News19 Febbraio 2024 10:39

Poste italiane, interrogazione Fossi (Pd Camera): su alienazione quote Mef

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02012

presentato da

FOSSI Emiliano

testo di

Venerdì 16 febbraio 2024, seduta n. 246

  FOSSI. — Al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy . — Per sapere – premesso che:

il Consiglio dei ministri il 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

il Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, in relazione alla possibile ulteriore cessione di quote di Poste Italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024, ha affermato che l’Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», lasciando quindi intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento. Lo stesso Ministro, intervenendo al Senato nel corso dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata l’8 febbraio 2024, ha di fatto ribadito questa decisione;

la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici ed i lavoratori, mentre i sindacati hanno chiesto un incontro urgente al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto e coinvolgimento rispetto alle decisioni assunte;

in particolare le associazioni sindacali della Toscana hanno rimarcato come «ad oggi, abbiamo visto depotenziare la rete postale con la perdita di 300 uffici e oltre 2000 posti di lavoro, mettendo operatrici ed operatori di fronte a sovraccarichi di lavoro che compromettono quotidianamente la conformità del loro operato (analogie in ogni territorio della Nazione). Le rassicurazioni narrate dal Ministro Giorgetti e di tutti gli esponenti ministeriali relativamente alla qualità e quantità dell’occupazione non trovano alcun riscontro nella realtà, essendo questo settore di business oggetto costante di differenti condizioni di vita lavorative tra contratti di lavoro diretti ed appaltati, e non essendosi la politica mai interessata a costruire un perimetro normativo in cui si potessero regolare i rapporti tra le imprese con un’unica contrattazione di settore, in uno dei pochi mercati espansivi quali l’e-commerce e la consegna dell’ultimo miglio»;

le associazioni sindacali hanno inoltre rimarcato come la dismissione rappresenti una scelta sbagliata anche dal punto di vista economico: con la vendita della quota del 29,3 per cento viene stimato un introito di 3,9 miliardi di euro da destinare alla riduzione del debito, ossia ai tassi d’interesse attuale 180 milioni l’anno, contro i 250 milioni che il Governo incassa oggi dai dividendi azionari;

Matteo Del Fante, l’amministratore delegato di Poste Italiane ha escluso in passato chiusure e rimodulazioni orarie degli uffici postali nei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti e preso un impegno di portare ai cittadini attraverso il progetto Polis di Poste, i servizi della pubblica amministrazione negli uffici postali dei comuni con meno di 15.000 abitanti;

i piccoli comuni sono però già stati fortemente penalizzati e bisogna invertire questa tendenza per evitare che vengano svantaggiati gli altri centri abitati e che si verifichi un progressivo abbandono del servizio pubblico universale –:

se il Governo sia in grado di escludere che l’alienazione di una ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane possa causare un’ulteriore riduzione degli uffici postali, del numero e della qualità di vita dei lavoratori e dei servizi alla persona sul territorio nazionale.
(5-02012)