News8 Maggio 2024 11:25

Assemblea Confcooperative, Gardini: Imprese in affanno, BCE tagli costo denaro. Mancano lavoratori, ma 1/3 italiani inattivi

«Le imprese sono in affanno e costrette alla difesa. Sono provate dai rincari dell’energia e delle materie prime, dal mismatch (il mancato reperimento di figure professionali) e dalla contrazione dei consumi interni. Nei servizi solo 1 impresa su 2 riesce ad accedere al credito L’inflazione sta calando e come raccomanda il governatore della Banca d’Italia Panetta la Bce deve iniziare a tagliare il costo del denaro: basta tassa Lagarde» (fonte Censis su dati ABI).

Contrasto alle false coop e false imprese «Lo strumento della revisione è fondamentale per mantenere l’autenticità del modello cooperativo e il rispetto della mutualità. Vanno contrastate le false cooperative attraverso la riforma della vigilanza che è allo studio del MIMIT. Così come vanno combattute le false imprese di ogni tipologia societaria: Spa, Srl, srl semplificate … che sfruttano 2.842.000 lavoratori in un contesto di diffusa irregolarità fiscale e contributiva. Una condizione che viola la dignità delle persone» (fonte Censis su dati Istat/Bankitalia/MEF)

Lavoro: l’Italia del paradosso tra disoccupati, neet,inattivi e mismatch. Sullo sfondo l’Intelligenza artificiale. Occorre più formazione come politiche attive del lavoro Il mercato del lavoro presenta dati con luci e ombre. Un’Italia del paradosso perché cala la disoccupazione al 7,2% con gli occupati che sfiorano i 24 milioni (23.849.000), ma sono 12.377.000 gli inattivi, vale a dire 1/3 della popolazione tra i 15 e i 64 anni (fonteCensis su dati Istat). A seguire i vari aspetti nel dettaglio.

Il mismatchil lavoro c’è mancano i lavoratori: le imprese sono pronte ad assumere, ma circa la metà delle figure professionali richieste è introvabile. Solo a marzo 2024 su 447 mila posti di lavoro, il 47,8% è stato di difficile reperimento (fonte Unioncamere). La mancanza di personale è il principale ostacolo anche per la crescita delle cooperative, per 1 su 2 è un problema oramai strutturale. Le nostre 17.000 associate danno lavoro a 540.000 persone, potrebbero assumerne altre 30.000, ma non trovano figure qualificate (fonte Centro Studi Confcooperative).

Neet sono calati a 2.153.000 (–786mila rispetto al 2021). Gli inattivi sono 1/3 della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, ben 12.377.000 e tra loro 2.659.000 sono donne che non cercano lavoro per motivi familiari, perché assistono un familiare anziano, minore o disabile(fonte Censis su dati Istat). Un dato che sottolinea ancora una volta la necessità di rafforzare le politiche di conciliazione, di offrire più servizi a supporto delle famiglie.

C’è poi da considerare l’impatto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Il FMI stima che nelle economie avanzate il 60% degli occupati dovrà confrontarsi con i sistemi di Intelligenza Artificiale e circa la metà di essi potrebbe uscirne penalizzataLa soluzione è più formazione come politiche attive del lavoro.

Salario minimo? No, salario giusto: La posizione di Confcooperative è stata molto chiara: noi siamo contro il salario minimo e a favore di un salario giusto perché riteniamo che la responsabilità di chi firma i contratti di lavoro debba determinare processi di cambiamento e innovazione. Abbiamo voluto dare valore al patto tra sindacati dei lavoratori e delle imprese sedendo al tavolo dove si costruiscono le condizioni per dare dignità, ruolo e reddito giusto al lavoro. E lo abbiamo dimostrato con la firma di numerosi contratti, in questo ultimo anno, tra i quali quello delle cooperative sociali che per numero di occupati (400.000) è tra i primi 10 nazionali. 

Appalti e DebitiPA, le nostre imprese creditrici per 2,5 miliardi «è fondamentale che la Pubblica Amministrazione riconosca gli aumenti contrattuali in fase di appalti. Riconoscendo la qualità e non solo l’offerta economica più bassa. Sul fronte dei Debiti PA le nostre cooperative vantano crediti per 2,5 miliardi con pagamenti medi a 92 giorni che salgono a 1 anno in Sicilia, 227 giorni in Campania, 144 in Calabria, 124 in Puglia, 101 nel Lazio (Centro Studi Confcooperative)».

Cooperative di comunità: occorre la legge quadro «è un nuovo coinvolgente fenomeno che anima le aree interne, generando lavoro e benessere per le comunità. Avanza l’auto organizzazione dei cittadini: fanno ripartire l’economia, i servizi, l’aggregazione, creando piccole imprese di territorio. C’è il nostro impegno per ottenere una Legge nazionale che garantisca un quadro giuridico per le cooperative di comunità, in particolare nei territori svantaggiati. Diamo atto al ministro Urso della determinazione con cui sta seguendo il tema. Il tempo stringe e oltre 5.000 comuni rischiano la “chiusura” a causa di servizi che arretrano. Si parla di desertificazione bancaria. In questo contesto rimarchiamo il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali: in oltre 700 comuni rappresentano l’unico sportello bancario attivo».

Export e Made in Italy «un ringraziamento ai ministri Tajani e Urso per l’ottima gestione della cabina di regia per l’internazionalizzazione. Un ambito che ci vede protagonisti con molte imprese di diversi settori per un valore di oltre 5,6 miliardi, e che ha nel Made in Italy, di cui siamo sostenitori, una identità riconosciuta densa di eccellenze anche cooperative. Il Covid, le guerre in corso, la crisi del canale di Suez hanno avuto e hanno un grave impatto sull’export e sull’import. Il Piano Mattei e l’attenzione alle enormi necessità dell’Ucraina mostrano un dinamismo del Governo che restituirà alle imprese un ruolo chiave. Il Made in Italy richiama direttamente l’agroalimentare, le cui punte più avanzate sono nella nostra organizzazione: basti pensare che sulle nostre tavole 1 prodotto su 5 arriva dalle nostre cooperative agroalimentari. Una filiera tre volte italiana, per prodotto, produttori e territorio» (Centro Studi Confcooperative).

La UE e i trattori «Le proteste dei trattori da un lato hanno evidenziato le difficoltà economiche e di reddito degli agricoltori, ma dall’altro hanno messo a nudo una politica, influenzata dai Paesi del nord Europa, che ha imposto una visione fortemente ideologica, facendo prevalere scelte, come la Farm to Fork, che noi abbiamo sempre combattuto perché non tiene insieme la sostenibilità economica e sociale con la sostenibilità ambientale e non dà una risposta a un fenomeno, quello degli eventi catastrofici dovuti ai cambiamenti climatici, che l’agricoltura subisce in quanto “industria” a cielo aperto. Pur senza essere negazionisti, riteniamo che l’agricoltura debba essere accompagnata nella transizione, ma occorre compiere questo percorso con il sostegno di scienza e ricerca che ci devono dare nuovi strumenti e soluzioni. Abbiamo bisogno di partire dalla filiera e la cooperazione è la filiera che dà risposte concrete. Vogliamo lavorare per operare sul fronte dell’aggregazione. Rappresentiamo le tante agricolture di questo Paese che hanno contribuito in modo forte alla crescita dell’export. Lo dobbiamo fare insieme, pubblico e privato».