto, che è cresciuto di più tra le donne, riducendo la differenza di genere. Si è ridotto, invece, il consumo abituale eccedentario, mentre è cresciuta l’abitudine a ubriacarsi, specialmente nella fascia 35-44 anni (dal 7,9 per cento del 2003 al 12,4 per cento del 2023).

• Tra il 2003 e il 2023 diminuisce l’abitudine al fumo della popolazione adulta (dal 29,1 per cento al 23,7 per cento). Nel tempo, la distanza uomo-donna si riduce per effetto di una flessione meno marcata dell’abitudine al fumo tra le donne: dal 22,3 per cento al 19,3 per cento, mentre per gli uomini si passa dal 36,0 per cento al 28,1 per cento. 

• Tra il 2003 e il 2023 la quota di adulti che non praticano né sport né attività fisica diminuisce (dal 39,5 per cento al 31,5 per cento). La distanza uomo-donna si è molto ridotta nel tempo, perché il calo tra le donne è stato circa il doppio di quello degli uomini. Parallelamente, è aumentata la pratica sportiva (dal 29,4 per cento al 37,8 per cento), specialmente di tipo continuativo. 

• Nel 2023 la famiglia soddisfa circa 9 adulti su 10, seguita dagli amici (poco più di 8 su 10) e dalla salute (circa 8 adulti su 10). La soddisfazione per la situazione economica e per il tempo libero sono le aree con livelli di soddisfazione più bassi (quasi 6 persone su 10), ma per il tempo libero nel tempo si osserva il miglioramento più marcato. 

Invecchiare bene in una società che invecchia

• Nel 2023 solo 4 persone di 65 anni e più su 10 dichiarano di utilizzare Internet regolarmente, quota in netto miglioramento rispetto al 2003 (erano l’1,6 per cento). Si mantengono elevate anche nel 2023 le differenze di genere (47,0 per cento degli uomini a fronte del 34,6 per cento delle donne) e tra Nord e Sud del Paese.

• Nel 2023, quasi 8 persone di 65 anni e più su 10 possono contare sul sostegno di amici, vicini o parenti non conviventi). Il 65,1 per cento dichiara di potere contare sui vicini, il 59,6 per cento sugli amici e il 48,3 per cento su e parenti non conviventi. 

• Tra le persone di 65 anni e più i livelli di partecipazione politica sono cresciuti nel tempo: 6 anziani su 10 nel 2023 contro poco più di 5 su 10 nel 2003. È tra la popolazione di 65-74 anni che si è raggiunta la quota più elevata (64,5 per cento nel 2023), ma è tra gli ultra-settantaquattrenni che si è registrato l’incremento più marcato rispetto al 2003 (+8,1 punti percentuali). 

• Tra il 2003 e il 2023, la quota di persone di 65 anni e più che svolgono attività di volontariato è cresciuta di 1,7 punti percentuali (dal 5,4 per cento al 7,1 per cento). Lo stesso andamento si è osservato per la partecipazione sociale che è passata dal 10,0 per cento all’11,4 per cento.

• Nel 2023, il 17,2 per cento delle persone di 65 anni e più ha svolto ad almeno due attività culturali fuori casa nel corso di un anno, valori di oltre una volta e mezzo superiori rispetto al 2003; inoltre è aumentata l’abitudine a leggere almeno un libro l’anno (il 23,5 per cento nel 2003 contro il 29,5 per cento del 2023).

• Per gli anziani si evidenzia nel tempo un miglioramento delle condizioni di salute: le persone in buona salute sono passate dal 29,4 per cento del 2009 al 37,8 per cento del 2023 e, parallelamente si è ridotta la condizione di multicronicità (dal 38,7 per cento del 2003 al 34,3 per cento del 2022). 

• Tra il 2003 e il 2023 è cresciuta la quota di anziani che fa una colazione adeguata (dal 79,8 per cento all’85,1 per cento); stabile il consumo giornaliero di 4 o più porzioni di frutta e/o verdura che riguarda circa un anziano su quattro. Stabile anche l’eccesso di peso (poco più di 5 persone su 10), sebbene in aumento la parte dell’indicatore relativa all’obesità (dal 13,6 per cento al 14,8 per cento).

• Il consumo di alcol nell’anno è stabile tra la popolazione anziana (poco più di 6 anziani su 10 sia nel 2003 sia nel 2023), con quote più elevate tra gli uomini che tra le donne (circa 80 per cento contro 50 per cento). L’analisi dei consumi più a rischio evidenzia una riduzione di chi supera i livelli giornalieri raccomandati (dal 28,3 per cento del 2003 al 16,7 per cento del 2023).

• In peggioramento l’abitudine al fumo per i giovani anziani di 65-74 anni (che passano dal 12,6 per cento al 15,6 per cento) e, viceversa, in lieve miglioramento nella fascia dei 75 anni e più. A fronte di una riduzione della quota dei fumatori tra i maschi, tra le donne le quote di fumatrici sono raddoppiate (da 4,4 per cento a 8,8 per cento). 

• Tra il 2003 e il 2023 raddoppiata la quota di anziani che praticano sport (dal 6,7 per cento al 16,4 per cento). Tale andamento ha riguardato sia gli uomini sia le donne, ma con livelli più accentuati tra quest’ultime riducendo in tal modo il divario di genere in questa fascia di età. 

• Gli anziani mostrano rispetto alle altre fasce di età livelli di soddisfazione mediamente più bassi; è pari al 72,8 per cento la quota di soddisfatti nei confronti degli amici, al 69,2 per cento per il tempo libero, al 63,5 per cento per la salute e al 62,0 per cento per la situazione economica.