News13 Giugno 2023 10:36

Mercato del lavoro, nel primo trimestre 2023 crescono gli occupati. In aumento domanda di lavoro. I dati Istat

Nel primo trimestre 2023, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% rispetto al primo trimestre 2022. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita dello 0,6% in termini congiunturali ed è aumentato dell’1,9% in termini tendenziali.

Gli occupati, nel primo trimestre 2023, sono 104 mila in più rispetto al quarto trimestre 2022 (+0,4%): l’aumentocoinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+92 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+27 mila, +0,5%), mentre i dipendenti a termine risultano in lieve calo (-15 mila, -0,5% in tre mesi); alla crescita del numero di disoccupati (+23 mila, +1,2% in tre mesi) si associa la diminuzione degli inattivi di 15-64 anni (-150 mila, -1,2%). I tassi presentano una dinamica simile: il tasso di occupazione sale al 60,9% (+0,3 punti), quello di disoccupazione all’8,0% (+0,1 punti) e il tasso diinattività 15-64 anni scende al 33,7% (-0,4 punti). I dati provvisori del mese di aprile 2023 segnalano, rispetto al mese precedente, un’ulteriore crescita degli occupati (+48 mila, +0,2%), insieme al calo dei disoccupati (-14mila, -0,7%) e degli inattivi (-25 mila, -0,2%); ne deriva un aumento del tasso di occupazione (+0,1 punti) e una diminuzione di quelli di disoccupazione e di inattività(-0,1 punti in entrambi i casi).

Anche in termini tendenziali, l’aumento dell’occupazione (+513 mila unità, +2,3% in un anno) coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+3,7%) e gli indipendenti (+1,0%), mentre si riduce il numero dei dipendenti a termine (-2,7%); rispetto al primo trimestre 2022, prosegue il calo dei disoccupati (-76 mila in un anno, -3,5%) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-558mila, -4,3%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,5 punti rispetto al primotrimestre 2022) e nella diminuzione dei tassi di disoccupazione e di inattività (-0,5 e -1,4 punti, rispettivamente).

Dal lato delle imprese, si intensifica la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti che, nel complesso, aumentano dell’1,1%, per effetto sia di un’accentuata crescita della componente a tempo a tempo pieno (+1%) sia di una spinta al rialzo della componente a tempo parziale (+1,4%). In termini tendenziali, la crescita delle posizioni dipendenti è pari al 3,1% e l’aumento è stato più intenso per la componente dei full time (+3,6%) rispetto a quella dei part time (+1,7%). In aumento anche le ore lavorate per dipendente, in termini congiunturali (+1,9%) e, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6%); il ricorso alla cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti nel confronto congiunturale diminuisce di 0,3 punti, mentre è ancora in crescita, di 0,1 punti, in quello tendenziale. Rilevante l’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) che raggiunge valori tra i più alti in serie storica: su base congiunturale, la crescita è pari all’1,8% ed è il risultato dell’aumento sia delle retribuzioni (+1,2%) sia, in misura maggiore, degli oneri sociali (+3%); anche la crescita tendenziale, ancora più intesa (+3,9%), è dovuta a quella della componente retributiva (+3,4%) e, ancor di più, a quella degli oneri sociali (+5,4%). All’aumento delle retribuzioni concorre l’erogazione di importi una tantum, il cui effetto è particolarmente evidente nei servizi; l’aumento degli oneri sociali è legato al restringimento degli interventi di decontribuzione messi in atto nel 2021 e 2022.

Principali risultati

Nel primo trimestre 2023, l’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) è aumentato dell’1,3% in termini congiunturali – in decisa accelerazione rispetto al trimestre precedente – e del 3,3% in termini tendenziali.

Il numero di occupati, stimati dalla Rilevazionesulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, risulta in aumento di +104 mila unità(+0,4% rispetto al quarto trimestre 2022) e si attesta a 23 milioni 361 mila; la crescita riguarda idipendenti a tempo indeterminato (+92 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+27 mila, +0,5%), mentre mostrano un lieve calo i dipendenti a termine (-15 mila, -0,5% in tre mesi). Il tasso di occupazione sale al 60,9% (+0,3 punti in tre mesi); l’aumento coinvolge entrambe le componenti di genere ed è più intenso nel Centro-nord rispetto al Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione raggiunge l’8,0% (+0,1 punti in tre mesi) e quello di inattività cala al 33,7% (-0,4punti).

Nelle imprese dell’industria e dei servizi, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti, pari all’1,1%, è più sostenuta rispetto al trimestre precedente ed è l’effetto sia dell’aumento della componente full time (+1,0%) sia della ripresa di quella part time (+1,4%). Si intensifica anche la crescita su base annua: le posizioni lavorative dipendenti aumentano del 3,1%, in particolare quelle a tempo pieno (+3,6% rispetto a +1,7% di quelle a tempo parziale). 

Il monte ore lavorate cresce su base congiunturale (+2,9%) e soprattutto su base annua (+8,0%); anche le ore lavorate per dipendente mostrano la stessa dinamica, con un aumento su base congiunturale dell’+1,9% e su base annua del +4,6%. Rispetto al primo trimestre 2022, le ore di cassa integrazione (Cig) diminuiscono di 4,6 ore ogni mille ore lavorate.

Le posizioni in somministrazione, in lieve crescita in termini congiunturali (+0,2%), su base annua, dopo oltre due anni di tendenza positiva, mostrano una diminuzione (-2,1%).

L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Ula aumenta in termini congiunturali dell’1,8%, per effetto della crescita sia delle retribuzioni (+1,2%), sia degli oneri sociali (+3%); anche su base annua l’aumento del costo del lavoro, pari al 3,9%, è il risultato della crescita di entrambe le componenti (+3,4% le retribuzioni e +5,4% gli oneri sociali).

Il tasso di posti vacanti, che si attesta al 2,1%, scende di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre sale di 0,1 punti rispetto allo stesso trimestre del 2022.

Occupati, disoccupati, inattivi: l’andamento su base annua 

(dati non destagionalizzati)

Nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+513 mila, +2,3% rispetto al primo trimestre 2022), la cui stima si attesta a 23 milioni 250 mila unità; in aumento anche il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni che raggiunge il 60,6% (+1,5 punti – Prospetto 2).

L’aumento dell’occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+542 mila, +3,7%) e gli indipendenti (+50 mila, +1,0%), mentre risultano in calo i dipendenti a termine (-79 mila, -2,7% – Prospetto 3); la crescita riguarda quasi esclusivamente gli occupati a tempo pieno (+498 mila, +2,7%), essendo molto contenuta quella di chi lavora a tempo parziale (+15 mila, +0,4%).

La diminuzione del numero delle persone in cerca di occupazione, che si attesta a poco più di2 milioni di unità (-76 mila in un anno, -3,5%), ha interessato soltanto i disoccupati con precedenti esperienze di lavoro; in calo anche la quota di chi è alla ricerca di lavoro da almeno 12 mesi che scende al 54,3% del totale disoccupati (-4,5punti), per un totale di 1 milione 139 mila persone.

Il tasso di disoccupazione scende all’8,3% (-0,5punti in un anno), in calo soltanto nel Centro-nord e soprattutto tra i giovani (Prospetto 4). 

Nonostante nella ricerca di lavoro continui a prevalere l’uso del canale informale – rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa anche se in diminuzione (la quota scende al 75,6%, -1,0 punti) – aumenta l’utilizzo di azioni di ricerca più formali. In particolare, oltre all’aver sostenuto un colloquio o aver partecipato a una selezione di lavoro (26,4%, +1,5 punti), cresce soprattutto l’essersi rivolti al Centro pubblico per l’impiego (24,0%, +3,2 punti) o l’aver effettuato una domanda o una prova di concorso (11,7%, +3,2 punti). Diminuisce invece il ricorso adagenzie private di intermediazione o somministrazione (19,2%, -0,4 punti).

Nel primo trimestre 2023 prosegue il calo del numero di inattivi di 15-64 anni (-558 mila, -4,3% in un anno) che si attesta a 12 milioni 559 mila. Siriduce il numero di coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (-234 mila, -2,2%) e,soprattutto, quello delle forze di lavoro potenziali (-324 mila, -12,5%), ossia della componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro.

Il calo degli inattivi si riflette nella diminuzione del tasso di inattività 15-64 anni che arriva al 33,8% 
(-1,4 punti).

Diminuiscono soprattutto gli inattivi che non cercano lavoro per motivi familiari (-290 mila, -9,4%) o perché in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (-149 mila, -23,0%) (Prospetto 6); seppur con minore intensità, scende anche il numero di quanti non cercano lavoro per ragioni di studio (-72 mila, -1,6%).

Diminuisce, infine, il numero di scoraggiati (-55mila, -5,3%), ossia di chi dichiara di non aver cercato lavoro perché ritiene di non riuscire a trovarlo.

Nel primo trimestre 2023, la dinamica del mercato del lavoro presenta lievi differenze per territorio: l’aumento del tasso di occupazione è superiore nel Nord (+1,7 punti in un anno) e nel Mezzogiorno (+1,5 punti) rispetto al Centro (+1,1 punti); il tasso di disoccupazione diminuisce di -0,8 punti nel Nord e di -0,5 punti nel Centro, mentre è in lieve aumento nel Mezzogiorno (+0,1 punti); il calo del tasso di inattività è maggiore nel Mezzogiorno (-1,9 punti) rispetto al Nord (-1,2 punti) e al Centro (-0,8 punti).

In lieve riduzione i divari di genere: la crescita del tasso di occupazione è superiore per le donne(+1,7 punti) rispetto agli uomini (+1,3 punti), così come la diminuzione del tasso di inattività
(-1,7 punti e -1,0 punti, rispettivamente); simile il calo del tasso di disoccupazione (-0,4 punti le donne e -0,5 punti gli uomini).  

Il tasso di occupazione cresce di più tra gli italiani (+1,6 punti) rispetto agli stranieri (+0,9 punti), tra i quali è invece più intensa la diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,1 e -0,3 punti, rispettivamente) e più lieve quella del tasso di inattività (-0,3 punti rispetto a -1,5 punti degli italiani).

I giovani di 15-34 anni mostrano la crescita più sostenuta del tasso di occupazione (+1,8 punti) e la riduzione più marcata del tasso di disoccupazione (-1,4 punti); la stessa dinamica, sebbene di minore intensità, riguarda i 35-49ennie i 50-64enni (in entrambi i casi +1,5 il tasso di occupazione e -0,1 punti quello di disoccupazione); la riduzione del tasso di inattività è invece simile tra i giovani (-1,3 punti) rispetto ai 35-49enni e ai 50-64enni (-1,5 punti in entrambi i casi). 

Si ampliano i divari per livello di istruzione, a sfavore di chi ha conseguito un basso titolo di studio. La crescita del tasso di occupazione, infatti, è maggiore per i laureati (+1,3 punti) e tra i diplomati (+1,5 punti) rispetto a chi ha conseguito fino alla licenza media (+0,3 punti). Il tasso di occupazione tra i laureati (82,2%) è superiore di circa 16 punti a quello dei diplomati (66,6%) ed è quasi il doppio rispetto a quello di chi possiede un titolo più basso (43,4%). Inoltre, il tasso di disoccupazione diminuisce di -0,3 punti tra i laureati (pari a 3,9%), di -0,7 punti per i diplomati (7,7%), mentre aumenta di +0,2 punti per chi ha conseguito fino alla licenza media (12,9%). Il tasso di inattività passa dal 14,4% tra i laureati(-1,2 punti), al 27,7% tra i diplomati (-1,1 punti) fino a raggiungere il 50,0% per quanti hanno unbasso titolo di studio (-0,5 punti).

Domanda di lavoro delle imprese

Nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita della domanda di lavoro, con segnali marcatamente positivi in termini sia congiunturali sia tendenziali. Nel confronto con il trimestre precedente, si rileva un aumento significativo per la componente a tempo parziale, mentre su base annua è la componente a tempo pieno a trainare la crescita. Al netto degli effetti stagionali e rispetto al trimestre precedente, l’aumento delle posizioni totali nell’industria risulta pari allo 0,7%, sintesi di una crescita molto simile delle componenti a tempo pieno e a tempo parziale (rispettivamente +0,7 e +0,5%); nei servizi privati l’aumento delle posizioni è più marcato, arrivando all’1,4%, ed è dovuto in particolare alla componente part time (+1,5% rispetto a +1,2%della full time; Prospetto 7). 

La crescita tendenziale delle posizioni lavorative è più intensa rispetto al periodo precedente, con una dinamica più marcata nei servizi rispetto all’industria (+3,3% e +2,3% rispettivamente). In entrambi i comparti, i full time registrano aumenti più sostenuti rispetto ai part time: la crescita dei primi è pari al 2,7% nell’industria e al 4,2% nei servizi, mentre i part time rimangono invariati nell’industria e aumentano del 2% nei servizi. La quota dei part time sul totale delle posizioni scende all’11,9% nell’industria (-1,7 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2022) e al 38,2% nei servizi (-1,3 punti percentuali).

Nel primo trimestre 2023, dopo il calo registrato nei precedenti tre trimestri, le posizioni lavorative in somministrazione tornano ad aumentare, in termini congiunturali, dello 0,2%, per effetto della crescita dei part time (+0,8% a fronte della lieve riduzione della componente full time, pari a -0,1%). In termini tendenziali si registra invece un calo, che interrompe la tendenza positiva durata nove trimestri, pari al 2,1%, sintesi delladiminuzione sia della componente a tempo pieno (-1,5%), sia, in misura maggiore, di quella a tempo parziale (-4,1%). L’incidenza della componente part time sul totale delle posizioni in somministrazione scende a 24,6% (-2,0 punti percentuali in termini tendenziali).  

Il monte ore lavorate aumenta su base congiunturale (dati destagionalizzati) del 2,0% nell’industria e del 3,5% nei servizi; su base annua (al netto degli effetti di calendario) del5,4% e del 9,7%, rispettivamente. In aumento anche le ore lavorate per dipendente: rispetto al quarto trimestre 2022, la crescita è dell’1,5% nell’industria e del 3,2% nei servizi (dati destagionalizzati); rispetto al primo trimestre 2022 (al netto degli effetti di calendario) la crescita è del 2,4% e del 6,4%, rispettivamente (Prospetto 8).

Nel primo trimestre 2023, le imprese industriali e dei servizi privati hanno utilizzato 8,7 ore di Cig ogni mille ore lavorate, registrando una diminuzione di 4,6 ore rispetto allo stesso trimestre del 2022 (Prospetto 9). La diminuzione si registra nei servizi che hanno utilizzato 5,0 ore (9,0 ore in meno rispetto al primo trimestre del 2022), mentre nell’industria sono state utilizzate 14,3 ore (2,0 ore in più).

L’incidenza delle ore di straordinario sulle ore lavorate è pari al 2,8, in calo di -0,2 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2022 (Prospetto 9).

Il tasso di posti vacanti destagionalizzato si attesta al 2,1% nel totale, al 2,1% nei servizi e al 2,2% nell’industria; rispetto al trimestre precedente diminuisce di 0,3 punti percentuali. Il dato grezzo aumenta nell’industria e nei servizi, rispettivamente, di 0,1 e 0,2 punti percentuali.

In termini congiunturali, il costo del lavoro per Ula registra un aumento sostenuto sia nell’industria (+1,1%), sia nei servizi (+1,3%); la crescita congiunturale registra valori ancora più intensi nell’industria (+3,4%) e soprattutto nei servizi (+4,6%; Prospetto 11).

Le retribuzioni per Ula aumentano su base trimestrale (+0,9% nell’industria e +0,7% nei servizi) e, più marcatamente, su base annuale (+3% e +3,7%, rispettivamente). All’aumento particolarmente intenso delle retribuzioni concorre l’erogazione di importi una tantum, che nei servizi hanno riguardato i settori del commercio e delle assicurazioni. Infine, gli oneri sociali per Ula aumentano rispetto al trimestre precedente nell’industria (+1,6%) e soprattutto nei servizi, (+3,1%); nel confronto con il primo trimestre 2022 la crescita risulta ancora più marcata, raggiungendo il 4% nell’industria e il6,6% nei servizi. L’aumento degli oneri sociali si lega alla progressiva riduzione degli effetti degli interventi di decontribuzione messi in atto nel corso del 2021 e del 2022.

Le retribuzioni contrattuali di cassa per dipendente (Prospetto 12) mostrano, per il totale economia, una dinamica positiva (+3,4%), di entità diversa per settore: +4,4% in agricoltura, +1,7% nell’industria e +4,2% nei servizi. In particolare, la crescita nei servizi è trainata dall’erogazione degli importi una tantum per il settore del commercio e dagli incrementi a regime dei rinnovi contrattuali per il settore pubblico. Con riferimento all’aggregato industria e servizi di mercato (settori B-N), la crescita delle retribuzioni contrattuali è pari al +2,6% ed è di 0,8 punti percentuali inferiore a quella registrata dalle retribuzioni di fatto per Ula (per lo stesso aggregato).

La ripresa dell’occupazione negli ultimi due anni

Nel primo trimestre 2023 gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione (+513 mila, + 2,3% rispetto al primo trimestre 2022), ed è l’ottavo trimestre consecutivo che si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione. La fase di ripresa dell’occupazione, dopo il brusco calo generato dagli effetti della pandemia, è infatti iniziata nel secondo trimestre 2021 (con una crescita pari al 2,2%), è proseguita a ritmi sostenuti tra il terzo 2021 e il secondo trimestre del 2022 (arrivando al 4,1% nel primo 2022), è rallentata nel terzo e quarto trimestre 2022 (non superando l’1,5%), per tornare al 2,3% nel primo trimestre 2023. La stessa dinamica tendenziale si osserva per il tasso di occupazione 15-64 anni: nel primo trimestre 2023 la crescita è stata più sostenuta di quella dei due trimestri precedenti (+1,5 punti rispetto a +1,2 e +1,1 punti nel quarto e terzo trimestre 2022), inferiore a quella osservata tra il terzo 2021 e il secondo trimestre del 2022, simile a quella del secondo trimestre 2021 (Figura 1).   

Rispetto al primo trimestre 2019, il valore del tasso di occupazione è superiore di 2,4 punti (60,6% rispetto al 58,2%), evidenziando una decisa ripresa che tuttavia non è stata di pari intensità per tutti, comportando in alcuni casi una diminuzione e in altri un aumento degli storici divari per caratteristiche socio-demografiche (Figura 2). 

FIGURA 1 – OCCUPATI E TASSO DI OCCUPAZIONE 15-64 ANNI. II 2021-I 2023 (variazioni tendenziali percentuali e in punti percentuali).FIGURA 2 – TASSO DI OCCUPAZIONE PER CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE. I 2019 e I 2023 (valori percentuali).

  Fonte: Rilevazione sulle forze di lavoro

In particolare, se si confronta il primo trimestre 2023 con il primo trimestre 2019, i divari generazionali e quelli territoriali sono diminuiti; la crescita del tasso di occupazione tra i giovani (+3,4 punti) è stata infatti più intensa diquella tra i 35-49enni (+2,8 punti) e di quella tra i 50-64enni (+2,1 punti). Nel Nord, dove gli effetti negativi della pandemia sul mercato del lavoro sono stati più marcati, la ridotta crescita ha comportato una riduzione del gap territoriale, che rimane comunque particolarmente elevato: da 24,3 punti del primo trimestre 2019 a 21,7 punti del primo 2023. 

Si ampliano, invece, i divari di genere, per cittadinanza e per livello di istruzione. Rispetto al primo trimestre 2019, la crescita per gli uomini è stata superiore a quella delle donne (+2,6 contro +2,2 punti), comportando un lieve aumento del gap di genere nel tasso di occupazione: da 17,1 punti del primo trimestre 2019 a 17,5 punti del primo 2023. Anche tra gli italiani la crescita (+2,7 punti) è stata più intensa di quella tra gli stranieri (+0,2 punti) che sono tornati sui livelli del 2019 dopo avere fortemente risentito del periodo di congiuntura negativa. Infine, aumenta lo svantaggio di chi possiede un basso titolo di studio: nel primo trimestre 2023 il tasso di occupazione dei laureati è di 15,6 punti superiore a quello dei diplomati (il gap si fermava a +14,3 punti nel primo trimestre 2019) e di 38,8 punti a quello di possiede fino alla licenza media (era +36,1). 

La crescita post-pandemia inizialmente ha riguardato soprattutto i dipendenti a termine e poi quelli a tempo indeterminato, anche a seguito delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato; gli indipendenti, invece, hanno iniziato a mostrare segnali di ripresa solo a partire dal 2022. Rispetto al primo trimestre 2019, il numero di occupati nel primo trimestre 2023 è più elevato di +474 mila unità (+2,1%); l’aumento è più accentuato per i dipendenti a tempo indeterminato (+4,2%) in confronto a quelli a termine (+2,7%), mentre il bilancio è ancora negativo per gli indipendenti (-4,1%). Similmente, la crescita che inizialmente ha riguardato soprattutto il lavoro part-time, a partire dal 2022 ha coinvolto quello full time, tanto da determinare una dinamica negativa per i primi nel terzo e, soprattutto, nel quarto trimestre del 2022; complessivamente, rispetto al primo trimestre del 2019, gli occupati a tempo pieno aumentano del 3,1%, mentre quelli a tempo parziale diminuiscono del 2,2%.  

I settori di attività economica che mostrano la ripresa dell’occupazione più forte sono le costruzioni (+16,5% rispetto al primo trimestre 2019), il comparto di informazioni e comunicazione (+27,5%) e quello dell’istruzione (5,5%), che hanno raggiunto nel primo trimestre 2023 livelli occupazionali decisamente superiori a quelli del 2019 (Figura 3).

Anche l’industria in senso stretto (+1,7% rispetto al primo trimestre 2019) e il comparto di alberghi e ristorazione (+0,9%) mostrano una dinamica positiva, grazie soprattutto alla forte ripresa registrata nell’ultimo anno; nella sanità i livelli rimangono superiori a quelli del 2019 (+1,3%), nonostante il calo tendenziale osservato nell’ultimo trimestre (-1,9%), mentre il recupero del commercio (-0,1% rispetto al primo trimestre 2019) è proprio legato alla crescita dell’ultimo trimestre (+1,1%). Livelli ancora inferiori a quelli del primo trimestre 2019 si osservano in agricoltura (-4,0%) e negli altri servizi (-0,9%).