News11 Gennaio 2024 11:48

Economia italiana, Istat: a fine 2023 prospettive incerte. Flessione produzione industriale, risale potere d’acquisto

A fine anno, le prospettive economiche internazionali restano molto incerte, dominate dalle tensioni geopolitiche, per le quali non si prospetta una imminente risoluzione, e da condizioni finanziarie ancora restrittive per famiglie e imprese.

A novembre, l’indice della produzione industriale in Italia ha registrato un’ulteriore flessione congiunturale più accentuata rispetto a quella del mese precedente. Il calo è stato diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie.

Il potere d’acquisto delle famiglie, dopo la caduta del quarto trimestre 2022, si è collocato su un sentiero di risalita. La stessa dinamica si è osservata per la propensione al risparmio che, tuttavia, continua a rimanere inferiore ai livelli pre-Covid.

Le condizioni del mercato del lavoro restano solide. A novembre, rispetto al mese precedente, sono aumentati gli occupati e gli inattivi, mentre sono diminuiti i disoccupati.

Nel 2023, in media, l’inflazione misurata con l’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) è scesa a 5,9% da 8,7% del 2022, riducendosi progressivamente in corso d’anno e toccando lo 0,5% a dicembre. Da ottobre, la crescita dei prezzi in Italia è stata inferiore a quella media dell’area dell’euro.

A dicembre, i risultati delle inchieste segnalano un miglioramento della fiducia di famiglie e imprese che si riporta in entrambi i casi verso i livelli di luglio 2023.

Il prossimo comunicato sull’andamento dell’economia italiana uscirà il 12 marzo. La nota si rinnoverà e diventerà a cadenza bimestrale, includendo approfondimenti su aspetti economici e metodologici.

IL QUADRO INTERNAZIONALE

A fine 2023, le prospettive economiche internazionali restano molto incerte, dominate dalle tensioni geopolitiche, per le quali non si prospetta una imminente soluzione, e da condizioni finanziarie ancora restrittive per famiglie e imprese. I listini delle materie prime energetiche per il momento sembrano mantenersi su un sentiero discendente. La dimensione dell’offerta e delle scorte ha favorito una diminuzione delle quotazioni negli ultimi due mesi. Il prezzo del Brent a novembre e dicembre ha continuato a scendere (rispettivamente 83,2 e 77,9 dollari al barile da 91,1 dollari di ottobre) e anche l’indice del gas naturale si è ridotto (a 110,4 e 93,9 da 114,1). Il tasso di cambio nominale euro dollaro in chiusura d’anno, invece, è rimasto stabile, segnando solo un lieve deprezzamento della valuta statunitense (1,08 e 1,09 dollari per euro rispettivamente a novembre e dicembre da 1,06 a ottobre ).

Il commercio mondiale di beni in volume è cresciuto a ottobre dello 0,4% in termini congiunturali (+0,3% a settembre) grazie anche a una maggiore vivacità delle importazioni cinesi. Gli scambi internazionali hanno continuato, tuttavia, a mostrare una certa debolezza. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export a novembre e dicembre è rimasto sotto la soglia di espansione, indicando nuove possibili riduzioni nei prossimi mesi (figura 1).

La dinamica dell’economia globale è eterogenea. Nel terzo trimestre, il Pil in Cina e negli Stati Uniti ha segnato una decisa accelerazione della crescita. L’economia cinese resta tuttavia caratterizzata dalla fragilità del settore immobiliare e dall’elevato debito del settore privato.

Nello stesso periodo, in Europa l’attività economica, su cui ha inciso l’effetto asimmetrico della crisi energetica legata al conflitto tra Russia e Ucraina, è rimasta stagnante.

In tutti i principali paesi si è continuato ad avere una discesa generalizzata dell’inflazione, che ha riflesso principalmente il calo delle quotazioni delle materie prime energetiche, accompagnata da condizioni del mercato del lavoro ancora solide,

L’inflazione di fondo, tenuta sotto controllo dalla restrizione delle condizioni monetarie e da una crescita salariale ancora moderata, ha invece continuato a seguire un percorso di rientro più graduale.

La fase di aumento dei tassi di interesse ufficiali da parte della Federal Reserve e della BCE dovrebbe essere sostanzialmente conclusa. L’incertezza che caratterizza lo scenario internazionale, tuttavia, resta elevata e non possono escludersi nuovi incrementi dei prezzi qualora il costo dell’energia torni a essere un fattore di rischio, risentendo anche delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

Nell’area euro, l’inflazione a dicembre ha registrato un aumento e tale tendenza potrebbe protrarsi alla prima parte di quest’anno. Gli ultimi dati sembrano confermare la previsione della Banca Centrale Europea secondo cui l`indice dei prezzi al consumo dopo avere raggiunto un minimo a novembre dovrebbe stabilizzarsi nel corso del 2024 ancora al di sopra del target del 2% per poi decelerare nuovamente l’anno successivo.

Le prospettive per l’area sono migliorate: l’indice composito di fiducia economica ESI a novembre e dicembre ha ripreso a crescere (rispettivamente 94 e 96,4 punti da 93,7 di ottobre, figura 2). In particolare, a dicembre, l’incremento dell’indice è stato guidato dall’aumento della fiducia tra i consumatori, nel commercio al dettaglio, nei servizi e nelle costruzioni. La fiducia nell’industria è, invece, rimasta sostanzialmente stabile.

A livello nazionale, a dicembre, l’ESI è cresciuto in Italia (+2,6 punti), Spagna (+2,4) e Germania (+2,4), mentre è diminuito in Francia (-0,5).

LA CONGIUNTURA ITALIANA

Imprese

A novembre, l’indice della produzione industriale ha registrato un’ulteriore flessione (-1,5% rispetto a ottobre) più consistente di quella del mese precedente (-0,2%). Il calo è stato diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie: la produzione dei beni energetici ha segnato la diminuzione più marcata (-4,0%) seguita da quella dei beni consumo e dei beni intermedi (-1,8%). Il calo del settore dei beni strumentali (-0,2% la variazione rispetto a ottobre) è stato più contenuto. A livello trimestrale, la componente dei beni strumentali ha mostrato, comunque, un aumento nel periodo agosto-novembre (+0,3% rispetto ai tre mesi precedenti) a differenza di quella dei beni intermedi e di consumo che sono diminuiti (rispettivamente -0,9% e –2,3%). Nello stesso trimestre, l’indice generale ha registrato una flessione congiunturale (-0,8%).

A ottobre, l’indice di produzione nel settore delle costruzioni ha segnato il terzo aumento consecutivo (+0,6% in termini congiunturali), con una crescita congiunturale ancora più marcata nella media del trimestre agosto-ottobre (+2,0%, figura 3). Tuttavia, nel confronto con i primi dieci mesi del 2022, l’indice corretto per gli effetti di calendario è ancora in calo dell’1,5%.

Il mercato immobiliare tra luglio e settembre ha mostrato in media una certa stabilità: i prezzi delle abitazioni in termini congiunturali sono rimasti stazionari a sintesi di variazioni di segno opposto tra i prezzi delle abitazioni nuove (+1,6%) e di quelli delle abitazioni esistenti (-0,4%) in un contesto di riduzione dei volumi di compravendita la cui variazione tendenziale nello stesso periodo è stata pari a -10,4%.

Nel terzo trimestre, gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno segnato un ulteriore calo congiunturale (-1,1%) simile a quanto registrato nei tre mesi precedenti (-1,3%). Il tasso di investimento è diminuito per la quarta volta consecutiva (-0,4 punti percentuali), attestandosi al 22,2% a seguito dell’aumento del valore aggiunto (+0,7%). Nello stesso trimestre, la quota di profitto ha mostrato la terza flessione consecutiva anche se di minore intensità rispetto alle precedenti.

Le esportazioni e le importazioni dell’Italia, a ottobre, sono aumentate. Tuttavia, nei primi 10 mesi dell’anno la dinamica è stata complessivamente poco vivace: le esportazioni sono cresciute dell’1,2%, riflettendo un incremento del 4,3% dei flussi diretti verso i paesi extra Ue e un calo delle vendite dirette nell’Ue (-1,4%). Sono calate in particolare le vendite verso la Germania (-2,8%) e il Belgio (-16,6%) mentre sono cresciute quelle dirette in Francia e Spagna (rispettivamente +2,1% e +2,9%). Tra gennaio e ottobre, le importazioni sono invece diminuite complessivamente del 9,9%, riflettendo una sostanziale stabilità degli acquisti dall’area Ue (+0,3%) e una forte riduzione di quelli provenienti dall’area extra Ue (-20,4%). 

I dati relativi a novembre per l’area extra Ue segnalano un calo sia dell’export sia dell’import. Il saldo commerciale con l’area, negativo per oltre 27 miliardi nei primi undici mesi del 2022, nello stesso periodo del 2023 è risultato positivo per oltre 40 miliardi di euro.

Famiglie e mercato del lavoro

Nel terzo trimestre, il potere d’acquisto delle famiglie, dopo la brusca caduta degli ultimi tre mesi del 2022, ha proseguito su un sentiero di ripresa, interrotto solo dalla lieve flessione del secondo trimestre 2023. La stessa dinamica si è osservata per la propensione al risparmio che, tuttavia, continua a rimanere inferiore ai livelli pre-Covid (figura 4).

Le condizioni del mercato del lavoro restano solide. A novembre, l’occupazione ha continuato a crescere con il numero di occupati che ha raggiunto complessivamente 23milioni 743mila unità. L’aumento ha coinvolto le sole donne (+0,2%) e gli individui di età superiore a 35 anni. Per posizione professionale, l’occupazione è salita ancora tra i dipendenti sia permanenti sia a termine. Nel confronto tendenziale gli occupati sono 520mila in più (+2,2%).

Il tasso di occupazione è risultato invece invariato al 61,8% rispetto a ottobre e in crescita di 1,3 punti rispetto a novembre 2022. La disoccupazione è diminuita in termini congiunturali (-3,3%) per effetto di un calo che coinvolge sia gli uomini sia le donne ed è stato diffuso a tutte le classi d’età fatta eccezione per i 25-34enni. In termini tendenziali il numero dei disoccupati è diminuito di 71mila unità pari al 3,6%.

Nel confronto mensile, il tasso di disoccupazione totale, ancora decisamente superiore a quello medio dell’area euro (+ 1,1 p.p.) è diminuito di 0,2 punti percentuali, attestandosi al 7,5%, mentre quello giovanile è sceso al 21,0% (-2,5 punti); nel confronto tendenziale il tasso di disoccupazione è calato di 0,4 punti nel complesso e di 2,6 punti tra i giovani (Figura 5). Rispetto a ottobre, è salito al 33,1% (+0,1 punti) il tasso d’inattività che sull’anno è però diminuito di 1,1 punti.

A novembre, coerentemente con la buona tenuta dell’occupazione, si è registrato un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio in valore e in volume (rispettivamente +0,4% e +0,2%), determinato soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari.

Prezzi

L’inflazione al consumo nel 2023 è stata in media pari a 5,7% in forte diminuzione rispetto all’anno precedente (+8,1% nel 2022). L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è sceso progressivamente dall’11,6% di dicembre 2022 allo 0,6% di dicembre 2023, toccando il valore più basso dal primo trimestre del 2021. Il calo è stato trainato dal forte rallentamento dei prezzi dei beni energetici che hanno registrato una crescita media pari a 1,2% nel 2023 (+50,9 nel 2022), manifestando significative contrazioni in termini tendenziali negli ultimi tre mesi dell’anno (-9,7%, -24,4% e -24,7% rispettivamente). Tale andamento è stato il risultato di una crescita media dei prezzi dei beni energetici non regolamentati più moderata rispetto all’anno precedente (+7,5% nel 2023, +44,7% nel 2022) e di una significativa riduzione in media delle quotazioni dei beni energetici regolamentati (-27,8% rispetto a +65,6% nel 2022), in calo sin dall’inizio dell’anno. Il differenziale inflazionistico tra i due mercati, molto elevato a inizio anno, si è sensibilmente ridotto da ottobre, a seguito del calo dei listini internazionali dei prodotti energetici.

La dinamica media dei prezzi dei beni alimentari nel 2023 è risultata pari a 9,8% (+8,8% nel 2022), scendendo progressivamente in termini tendenziali da 12,8% a dicembre 2022 a 5,8% in dicembre 2023. Questa tendenza è stata il risultato di un calo rispettivamente da 14,9% a 5% per gli alimentari lavorati (+10,9% in media d’anno) e di una dinamica, per quelli non lavorati, oscillante intorno a una media pari a +8,1%. In particolare, dopo una discesa da agosto a ottobre, quando la crescita tendenziale ha raggiunto 4,9%, negli ultimi due mesi dell’anno si sono manifestati chiari segnali di rialzo (rispettivamente +5,6% e +7%).

L’inflazione relativa al “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, nel 2023 è stata 9,5% (+8,4% nel 2022), scendendo da 12,6% di dicembre 2022 a 5,3% a dicembre 2023. A fronte deI significativo calo del tasso di inflazione per i beni (da +14,1% in gennaio a -1,5% in dicembre), i prezzi dei servizi hanno invece registrato nel corso dell’anno una dinamica pressoché costante intorno a una media del 4,2%, oltre un punto sopra il valore del 2022 (+3,0%). L’inflazione di fondo (beni al consumo per l’intera collettività nazionale al netto di energetici e alimentari freschi) nel 2023 in media è stata a 5,1% (+3,8% nel 2022) come risultato di un aumento nei primi mesi, quando è salita da 5,8% di dicembre 2022 a 6,2% in aprile, e una successiva riduzione fino a 3,1% a dicembre.

L’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) è scesa a 5,9% nel 2023 da 8,7% nel 2022, riducendosi in corso d’anno da 12,3% di dicembre 2022 a 0,5% in dicembre. Da ottobre 2023, si è collocata al di sotto di quella media dell’area dell’euro (figura 6), risultando in dicembre di 2,4 punti più bassa rispetto alla media dell’area (+2,9%), di 3,6 punti rispetto alla Francia (+4,1%) e di 3,3 punti rispetto alla Germania (+3,8%).

Relativamente alle aspettative sull’andamento dei prezzi al consumo, a dicembre hanno continuato a prevalere tra le famiglie le attese di riduzione dell’inflazione nei prossimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti. Per quanto riguarda le imprese, si è manifestato a dicembre qualche debole segnale di intenzione di modifica al rialzo dei listini nei successivi 3 mesi.

I prezzi alla produzione dell’industria, in calo in termini tendenziali da aprile, a novembre si sono ridotti di un ulteriore 12,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, registrando una flessione particolarmente marcata sul mercato interno (-16,3%) e più limitata nei mercati esteri (-1,5% nella zona euro e -1,1% negli altri mercati). Al netto del comparto energetico, i prezzi sono diminuiti a novembre dell’1,6%, con gli incrementi tendenziali più elevati nei settori farmaceutici (+2,9%) e mezzi di trasporto (+2%) mentre i settori più energivori hanno registrato le riduzioni più forti (-35,8% attività estrattive e -41,2% fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata). Nei primi 11 mesi del 2023 i prezzi alla produzione dell’industria si sono ridotti del 4,6% rispetto al corrispondente periodo del 2022, come risultato di una contrazione pari a -7,1% nel mercato interno e ad un aumento pari a +2,3% nel mercato estero.

A novembre, i prezzi alla produzione delle costruzioni di edifici sono aumentati dello 0,2% in termini tendenziali (+1,2% edifici residenziali e -1,1% edifici non residenziali) e quelli per strade e ferrovie dello 0,1%. Nei primi 11 mesi dell’anno l’aumento è stato pari all’1,6% in termini tendenziali. I prezzi all’importazione, in calo da marzo, sono diminuiti a ottobre, ultimo dato disponibile, del 10,2% rispetto allo stesso mese del 2022 (-16,1% area non euro; -2,9% area euro). Complessivamente, nei primi dieci mesi del 2023 i listini sono stati più bassi del 6,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente come risultato di una contrazione dei prezzi all’importazione dai mercati esterni alla zona euro (-12,7%) e di un marginale aumento di quelli dall’area euro (+0,25%).

Prospettive a breve termine

A dicembre, le inchieste sulla fiducia hanno registrato segnali di miglioramento. Il clima di fiducia delle imprese è tornato ad aumentare dopo quattro mesi consecutivi di riduzione e ha raggiunto il livello più elevato dallo scorso luglio. L’indice è stato trainato dal settore dei servizi di mercato e in maniera più contenuta da quello delle costruzioni (per cui è stimato un miglioramento di tutte le componenti) e del commercio al dettaglio. Nella manifattura, invece, la fiducia è diminuita a seguito di giudizi sugli ordini e sulle scorte di prodotti finiti sostanzialmente stabili rispetto a novembre e di attese di produzione in deciso peggioramento. La fiducia dei consumatori è aumentata per il secondo mese consecutivo e si è riportata, anch’essa, sul livello di luglio 2023. Si segnala un generale miglioramento di tutte le componenti dell’indice ad eccezione dei giudizi sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale, che rimangono sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso.