News20 Marzo 2024 10:33

Export, Confcommercio: priorità a Balcani, Est con Ucraina e ad Africa con piano Mattei

“Dal punto di vista economico, il mondo è un mercato in cui in questo momento ci sono grandi rischi che turbano il buon funzionamento del sistema commerciale internazionale. L’Italia è notoriamente un paese trasformatore, quindi esportatore. Ma per esportare bene bisogna importare meglio. Quindi tutto ciò che blocca il sistema di forniture di materie prime, energia ecc., è per il sistema economico e imprednitoriale un freno, un limite. L’Italia è tra i primi dieci esportatori mondiali. Giusto qualche giorno fa i ministri Tajani e Urso ricordavano che il Pil nazionale sfiora, per la parte di competenza dell’export, quasi il 40%. Stiamo parlando di una percentuale enorme e in crescita, quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni e che ormai è diventata quasi due gambe del tavolo. Se funziona l’export, funziona il paese”. Lo ha detto Riccardo Garosci, vicepresidente di Confcommercio, durante l’audizione alla Commissione Esteri della Camera in merito all’indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e interesse nazionale.

“E’ una vocazione estera, quella dell’Italia, che è da primato”, aggiunge Garosci. “Relativamente ai soli beni, il rapporto tra export è Pil è al 23%. L’Italia è addirittura sul podio, tra i primi 3 paesi industrializzati, dietro solo a Germania e Corea del Sud. Il 75% dell’export nazionale è composto da macchinari, metallurgia, agroalimentare, moda, autoveicoli, chimico-farmaceutico. Ma ancora una volta la lettura più interessante è in termini di competitività. Secondo i dati Ice e Istat, i comparti del made in Italy che hanno la maggiore quota di mercato mondiale sono vini e bevande (intorno al 10%), il tessile e l’abbigliamento (oltre il 6%), mobili (6%), macchinari e gioielli (oltre il 5%). Inoltre, giocano un ruolo importante le auto di lusso, il settore della pelletteria e calzature, medicinali e farmaceutico, piastrelle, accessori per la moda, yatch, pasta, olio d’oliva ecc. E’ l’Italia che fa innamorare il mondo”.

“I nostri competitor”, spiega il vicepresidente di Confcommercio, “sono da una parte i paesi dell’Est asiatico, in particolare Cina, India e Vietnam, per questioni ovviamente di costo, e dall’altra, all’interno del mercato europeo, Germania, Francia, Spagna, oltre al Regno Unito, perché hanno prodotti sostanzialmente simili ai nostri. I fattori distintivi delle nostre esportazioni sono il brand, l’estetica, il design, l’unicità, l’eccellenza e il lusso. Tutti settori purtroppo colpiti dal terribile, ma sembrerebbe quasi incontrollabile fenomeno del fake, dall’alimentari, alla moda, ai gioielli ecc. E su questo ci sarà da lavorare”.

“Noi veniamo da quattro-cinque anni di crisi, ancora in corso”, prosegue Garosci. Tutte le crisi che si sono succedute in questi ultimi anni “hanno avuto un effetto diretto sulla movimentazione di beni e servizi, provocando fenomeni di accorciamento delle catene globali del valore. Confcommercio è la più grande confederazione di imprese in Italia: 800mila imprese nei settori del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti, della logistica, delle professioni. È il commercio che muove i loro prodotti nel mondo. E l’equilibrio tra import ed export è indispensabile al risultato delle aziende e dei loro prodotti”.

“Le linee di evoluzione del commercio mondiale”, sottolinea il vicepresidente di Confcommercio, “sono la regionalizzazione degli scambi, la diversificazione dei mercati di sbocco e di approvvigionamento. Oggi sono tornati fortunatamente al centro dell’attenzione i cosiddetti reshoring o near shoring, cioè il rientro, se non in territorio nazionale nei paesi vicini, di produzioni che avevamo portato fuori. A questo si aggiunge, per l’effetto degli impegni del governo e dei governi precedenti, il friend shoring, cioè il rientro verso paesi amici, che dialogano già con l’Italia o che possono aumentare il loro livello di collaborazione. Quindi in un contesto di grandi tensioni geopolitiche, andrebbe valorizzato, a livello di strategia globale, il ruolo dell’Europa, e soprattutto dell’Unione europea, come approdo sicuro per le produzioni e per le forniture di paesi amici. In questo senso la premier Meloni ha indicato negli ultimi mesi tre aree principali di interesse dell’internazionalizzazione. La prima è logica per una questione geopolitica: l’area dei Balcani. Sia dalla Slovenia, dove si apre un mercato che è perennemente innamorato del made in Italy, sia da alcuni Stati che sono in attesa di entrare nell’Ue e che noi vedremmo con estrema utilità e collaborazione. Ci sono un paio di Stati dei Balcani dove l’italiano è lingua ufficiale. Questo vuol dire che c’è già un mercato aperto. È un prolungamento dell’Adriatico, che non è per nulla un mare chiuso, ma un luogo di collegamento. La seconda aerea è quella dei paesi dell’Est, nella quale dobbiamo includere l’Ucraina, anche perché è prossima all’ingresso nell’Ue. Sull’Ucraina esiste un tavolo per la ricostruzione e una cabina di regia della quale Confcommercio fa parte e che vede, prima di tutto, un dovere morale di aiutare un paese. Noi come terziario, come commercio, turismo, abbiamo una carta fondamentale, che è la formazione. Non promettiamo, come terziario, di fare cose che richiedono tempi lunghi ma di riconvertire una popolazione martoriata dalla guerra, dalla distruzione delle case, delle fabbriche, dei 50mila chilometri quadrati di agricoltura. È un paese che dovrà riconvertire migliaia di contadini, migliaia di soldati. È come l’Italia del dopoguerra, dove se non ci fosse stato il terziario, un sistema di riconversione di mestieri, non sarebbero potute nascere le piccole imprese”.

“Un’altra area importante dal punto di vista geopolitico è l’Africa”, continua Garosci. “Propri pochi giorni fa la premier Meloni ha presentato il piano Mattei, che condividiamo totalmente. L’Africa è dall’altra parte del Mediterraneo. Poche ore fa la premier è tornata dall’Egitto, che è un paese fondamentale per l’equilibrio del Mediterraneo, ma lo è anche per i rapporti con l’Italia. Anche in questo caso, noi verso l’Africa abbiamo dei doveri cruciali. Dobbiamo regolamentare l’immigrazione, ben sapendo che – e parlo del nostro settore – mancano 200mila risorse umane ai settori della ristorazione, dell’hotelleria, del commercio al dettaglio ecc. Se entrano in modo legale, corretto e soprattutto, e qui entra in campo Confcommercio, formati, vengono a ricoprire da noi alcuni lavori, ma anche da loro, nelle loro terre di origine. Noi ci impegniamo a formare i formatori. Con tutte le associazioni di Confcommercio noi siamo in grado, e già lo facciamo, di mettere sul mercato delle forze preparate a tutti i livelli, dal cuoco al pizzaiolo e all’ambulante, fino ai grandi manager dell’internazionalizzazione. Questi sono tre grandi scenari geopolitici – Balcani, Est, con l’Ucraina, e l’Africa con il piano Mattei”.

“In questo scenario mondiale caratterizzato da grande incertezza è essenziale tutelare l’interesse nazionale con un’azione decisa da parte delle istituzioni che si muova su due direttrici: le politiche nazionali per rafforzare le relazioni con paesi terzi strategici per il sistema economico italiano, e una maggiore incisività in ambito europeo al fine di trarre maggiore vantaggio dalla politica commerciale europea. L’Ue ha infatti competenza esclusiva sulla politica commerciale verso i paesi terzi. È un mercato interno. E qui lancio un piccolo grido di dolore. Abbiamo incontrato qualche giorno fa la presidente del Parlamento europeo Metsola. Ci sono sul tavolo alcune difficoltà che frenano l’impegno, la volontà del nostro paese di realizzare, di completare il mercato interno. Una su tutte: l’Austria limita la circolazione dei mezzi italiani verso quei paesi. E’ una cosa che non esiste. L’Ue è nata sulla libera circolazione di merci e persone. Questa è una questione sulla quale bisogna mettere in campo prima possibile un intervento, che è già peraltro avviato dalla nostra diplomazia. Se non c’è mobilità si rallenta tutto il sistema: ogni giorno di più che non si può passare dal Brennero o dal mar Rosso è un aumento di costi, che non può e non deve ricadere sul mercato, sul consumatore finale”.

“Invito inoltre a monitorare l’allargamento monetario dei paesi Brics”, rimarca ancora il vicepresidente di Confcommercio. “Sono evidenti i rischi di un possibile ordine economico parallelo a quello basato sull’asse occidentale, con la Cina che mira a imporre la propria moneta come unità di transazione alternativa a euro e dollaro. Monitorare queste tendenze e rafforzare le relazioni bilaterali con questi paesi è strategico per l’Europa, e dunque per l’Italia. In questo contesto vanno considerate le azioni che si auspica possano essere implementate dal piano Mattei. L’Africa rimane un continente difficile, con grandi opportunità e grandi vulnerabilità. Tunisia, Egitto, Marocco, Algeria rappresentano partner di rilievo per l’Italia e l’Ue. Per la Tunisia l’Italia è diventato il primo partner, superando storicamente la Francia. Questo vuol dire che il Mediterraneo guarda all’Italia, guarda a un dialogo che deve essere al tempo stesso economico e sociale. L’Africa rappresenta un continente dove i progetti di investimento possono essere strategicamente importanti sia da un punto di vista economico sia per la stabilità geopolitica e potenzialmente un’area dove sviluppare progetti che aiutino l’Africa a crescere e in cui l’Italia e l’Europa possono partecipare a questa crescita e a questo cambiamento”.