News5 Dicembre 2023 11:29

Le prospettive per l’economia italiana 2023-2024. I dati Istat

Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7% sia nel 2023 sia nel 2024, in rallentamento rispettoal 2022 (Prospetto 1).  

 Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+0,8punti percentuali nel 2023 e +0,7 p.p. nel 2024) a fronte di un contributo della domanda estera netta marginalmente negativo nel 2023 (-0,1 p.p.) e nullo nel 2024. Il contributo delle scorte è, invece, previsto nullo in entrambi gli anni. 

 La domanda interna sarà trainata principalmente dai consumi privati (+1,4% nel 2023 e +1,0% nel 2024) sostenuti dalla decelerazione dell’inflazione, da un graduale(anche se parziale) recupero delle retribuzioni e dalla crescita dell’occupazione. Gli investimentisono attesi in netto rallentamento rispetto al biennio precedente (+0,6% in entrambi gli anni). 

 L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerà un aumento in linea conquello del Pil (+0,6% nel 2023 e +0,8% nel 2024), a cui si accompagnerà un calo del tasso di disoccupazione (7,6% quest’anno e 7,5% l’anno prossimo). 

 L’inflazione si ridurrà per effetto della discesa dei prezzi dei beni energetici e delle conseguenze delle politiche monetarie restrittive attuate dalla BCE. La dinamica del deflatore della spesa delle famiglie residenti scende nell’anno corrente al +5,4% e al +2,5% nel 2024.

 Lo scenario previsivo sconta l’ipotesi del proseguimento del calo dei prezzi al consumo e dei listini delle materie prime importate, di una graduale ripresa del commercio mondiale e dellaprogressiva attuazione del piano di investimenti previsti nel PNRR. 

 Un approfondimento sulla valutazione degli effetti macroeconomici della legge di bilancio 2024 mostra risultati in linea con la NADEF, se pur con maggiori effetti sui consumi rispetto agli investimenti.

PROSPETTO 1. PREVISIONI PER L’ECONOMIA ITALIANA – PIL E PRINCIPALI COMPONENTI 

Anni 2021-2024, valori concatenati per le componenti di domanda; variazioni percentuali sull’anno precedente e punti percentuali 

 2021202220232024
Prodotto interno lordo8,33,70,70,7
Importazioni di beni e servizi fob15,112,40,32,0
Esportazioni di beni e servizi fob13,99,90,02,1
DOMANDA INTERNA INCLUSE LE SCORTE8,44,30,90,7
Spesa delle famiglie residenti e delle ISP5,35,01,41,0
Spesa delle AP1,50,7-0,4-0,1
Investimenti fissi lordi20,79,70,60,6
CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL    
Domanda interna (al netto della variazione delle scorte)7,15,00,80,7
Domanda estera netta0,2-0,5-0,10,0
Variazione delle scorte 1,0-0,70,00,0
Deflatore della spesa delle famiglie residenti1,67,35,42,5
Deflatore del prodotto interno lordo1,33,04,92,8
Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente-0,63,63,52,4
Unità di lavoro 9,63,50,60,8
Tasso di disoccupazione9,38,07,67,5
Saldo della bilancia dei beni e servizi / Pil (%)2,2-1,5-0,10,5

Il quadro internazionale

Incertezza e rischi al ribasso caratterizzano lo scenario internazionale

L’economia internazionale ha continuato a crescere nel 2023, in moderata decelerazione rispetto all’anno precedente, Le più recenti previsioni della Commissione Europea mostrano un ulteriore rallentamento del Pil mondiale in entrambi gli anni dell’orizzonte di previsione(+3,1% e +2,9% rispettivamente per il 2023 e 2024) (Prospetto 2). Le prospettive economiche internazionali restano caratterizzate da elevata incertezza e rischi al ribasso legati principalmente all’acuirsi e al diffondersi delle tensioni geo-politiche e a condizioni finanziarie meno favorevoli.

Nel corso dell’anno si è registrata una moderazione generalizzata dell’inflazione a seguito dell’orientamento più restrittivo della politica monetaria e del calo delle quotazioni delle materie prime energetiche rispetto ai picchi dello scorso anno. L’inflazione di fondo ha mostrato un percorso di rientro più graduale. A fronte di questo andamento ci si aspetta che la fase di rialzo dei tassi delle principali banche centrali si avvii a conclusione.

Le maggiori economie, in base alla lettura degli ultimi dati disponibili, hanno registrato un dinamismo eterogeneo: a fronte di una forte accelerazione del Pil in Cina e negli Stati Unitinel terzo trimestre, la crescita dell’area euro è rimasta stagnante. Il Pil cinese e quello statunitense tra luglio e settembre hanno segnato un incremento dell’1,3% in termini congiunturali (+0,5% la variazione dei precedenti tre mesi per entrambe le economie).Per i due paesi, la Commissione Europea stimaun’accelerazione della crescita quest’anno e un rallentamento nel 2024 (per la Cinarispettivamente pari a +5,2% e +4,6%, per gli Stati Uniti +2,4% e +1,4%). Nell’area euro il Pil ha mostrato una marginale flessione congiunturale (-0,1% dopo il +0,2% dei tre mesi precedenti). Nel dettaglio nazionale, tra luglio e settembre, la Germania ha sperimentato un lieve calo (-0,1%) a fronte di un tasso di crescita positivo per Francia e Spagna (+0,1% e +0,3% rispettivamente).

PROSPETTO 2, PRINCIPALI VARIABILI INTERNAZIONALI

Anni 2022-2024, livelli e variazioni percentuali sull’anno precedente

 202220232024
Prezzo del Brent (dollari a barile)99,883,083
Tasso di cambio dollaro/euro1,051,081,08
Commercio mondiale in volume*4,51,33,0
PRODOTTO INTERNO LORDO   
Mondo 3,33,12,9
Paesi avanzati 2,51,71,5
USA1,92,41,4
Giappone1,01,90,8
Area Euro3,40,61,2
Paesi emergenti e in via di sviluppo4,04,24,1
Cina3,05,24,6

Fonte: DG-ECFIN Autumn Forecasts (2023) ed elaborazioni Istat

*Esportazioni mondiali di beni e servizi in volume

Secondo la Commissione Europea l’attività economica dell’area euro sperimenterebbe, un rallentamento significativo per l’anno in corso (+0,6%) a cui seguirebbe un’accelerazione nel 2024 (+1,2%). Tra i principali paesi, la Spagna crescerebbe quest’anno del 2,4% (+1,7% nel 2024), la Francia dell’1,0% (+1,2%) mentre la Germania segnerebbe un calo nell’anno corrente (-0,3%) seguito da un recupero il prossimo anno (+0,8%).

Relativamente alle variabili esogene internazionali, lo scorso anno, il tasso di cambio si è attestato a 1,05 dollari per euro, mentre per il 2023 si stima un progressivo deprezzamento dell’euro che raggiungerà 1,08 dollari. In base all’ipotesi tecnica sottostante la previsione, il tasso di cambio resterà invariato nel 2024. Le quotazioni del Brent, pari a 99,8 dollari al barile nel 2022, sono previste in discesa a 83 dollari al barile nel biennio di previsione.

Previsioni per l’economia italiana

Nel terzo trimestre di quest’anno, dopo il calo dei precedenti tre mesi (-0,4%), il Pil ha registrato una lieve crescita in termini congiunturali (+0,1%), a sintesi di un contributo positivo delladomanda interna al netto delle scorte (+0,4 p.p.) e della domanda estera netta (+1 p.p.) e di unonegativo delle scorte per -1,3 p.p.. La crescita acquisita del 2023 è confermata a +0,7%.

La componente più dinamica della domanda interna è stata la spesa per consumi delle famiglie residenti e delle ISP (+0,7% la variazione congiunturale) a fronte di una stabilitàdella spesa della pubblica amministrazione e di un lieve calo degli investimenti fissi lordi (-0,1%).

Dal lato dell’offerta, si sono registrate variazionicongiunturali positive sia nell’industria (+0,3%) sia nei servizi (+0,1%). Nel primo caso ladinamica è stata più vivace nelle costruzioni (+0,9%) rispetto all’industria in senso stretto(+0,2%). Tra i servizi, la crescita è ripresa per il commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (+0,3% dopo -0,7% del secondo trimestre) e peri servizi immobiliari (+0,4%). È proseguita la fase espansiva del settore informazione e comunicazione (+1,0%), mentre sono diminuitele attività finanziarie e assicurative (-0,3%) e quelle artistiche e di intrattenimento (-2,5%). Ilcomparto agricolo ha registrato per il terzo trimestre consecutivo una variazione congiunturale negativa (-1,2%).

A novembre, i segnali provenienti dalle indagini sul clima di fiducia di consumatori e imprese sono contrastanti (Figure 1 e 2). Per i consumatori si registra un aumento dell’indice per la prima volta da luglio, diffuso a tutte le componenti, e in particolare al clima personale (2,6 p.p.), quello corrente (2,4 p.p.) e più contenuto, per il clima futuro e quello economico. Tra le imprese, invece, prosegue il calo dell’indice ininterrotto da agosto, se pur in modo più moderato (-0,5 p.p.), a sintesi di andamenti fortemente eterogenei tra i diversi comparti produttivi. In netto calo la fiducia nelle costruzioni (-2,5 p.p.), che nei mesi precedenti, e nei servizi di mercato (-1,6 p.p.), in rialzo invece l’indice della manifattura e del commercio (0,5 e 1,3 p.p. rispettivamente). Nel dettaglio, nella manifattura crescono le attese sulla produzione mentre nelle costruzioni e nei servizi di mercato si stima un deterioramento di tutte le componenti. Con riferimento al commercio al dettaglio, le attese sulle vendite aumentano marcatamente, soprattutto per la grande distribuzione.

FIGURA 1, PIL E CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE(valori concatenati e indici base 2010=100) FIGURA 2, CONSUMI DELLE FAMIGLIE RESIDENTI E CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI(valori concatenati e indici base 2010=100) 
 
Fonte: Istat Fonte: Istat

La debolezza del commercio mondiale e dell’economia tedesca, nostro principale partner commerciale, è attesa determinare unariduzione degli scambi con l’estero e soprattutto delle esportazioni nel 2023. Sullo scenario internazionale pesa ancora l’incertezza legata alrischio di un ulteriore frammentazione dei mercati come conseguenza dell’aggravarsi delle tensioni geopolitiche e a un eventuale rallentamento del percorso di rientro dell’inflazione con conseguente perdurare della politica monetaria restrittiva da parte della BCE.In Italia, per quanto riguarda gli investimenti, gli effetti delle politiche monetarie restrittive e il venir meno della spinta degli incentivi all’edilizia saranno parzialmente controbilanciati daglieffetti dell’attuazione delle misure previste dalPNRR. I consumi privati saranno favoriti da un graduale anche se parziale recupero delle retribuzioni e da un’occupazione in crescita. Ilbuon andamento dei consumi e le condizioni solide del mercato del lavoro non sono atteseinnescare effetti di secondo ordinesull’inflazione; pertanto i prezzi sono previsti in rallentamento nel corso del biennio grazie anche al calo della componente energetica.

Nel 2023, il Pil registrerebbe una crescita(+0,7%) trainata dalla domanda interna che, al netto delle scorte, contribuirebbe positivamenteper 0,8 punti percentuali, mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto lievemente negativo (-0,1 p.p.) (Prospetto 1). La fase espansiva dell’economia italiana proseguirà a un ritmo analogo nel 2024, sostenuta interamente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte a fronte di un contributo nullo delladomanda estera netta e delle scorte.

In questo scenario, il saldo della bilancia beni e servizi sarà ancora leggermente negativo nel 2023 (-0,1% del Pil) per poi tornare positivo nel 2024 (+0,5%).

Consumi in crescita a un tasso più contenuto

Nel terzo trimestre del 2023, la spesa per consumi è cresciuta per i principali paesi europei ad eccezione della Germania (-0,1%), La Spagna ha registrato l’incremento in termini congiunturali più elevato (+1,2%), in lieve accelerazione rispetto al trimestre precedente. InItalia e Francia si è avuto invece un aumento piùcontenuto (rispettivamente +0,6% e +0,5%). Si registra una maggiore eterogeneità considerando la variazione nei primi tre trimestri del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: la Germania ha segnato un calo dell’1,4% in confronto alla crescita di Spagna, Italia e Francia (rispettivamente +2,2%, +,1,2% e +0,6%).

La spesa delle Amministrazioni Pubbliche in Italia è rimasta stazionaria a fronte di un aumento per gli altri principali paesi europei (+0,6% in Spagna, +0,5%in Francia e più contenuta in Germania +0,2%). La spesa per consumi finali sul territorio economico delle famiglie ha avuto dinamiche eterogenee: è diminuita in Germania (-0,5%) ed è aumentata in Francia e Spagna (+0,4%). In tutti i paesi l’incremento è stato sostenuto dalla componenteper l’acquisto di beni durevoli. In Germania la spesa per servizi e per i beni non durevoli è diminuita (rispettivamente -0,3 % e -1,4%). Nello stesso trimestre, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una crescita maggiore rispetto a quella degli altri principali paesi dell’area euro.La spesa delle famiglie sul territorio economico ha segnato nel terzo trimestre l’aumento congiunturale più marcato (+0,7%), in forte accelerazione rispetto a quella dei tre mesiprecedenti (+0,1%), sostenuta dagli acquisti di servizi e beni durevoli (+1,4% e +2,7% rispettivamente). I beni di consumo non durevoli, invece, hanno registrato un lieve rallentamento (-0,4%), anche se con un tasso inferiore rispetto a quello del secondo trimestre (-2,9%).

Per il 2023 si prevede una crescita dei consumi delle famiglie e delle ISP in termini reali (+1,4%) accompagnata a una riduzione della propensione al risparmio. Nel 2024 è previsto un aumento anche se di intensità inferiore rispetto al 2023 (+1,0%), I consumi della PA sono attesi diminuire nel 2023 (-0,4%) per poi rimanere stazionari l’anno successivo.

Deciso rallentamento del processo di accumulazione di capitale

Continua, anche se con intensità moderata, la crescita degli investimenti nei principali paesi dell’area euro. Nei primi tre trimestri del 2023,rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la Francia ha registrato l’incrementopiù elevato (+1,8% rispetto ai tre trimestri del 2022) seguita dall’Italia (+0,9%), dalla Spagna (+0,7%) e dalla Germania (+0,5%). Nel dettaglio,nel periodo gennaio-settembre Italia, Francia e Germania hanno mostrato una forte riduzione degli investimenti in costruzioni (rispettivamente -2,8%, -2,1%, -1,5%) compensata dagli investimenti in macchinari e armamenti (rispettivamente +5,0%, +6,1%, +4,7%).Speculare invece l’andamento della Spagna che ha registrato una frenata negli investimenti in macchinari e armamenti (-2,7%) e una crescita nel comparto delle costruzioni (+3,0%).

In Italia, il calo degli investimenti in costruzioni è stato determinato principalmente dalla componente delle abitazioni (-7,8% nei primi tre trimestri del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022), a seguito dell’esaurirsi delle detrazioni previste dal superbonus 110%, in crescita invece la componente non residenziale (+4,4%).Segnali positivi arrivano dagli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale (+4,4%).

Nel biennio 2023-2024, l’abolizione degli incentivi alle costruzioni, l’incertezza geopolitica, il peggiorare delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, il calo delle attese sugli ordini e del grado di utilizzo degli impianti determinerebbero un rallentamento del processo di accumulazione di capitale che potrebbe, in parte, essere compensato dalla realizzazione degli investimenti previsti nel PNRR e dai primi segnali di ripresa della produzione industriale.

Gli investimenti fissi lordi sono previsti crescere di 0,6% sia nel 2023 sia nel 2024, in forte decelerazione rispetto al 2022 (+9,9%), La quota di investimenti sul Pil è attesa pari a 21,1% nel 2023 e a 20,7 nel 2024 (21,9% nel 2022).

Miglioramento del saldo commerciale

Nei primi tre trimestri dell’anno, gli scambi con l’estero hanno mostrato una dinamica debole, riflettendo il rallentamento del commercio mondiale e la debolezza delle principali economie europee e in particolare della Germania. Le esportazioni e le importazioni di beni e servizi, misurate in valori concatenati, sono aumentate rispettivamente dello 0,3% e0,2%.

In particolare, le vendite all’estero di beni italiani, dopo il forte aumento osservato nel 2022, sono calate nei primi nove mesi dell’anno dell’1%, un tasso inferiore a quello osservato per Germania e Spagna. La Francia ha invece riportato un aumento dell’export (Figura 3). Il rallentamento delle esportazioni è stato diffuso alla maggior parte dei mercati di destinazione, ad eccezione di Turchia e Cina.

Gli acquisti dall’estero sono diminuiti del 2,6%, tendenza analoga a quella osservata negli altri principali paesi europei e in particolar modo in Germania (-5,0%).

Il saldo commerciale di beni e servizi è risultato in miglioramento rispetto all’anno precedente, grazie alla riduzione del disavanzo energetico.

Al ridimensionamento del commercio di beni si è contrapposta la dinamica positiva dei servizi, che tuttavia hanno un peso più contenuto sul totale degli scambi (Figura 4). Le esportazioni di servizi, pur se in rallentamento rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 6,7% – grazie anche al buon andamento dei flussi turistici – un incremento inferiore solo a quello osservato in Spagna. Le importazioni, anch’esse in rallentamento, hanno mostrato un maggiore dinamismo (+12,8%).    

FIGURA 3, ANDAMENTO DEGLI SCAMBI DI BENI IN VOLUME PER I PRINCIPALI PAESI EUROPEI(gennaio–settembre, dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario, variazioni percentuali tendenziali,) FIGURA 4, ANDAMENTO DEGLI SCAMBI DI SERVIZI IN VOLUME PER I PRINCIPALI PAESI EUROPEI(gennaio–settembre, dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario, variazioni percentuali tendenziali) 
   
Fonte: EurostatFonte: Eurostat

Nel biennio di previsione, il contributo alla crescita della domanda estera dovrebbe risultare lievemente negativo (-0,1%) per il 2023 e nullo nell’anno successivo.

Le esportazioni di beni e servizi sono previste stabilizzarsi nel 2023, per poi crescere nel 2024 (+2,1%), mentre le importazioni, in lieve aumento nell’anno in corso (+0,3%), dovrebbero mostrare una dinamica più vivace nel 2024(+2,0%).

Prosegue il miglioramento del mercato del lavoro

Nel terzo trimestre è ripresa la fase positiva del mercato del lavoro, dopo la battuta d’arresto dei tre mesi precedenti, con un incremento delle ore lavorate e delle unità di lavoro (ULA) per il totale dell’economia (rispettivamente pari a +0,4% e +0,2%in termini congiunturali). Il miglioramento è stato diffuso a tutti i comparti, più elevato nelle costruzioni (+2,2% le ore lavorate), più contenuto nell’industria in senso stretto (+0,5%) e debole nei servizi (+0,1%).

Rispetto ai primi tre trimestri del 2022, l’incremento delle ore lavorate è stato del 2,0%quello delle ULA è stato pari a 1,4%, con incrementi più accentuati nel comparto dei servizi (rispettivamente +2,6% e +2,0%). 

A ottobre, è nuovamente cresciuta l’occupazione (+0,1% rispetto al mese precedente, +27mila occupati), portando il tasso di occupazione al 61,8% (+0,1 punti percentuali). In aumentoanche il tasso di disoccupazione che si è attestato al 7,8% (+0,1 p.p. rispetto a settembre) mentre è continuato il calo degli inattivi (-0,6%) con il relativo tasso che è sceso al 32,9% (-0,2 p.p.).

Le prospettive sull’occupazione mostrano una sostanziale stabilità. Nel terzo trimestre, il tasso di posti vacanti per le imprese con dipendenti, è sceso di 0,1 punti attestandosi al 2,2%, sintesi di una stazionarietà nell’industria e di un decremento di 0,2 p.p. nei servizi. A novembre,tra le imprese manifatturiere, delle costruzioni e dei servizi di mercato si osserva un deterioramento delle attese sull’occupazione, migliorano invece per il commercio al dettaglio.

In questo scenario, la crescita delle ULA nel biennio di previsione si manterrà in linea con quella del Pil (rispettivamente +0,6% e +0,8%). Il tasso di disoccupazione segnerà un miglioramento nel 2023 (7,6%) che proseguirà nell’anno successivo (7,5%).

Significativo rallentamento dell’inflazione trainata al ribasso dalla componente energetica

L’inflazione al consumo si è ridotta significativamente nel corso del 2023 e la discesa si è rafforzata a partire da ottobre.L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, in termini tendenziali, (NIC) è sceso progressivamente dall’ 11,6% di dicembre 2022 al 5,3% in settembre, dopo aver registratoun brusco calo in ottobre a 1,7% è diminuitosecondo i dati provvisori, a 0,8% in novembre, livello minimo dal secondo trimestre del 2021.

Il tasso di inflazione acquisito per il 2023, nell’ipotesi che i prezzi rimangano invariati adicembre, è pari a 5,7%.

Il calo è stato trainato dal forte rallentamento dei listini dei beni energetici, il cui tasso è sceso da 64,7% a fine 2022 a 0,7% in luglio ed è diventata marcatamente negativa in ottobre (-19,7%) e novembre (-4,5%). Tale andamento è stato il risultato di una riduzione del 26,4% dei prezzi degli energetici regolamentati nei primi undici mesi (+66,7% nel 2022) e di un significativo rallentamento di quelli dei beni non regolamentati, aumentati nello stesso periodo del 14% (+44% nel 2022).

La dinamica dei prezzi dei beni alimentari è progressivamente decelerata nel corso dell’anno, dal 12,8% di dicembre 2022 al 6,1% di novembre 2023, come risultato di un deciso calo per gli alimentari lavorati (dal 14,9% al 6,3%) e più moderato per quelli non lavorati (dal 9,5% al 5,8%).

L’inflazione relativa al “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, è scesa da 12,6% di dicembre 2022 a 5,8% a novembre.

In controtendenza i prezzi dei servizi, i quali hanno registrato nei primi undici mesi del 2023 un andamento pressoché costante intorno ad una media del 4,2%, oltre un punto sopra la media 2022 (3,1%).

L’inflazione di fondo (“core inflation” al netto di energetici e alimentari freschi), dopo l’aumento dei primi mesi del 2023, quando è salita dal 5,8% di dicembre 2022 a 6,2% in aprile, si è successivamente ridotta significativamente, raggiungendo il 3,6% in novembre e determinando una dinamica acquisita per il 2023 pari a 5,1%.

Anche l’inflazione misurata con l’indice al consumo armonizzato (IPCA) si è significativamente ridotta in corso d’anno, scendendo dal 12,3% di dicembre 2022 allo 0,7% in novembre, portando il tasso di inflazione acquisito a 5,9%.

Da ottobre, la crescita tendenziale dell’indice armonizzato IPCA si colloca al di sotto di quella media dell’area dell’euro e degli altri maggiori paesi, risultando in novembre di 1,7 puntipercentuali più bassa rispetto alla media dell’area (+2,4%), di 2,1 punti rispetto alla Francia (3,8%) e 1,6 punti rispetto alla Germania (+2,3%).

Sulla base dei dati relativi a settembre, ultimo mese per il quale sono disponibili i prezzi all’import, la dinamica acquisita per il 2023dell’indice IPCA al netto dei beni energetici importati (IPCA NEI) risulta essere pari al 7,0%.Un significativo aumento dei listini dei prodotti energetici importati nell’ultimo trimestre dell’anno potrebbe portare a un marginale ridimensionamento di tale dinamica.

Nel biennio di previsione la crescita del deflatoredei consumi delle famiglie si collocherebbe nel 2023 a 5,4% e, nell’ipotesi di stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e del tasso di cambio, si ridurrebbe al 2,5% nel 2024. La crescita del deflatore del Pil sarebbe pari rispettivamente a 4,8% ed a 2,8% nei due anni.

Revisioni del precedente quadro previsivo

L’attuale scenario previsivo fornisce un aggiornamento delle stime per il biennio 2023-2024 diffuse a giugno.

Rispetto alle previsioni di giugno è stato rivisto al rialzo il prezzo del petrolio (+2,3 dollari nel 2023 e +9,6 nel 2024), il tasso di cambio è rimasto invariato nel 2023 e rivisto al rialzo di +0,01 nel 2024 mentre è stato rivisto al ribasso il commercio mondiale (-1,1 per il 2023 e -0,2 nel 2024).

L’aggiornamento delle esogene ha avuto forte impatto sull’andamento del commercio estero nell’anno in corso con revisioni al ribasso sia delle importazioni che delle esportazioni (rispettivamente -0,5 p.p. e -1,5 p.p.).

Le nuove esogene insieme ai segnali provenientidalla stima dei conti economici trimestrali per i primi tre trimestri dell’anno hanno portato anche a una revisione al ribasso della stima del Pil di -0,5 p.p. (da 1,2% a +0,7%) e di -0,4 nel 2024 (da 1,1% a 0,7%) nonché a una ricomposizione dei contributi degli aggregati sottostanti, gli investimenti sono stati rivisti al ribasso (-1,4 p.p. nel 2023 e -2,4 p.p. nel 2024) mentre i consumi al rialzo (+0,9 p.p. nel 2023 +0,1 p.p. nel 2024).

L’andamento positivo del mercato del lavoro ha determinato una riduzione del tasso di disoccupazione (-0,3 p.p. e -0,2 p.p.) e il calodell’inflazione ha comportato una riduzione nelle previsioni per il 2023 del deflatore del Pil e del deflatore dei consumi (rispettivamente -0,7 p.p. e -0,3 p.p. rispetto alle previsioni di giugno).

VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI MACROECONOMICI DELLA MANOVRA

In questo paragrafo vengono forniti i dettagli della stima degli effetti macroeconomici derivanti dall’attuazione delle misure contenute nel disegno di legge di bilancio 2024, del DL 145/2023 (c.d. decreto “Anticipi”) e dei due decreti attuativi della riforma fiscale, alcune delle quali esercitano effetti anche nell’anno corrente.

La stima è stata ottenuta utilizzando il modello macroeconometrico del’Istat MEMo-It e condotta sulla base delle valutazioni ufficiali degli effetti di impatto, ovvero che non tengono conto degli effetti riflessi derivanti dall’interazione tra le misure né dai feedback macroeconomici, dei diversi interventi.

La manovra è stata simulata nel periodo 2023-2025 e nel dettaglio è composta da interventi sulle spese per un impatto complessivo pari a +4,5 miliardi di euro nel 2023, +2 miliardi nel 2024 e +13 miliardi nel 2025 e da interventi sulle entrate per un impatto complessivo pari a -18 miliardi di euro nel 2024 e a circa +6 miliardi nel 2025.

Le principali misure di cui si è tenuto conto dal lato della spesa  riguardano retribuzioni pubbliche, prestazioni sociali e trasferimenti alle famiglie, consumi e investimenti pubblici, Sanità e emergenza relativa a profughi e immigrati.

Le misure dal lato delle entrate riguardano le imposte dirette, i contributi sociali, l’Aiuto alla crescita economica (ACE), le accise e altre voci minori.

La manovra simulata avrebbe un effetto di impatto sull’indebitamento netto della PA pari a un peggioramento di 4,5 miliardi di euro nel 2023, 20 miliardi nel 2024 e 7 miliardi nel 2025.

I risultati ottenuti dalla simulazione indicano che, rispetto allo scenario in assenza di interventi (controfattuale), la manovra eserciterebbe un effetto sulla crescita del Pil reale nullo nel 2023, pari a 2 decimi di punto nel 2024 e a 1 decimo di punto nel 2025, perfettamente in linea con quanto indicato nella NADEF.

Diversamente da quanto previsto nello scenario programmatico della NADEF, tuttavia, la crescita del 2024 risulterebbe trainata dall’espansione dei consumi privati in conseguenza degli effetti della manovra sul reddito disponibile delle famiglie, mentre l’impulso agli investimenti privati appare più contenuto. Un contributo negativo verrebbe dalla componente estera, a causa di una dinamica più sostenuta delle importazioni,La manovra eserciterebbe un moderato effetto inflazionistico e il deflatore dei prezzi al consumo aumenterebbe rispetto allo scenario senza manovra di 1 decimo di punto nel 2024 e di circa 2 decimi nel 2025.

Nel 2025, il minor effetto sulla crescita sarebbe determinato dal venir meno di alcune misure espansive, quale quella relativa alla decontribuzione, e dall’effetto restrittivo di alcuni interventi sulle imposte dirette (in particolare l’abolizione dell’ACE e altre misure sull’IRPEF), in parte compensati dagli effetti espansivi derivanti dal rinnovo dei contratti pubblici, dall’incremento di spese per la Sanità e le pensioni e da misure di incentivazione delle assunzioni.

L’effetto finale della manovra sul rapporto tra indebitamento netto e Pil è stimato in un peggioramento pari a 1 decimo di punto nel 2023 (1 decimo anche nella NADEF), 6 decimi nel 2024 (7 decimi nella NADEF) e 1 decimo nel 2025 (2 decimi nella NADEF).