News30 Settembre 2023 12:05

Nadef, il TESTO integrale. Nonostante effetti negativi guerra Ucraina, nel 2022 attività italiana cresciuta 3,7%

La situazione “è più delicata di quanto prefigurato a primavera”. Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti spiega con queste parole, nella premessa del Nadef inviato alle Camere, l’obiettivo del governo di trovare l’equilibrio tra sostegno alla crescita e disciplina di bilancio. Con una crescita modesta e la Pubblica amministrazione in affanno a causa dei crediti legati al Superbonus. Che risulta essere ancora una importante zavorra per la stabilità delle casse dello Stato.

Per quanto riguarda la situazione economica italiana, con il recente aggiornamento dei Conti Economici Nazionali relativi al triennio 2020-202238, l’Istat ha confermato il tasso di crescita del PIL reale del 2022, pari al 3,7 per cento. Il livello del PIL è risultato tuttavia più elevato per effetto dell’importante revisione nell’anno precedente. In particolare, il PIL a prezzi correnti del 2021 è superiore di 34,7 miliardi di euro rispetto alla stima di aprile, con una variazione al rialzo del tasso di crescita rispetto all’anno precedente pari a 2,1 punti percentuali (al 9,7 per cento dal 7,6 per cento). Il tasso di variazione del PIL reale nello stesso anno passa dal 7,0 per cento all’8,3 per cento per effetto di una correzione al rialzo delle componenti della domanda interna (ad esclusione della spesa delle AP), mentre non si registrano revisioni apprezzabili per la componente estera netta. Dal lato dell’offerta per lo stesso anno si nota un miglioramento della dinamica dell’industria in senso stretto e in misura più consistente dei servizi; la revisione del comparto del commercio, alloggio e ristorazione spiega 0,7 punti di PIL della revisione totale.
Nonostante gli effetti negativi derivanti dalla guerra in Ucraina, nel 2022 l’attività italiana è cresciuta del 3,7 per cento, anche grazie al prolungarsi della spinta del processo di normalizzazione successivo alla pandemia. Nel corso del 2023 le prospettive si sono modificate; infatti, dopo un primo trimestre in cui il PIL è aumentato in modo significativo, mostrando ancora un soddisfacente grado di resilienza, nel secondo trimestre si è verificata una contrazione. Sul risultato negativo ha inciso l’orientamento restrittivo delle politiche monetarie e il deterioramento del ciclo internazionale, condizionato dall’inflazione ancora elevata; tali fattori hanno impattato anche sulla domanda interna italiana.
Produzione e domanda aggregata
Nel primo trimestre il PIL è cresciuto dello 0,6 per cento t/t – un valore superiore alla media dell’Area Euro. Il diverso comportamento della domanda interna è alla base dell’inversione di tendenza del secondo trimestre, per il quale si è determinata una contrazione dello 0,4 per cento t/t.
Nel dettaglio delle componenti, dopo l’incremento – superiore alle attese – nel primo trimestre (+0,8 per cento t/t), i consumi privati sono risultati stazionari nel secondo, condizionati da un’inflazione ancora elevata e dal maggior costo del credito. Complessivamente, nel primo semestre dell’anno la spesa delle famiglie si è orientata prevalentemente sugli acquisti di beni durevoli e di servizi, mentre la componente dei beni non durevoli e semidurevoli è risultata più debole.

Nel primo trimestre dell’anno, in linea con la ripresa dell’attività economica, è stata registrata una marcata crescita sia del reddito disponibile lordo nominale delle famiglie consumatrici (3,2 per cento t/t, dallo 0,9 per cento precedente) sia del potere d’acquisto delle famiglie (3,1 per cento t/t, dal -3,7 per cento t/t). In ragione della crescita, pur sostanziale ma più contenuta, della spesa per consumi, la propensione al risparmio è tornata ad aumentare, attestandosi al 7,6 per cento (dal 5,3 per cento del quarto trimestre del 2022). In assenza dei dati ufficiali, si valuta che nel secondo trimestre dell’anno le minori pressioni sui prezzi e la dinamica positiva dei redditi da lavoro abbiamo contribuito ad un ulteriore recupero del tasso di risparmio. Nel complesso, la situazione patrimoniale delle famiglie si conferma solida: nel primo trimestre, il loro debito si è attestato al 61,1 per cento del reddito disponibile (in flessione rispetto al quarto trimestre del 2022), un livello nettamente inferiore alla media dell’area dell’euro (92,1 per cento).
Gli investimenti, risultati particolarmente vivaci nel biennio precedente, hanno perso di tono nel primo trimestre dell’anno (0,4 per cento t/t, dall’1,2 per cento dell’ultimo trimestre del 2022), per poi contrarsi nel secondo (-1,8 per cento t/t).
In ogni modo, la spesa per investimenti complessiva in rapporto al PIL permane su valori particolarmente elevati, attestandosi al 21,3 per cento del PIL. La dinamica dell’accumulazione ha risentito del deterioramento delle condizioni generali per investire39, delle più rigide condizioni di finanziamento e della riduzione della domanda di credito delle imprese legata ai più elevati tassi di interesse40. Tra i
comparti, all’espansione dei mezzi di trasporto – ritornati al di sopra dei valori preCovid – si è contrapposta la riduzione degli investimenti in costruzioni (-3,6 per cento). Tale flessione ha coinvolto sia gli investimenti in costruzioni non residenziali che quelli in abitazioni, che tuttavia rimangono intorno ai livelli più alti dell’ultimo decennio.
Riguardo all’interscambio con l’estero, le esportazioni hanno subìto un calo in entrambi i trimestri, riflesso dell’indebolimento della domanda mondiale. Nel dettaglio, mentre le esportazioni di servizi sono cresciute a ritmi sostenuti, quelle di beni hanno segnato una flessione.
In tale quadro, la fase di riduzione dei prezzi dei beni energetici importati ha favorito il graduale riassorbimento del disavanzo energetico del conto corrente: nei dodici mesi terminati a luglio, infatti, il deficit di parte corrente si è attestato al – 0,2 per cento del PIL.
Dal lato dell’offerta, sono emersi andamenti settoriali divergenti. Continua la fase ciclica negativa dell’industria in senso stretto, il cui valore aggiunto, legato alla produzione industriale, ha subito una pronunciata contrazione nel secondo trimestre (-0,9 per cento t/t), tornando al di sotto dei livelli pre-pandemici. La fase di debolezza del settore manifatturiero è, peraltro, comune ad altri paesi europei.
Il settore delle costruzioni, dopo il rilevante incremento rilevato nell’ultimo biennio, ha perso in parte abbrivio già nel primo trimestre, per poi contrarsi nel secondo (-3,2 per cento), quando si è registrata la prima variazione negativa su base annua dopo la fase pandemica.
In tale quadro, i servizi sono risultati complessivamente più dinamici degli altri settori, reagendo con ritardo al rallentamento ciclico: infatti, dopo la robusta espansione del primo trimestre (0,9 per cento t/t), nel secondo trimestre l’attività si è lievemente ritratta (-0,1 per cento t/t), risentendo della flessione della domanda privata e dell’elevato livello dei prezzi. Tuttavia, rimane robusta la crescita delle attività artistiche e di intrattenimento, che sono tornate ai livelli precedenti alla pandemia.

Qui di seguito PMINEWS pubblica il TESTO integrale: