News6 Giugno 2023 10:49

Crescita, Istat: Pil +1,2% e + 1,1% nel 2023 e 2024. Aumento sostenuto da domanda interna

L’Istat ha pubblicato il paper sulle prospettive di crescita dell’economia italiana.

  •  Il Pil italiano è atteso in crescita sia nel 2023 (+1,2%) sia nel 2024 (+1,1%), seppur in rallentamento rispetto al 2022 (Prospetto 1).
  • Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+1,0 punti percentuali nel 2023 e +0,9 p.p. nel 2024) e da quello più contenuto della domanda estera netta (+0,3 e +0,2 p.p.). Nel 2023, le scorte dovrebbero fornire un marginale contributo negativo -0,1 p.p. a cui ne seguirebbe uno nullo nel 2024.
  • Ci si attende che i consumi delle famiglie residenti e delle ISP segnino, in linea con l’andamento dell’attività economica, un aumento nel 2023 (+0,5%), che si rafforzerà l’anno successivo (+1,1%), grazie all’ulteriore riduzione dell’inflazione associata a un graduale recupero delle retribuzioni e al miglioramento del mercato del lavoro. Gli investimenti manterranno ritmi di crescita elevati, rispetto alle altre componenti: 3,0% nel 2023 e 2,0% nel 2024, in decelerazione rispetto al biennio precedente.
  • Nel biennio di previsione, l’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerà una crescita in linea con quella del Pil (+1,2% nel 2023 e +1% nel 2024). Il miglioramento dell’occupazione si accompagnerà a un calo del tasso di disoccupazione che scenderà al 7,9% quest’anno e al 7,7% l’anno successivo.
  • Il percorso di rientro dell’inflazione, favorito dalla discesa dei prezzi dei beni energetici e dalle politiche restrittive attuate dalle banche centrali, si rifletterà in una riduzione della dinamica del deflatore della spesa delle famiglie residenti sia nell’anno corrente (+5,7%) sia, in misura maggiore, nel 2024 (+2,6%).
  • Lo scenario previsivo si fonda su ipotesi favorevoli sul percorso di riduzione dei prezzi nei prossimi mesi e sulla attuazione del piano di investimenti pubblici programmati nel biennio.

Prospetto 1. Previsioni per l’economia italiana – Pil e principali componenti

Anni 2021-2024, valori concatenati per le componenti di domanda; variazioni percentuali sull’anno precedente e punti percentuali

 2021202220232024
Prodotto interno lordo7,03,71,21,1
Importazioni di beni e servizi fob15,211,80,82,0
Esportazioni di beni e servizi fob14,09,41,52,5
DOMANDA INTERNA INCLUSE LE SCORTE7,04,30,90,9
Spesa delle famiglie residenti e delle ISP4,74,60,51,1
Spesa delle AP1,50,00,4-0,7
Investimenti fissi lordi18,69,43,02,0
CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL    
Domanda interna (al netto della variazione delle scorte)6,44,61,00,9
Domanda estera netta0,2-0,50,30,2
Variazione delle scorte0,4-0,4-0,10,0
Deflatore della spesa delle famiglie residenti1,57,45,72,6
Deflatore del prodotto interno lordo0,63,05,62,8
Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente0,33,73,52,7
Unità di lavoro7,63,51,21,0
Tasso di disoccupazione9,38,07,97,7
Saldo della bilancia dei beni e servizi / Pil (%)2,3-1,50,10,6

Il quadro internazionale

Economia mondiale in rallentamento

Lo scenario internazionale resta caratterizzato da una domanda mondiale in calo, elevata incertezza e condizioni finanziarie meno favorevoli per famiglie e imprese. Nel periodo più recente, i segnali di rallentamento dell’inflazione e il recedere delle turbolenze finanziarie hanno spinto le principali banche centrali a proseguire il processo di rialzo dei tassi di interesse anche se con un ritmo più moderato. Questi elementi rappresentano un freno all’economia mondiale che è attesa decelerare quest’anno per poi mostrare un maggiore dinamismo nel 2024. La Commissione Europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale che nel biennio 2023-2024 è atteso crescere rispettivamente del 2,8% e del 3,1% (Prospetto 2).

Nel 2022, il commercio internazionale di beni e servizi in volume ha segnato una decelerazione, che ha contribuito a calmierare le pressioni dal lato della domanda sulle quotazioni delle materie prime e a ridurre le strozzature nelle catene globali delle forniture. I principali indicatori congiunturali suggeriscono che la fase di ripresa degli scambi internazionali potrebbe essersi esaurita. La domanda di beni e servizi in volume dovrebbe crescere quest’anno solo del 2,4% (4,9% nel 2022) per poi segnare un +3,2% nel 2024.

Nel primo trimestre di quest’anno, il Pil cinese è salito del 2,2% in termini congiunturali in forte accelerazione dallo 0,6% di fine 2022 (+3,0% la crescita dello scorso anno). Il traino alla crescita è stato fornito principalmente dal settore dei servizi, che ha più che compensato una marginale decelerazione dell’industria. L’economia cinese, in base alle stime di primavera della Commissione Europea dovrebbe crescere nel biennio di previsione rispettivamente del 5,5% e del 4,7%.

Il Pil degli Stati Uniti, nel primo trimestre del 2023, ha registrato un tasso di crescita congiunturale di 0,3% (+0,6% nei tre mesi precedenti), con un ampio contributo negativo delle scorte, che ha controbilanciato l’accelerazione dei consumi. Gli investimenti residenziali hanno continuato a calare mentre la domanda estera netta ha contribuito positivamente alla crescita. La dinamica dell’economia statunitense registrerà una decisa decelerazione dal 2,1% del 2022 sia nell’anno in corso sia nel successivo (rispettivamente +1,4% e +1,0%).

Prospetto 2. Principali variabili internazionali

Anni 2022-2024, livelli e variazioni percentuali sull’anno precedente

 202220232024
Prezzo del Brent (dollari a barile)99,880,773,4
Tasso di cambio dollaro/euro1,051,081,068
Commercio mondiale in volume*4,92,43,2
PRODOTTO INTERNO LORDO   
Mondo3,32,83,1
Paesi avanzati2,61,31,6
USA2,11,41
Giappone1,01,11
Area Euro3,511,6
Paesi emergenti e in via di sviluppo1,54,14,2
Cina3,05,54,7

Fonte: DG-ECFIN Spring Forecast (2023) ed elaborazioni Istat

*Esportazioni mondiali di beni e servizi in volume

Nel primo trimestre, il Pil dell’area euro è aumentato di 0,1% in termini congiunturali, dopo la stazionarietà di fine 2022. Tra i principali paesi, Spagna e Francia sono cresciute più della media euro (rispettivamente +0,5% e +0,2% in termini congiunturali), mentre secondo i dati più recenti diffusi a livello nazionale la Germania ha segnato un calo congiunturale (-0,3%).

L’inflazione a maggio è stimata al 6,1%, in rallentamento rispetto ad aprile (7,0%), grazie ad un calo dei beni energetici e al rallentamento di quelli di beni alimentari e industriali non energetici.

A maggio, gli indicatori di fiducia europei mostrano segnali di peggioramento dal lato imprese (-2,5 punti), in particolare del commercio al dettaglio, mentre il clima di fiducia dei consumatori continua a salire, seppure a un ritmo più lento (+0,6 punti). Secondo la Commissione europea l’attività economica dell’area euro sperimenterà un rallentamento significativo per l’anno in corso (+1,1%) a cui seguirebbe un’accelerazione nel 2024 (+1,6%).

Nel dettaglio, tra i principali paesi, la Spagna crescerebbe quest’anno dell’1,9% (+2,0% nel 2024), la Francia dell’0,7% (+1,4%) mentre la Germania segnerebbe una crescita decisamente più contenuta per l’anno corrente (+0,2%) a cui seguirebbe un deciso recupero nel 2024 (+1,4%).

Lo scorso anno, il tasso di cambio si è attestato a 1,05 dollari per euro mentre per il 2023 si stima un progressivo apprezzamento dell’euro che raggiungerà 1,08 dollari. In base all’ipotesi tecnica sottostante la previsione, il valore scenderà a 1,068 nel 2024. Le quotazioni del Brent, pari a 99,8 dollari al barile nel 2022 sono attese in riduzione nel prossimo biennio (rispettivamente 80,7 per il 2023 e 73,4 per il 2024)

Previsioni per l’economia italiana

Nel primo trimestre di quest’anno, dopo un lieve calo a fine 2022, è proseguita la fase di espansione dell’economia italiana (+0,6% la variazione congiunturale), portando la crescita acquisita del 2023 a +0,9%. L’aumento del Pil è stato sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte, che ha apportato un contributo positivo (+0,7 punti percentuali), mentre la domanda estera netta ha fornito un contributo lievemente negativo (-0,1 p.p.), così come le scorte (-0,1 p.p.).

La componente più dinamica della domanda interna è stata la spesa per consumi della pubblica amministrazione (+1,2%), seguita dagli investimenti fissi lordi (+0,8%) e dalla spesa delle famiglie residenti e delle ISP (+0,5% la variazione congiunturale).

Dal lato dell’offerta, sono emersi andamenti eterogenei tra macro settori e al loro interno. Il valore aggiunto nell’industria è aumentato di +0.2% rispetto al trimestre precedente come sintesi di una lieve flessione dell’industria in senso stretto (-0,2%) e di un incremento nelle costruzioni (+1,5%). Nei servizi è proseguita la fase di espansione (+0,9%), a seguito di una stazionarietà del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione; di dinamiche vivaci delle attività immobiliari (+2,4%), delle attività professionali (+3,0%) e di quelle artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi (+5,7%); di flessioni del valore aggiunto delle attività finanziarie e assicurative (-2,7%) e delle amministrazioni pubbliche (-0,7%).

A maggio, gli indici di fiducia delle famiglie e soprattutto delle imprese hanno mostrato un peggioramento interrompendo l’andamento positivo che aveva caratterizzato i mesi precedenti (Figure 1 e 2). Sono peggiorati i giudizi dei consumatori sul clima personale, corrente e futuro mentre sono migliorati quelli sul clima economico. Tra le imprese il calo di fiducia più marcato si è registrato nelle costruzioni. Le componenti dell’indice sono scese in tutti i comparti ad eccezione dei giudizi sugli ordini nei servizi di mercato.

I segnali per i prossimi mesi suggeriscono, nonostante l’avvio particolarmente positivo, un rallentamento dell’attività economica nel prosieguo dell’anno. In un contesto caratterizzato da un rallentamento della domanda mondiale, con l’economia di importanti partner commerciali come Germania e USA è attesa frenare, ci si aspetta una netta decelerazione degli scambi con l’estero, più accentuata per le importazioni. Sullo scenario internazionale pesa ancora l’incertezza legata a tempi ed esiti del conflitto tra Russia e Ucraina, ai rischi di instabilità finanziaria e a un livello di inflazione ancora lontano dagli obiettivi delle Banche centrali. In Italia, gli effetti delle politiche monetarie restrittive sulla domanda interna e il venir meno della spinta degli incentivi all’edilizia saranno, tuttavia, parzialmente controbilanciati dagli effetti dell’attuazione delle misure previste dal PNRR – soprattutto sugli investimenti – e del rallentamento dell’inflazione sulla domanda privata. Un ulteriore fattore di rischio potrebbe venire dalle conseguenze economiche, soprattutto sul settore agricolo, della recente ondata di maltempo che ha colpito con effetti drammatici l’Emilia Romagna.

Nel 2023, il Pil registrerebbe una crescita (+1,2%) trainata dalla domanda interna che, al netto delle scorte, contribuirebbe positivamente per 1 punto percentuale mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto più contenuto (+0,3 punti percentuali). La variazione delle scorte apporterebbe un moderato contributo negativo (-0,1 p.p.). La fase espansiva dell’economia italiana proseguirà nel 2024 anno in cui il Pil aumenterebbe dello 1,1%, sostenuto nuovamente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+0,9 p.p.) e in misura minore dalla domanda estera netta (+0,2 p.p.).

In questo scenario, il saldo della bilancia commerciale tornerà in avanzo già nel 2023 (+0,1% in percentuale del Pil) e migliorerà ulteriormente nel 2024 (+0,6%).

Consumi in crescita

In Italia, nel primo trimestre del 2023, la crescita congiunturale del Pil è stata trainata dalla domanda interna e, in particolare, i contributi dei consumi privati e di quelli pubblici sono stati positivi, rispettivamente, per 0,3 e 0,2 punti percentuali. La spesa per consumi finali nazionali è aumentata di +0,7% rispetto al trimestre precedente in contrasto con il calo congiunturale degli altri principali paesi europei. La Spagna e la Germania che nel 2022 avevano registrato insieme all’Italia la ripresa più robusta hanno segnato ora le diminuzioni più marcate (rispettivamente -1,4% e -2,3%). In Francia i consumi hanno mostrato una maggiore stabilità (-0,1%) dopo la crescita più moderata registrata nel 2022 (+2,3%). Nel primo trimestre del 2023 la spesa delle famiglie tedesche è risultata stazionaria per i servizi e in diminuzione per tutti tipi di beni con quelli durevoli che hanno registrato il calo più marcato (-9,2%). In Francia al rallentamento della spesa delle famiglie ha contribuito la diminuzione dei consumi in beni non durevoli (-0,3%).

Nello stesso trimestre, in Italia la spesa delle famiglie sul territorio ha registrato un incremento in termini congiunturali dello 0,3% dopo il forte calo dei tre mesi precedenti. L’aumento è stato la sintesi di una crescita degli acquisti di beni durevoli del 2%, dei beni non durevoli dell’1,4%, dei servizi dello 0,1%, mentre quelli di beni semidurevoli sono diminuiti del 3,1%.

Per il 2023 si prevede, nonostante l’inflazione ancora elevata, un incremento dei consumi delle famiglie e delle ISP in termini reali (+0,5%) che si accompagnerebbe a una diminuzione della propensione al risparmio. Nel 2024, la crescita è prevista di intensità maggiore (+1,1%) con una propensione al consumo in aumento. Anche i consumi della PA, data anche il forte incremento registrato nel primo trimestre (+1,2% rispetto ai tre mesi precedenti), sono attesi aumentare nel 2023 (+0,4%) per poi rallentare nel 2024 (-0,7%).

Dinamica degli investimenti in rallentamento

Nel 2022 è proseguito il processo di accumulazione del capitale iniziato nel 2021. Nel confronto con i principali paesi dell’area euro nel 2022 gli investimenti italiani hanno registrato la crescita più alta (+9,4% rispetto all’anno precedente), a fronte di una crescita di +2,1% e +4,6% rispettivamente in Francia e Spagna e di appena 0,4% in Germania. In aumento anche il rapporto investimenti/Pil che sale al 21,8% rispetto al 20,4% del 2021, risultando superiore a quello della Spagna (20,1% nel 2022), ma comunque ancora inferiore ai valori di Germania (22,5%) e Francia (24,8%).

I dati relativi al primo trimestre 2023 confermano la dinamica espansiva degli investimenti italiani anche se con un tasso di crescita più contenuto (+0,8% la variazione sul trimestre precedente), inferiore a Spagna (+1,9%) e Germania (+3%); la Francia ha registrato un calo del -0,7%. Con riferimento al tipo di investimento, in Italia, le costruzioni continuano a segnare la crescita congiunturale più alta +1% seguite dagli investimenti in impianti, macchinari e armamenti +0,8% e da quelli in proprietà intellettuale +0,3%.

Per quanto riguarda le previsioni degli investimenti nel biennio 2023-2024, molto dipenderà dalla realizzazione del piano di investimenti pubblici previsti dal PNRR. Timidi segnali positivi provengono, nonostante la flessione di maggio, dalle attese sulla liquidità e sugli ordini delle imprese manifatturiere; mentre la fine delle misure di incentivo al settore delle costruzioni l’incertezza intorno alla situazione geopolitica, la politica monetaria restrittiva della BCE, il rallentamento della produzione industriale e la riduzione del grado di utilizzo degli impianti, potrebbero costituire un freno alla dinamica del processo di accumulazione di capitale. Considerando l’insieme di questi elementi nel 2023 gli investimenti sono previsti in crescita (+3%), in rallentamento rispetto agli ultimi due anni. Una dinamica più contenuta è prevista per il 2024 (+2%), questo determinerebbe una riduzione del rapporto investimenti/Pil che si attesterebbe al 21,4% nel biennio.

Scambi con l’estero in contenuto aumento

Nel 2022 gli scambi con l’estero dell’Italia hanno continuato a crescere a un ritmo sostenuto. Le esportazioni di beni e servizi, misurate a valori concatenati, sono aumentate complessivamente del 9,4%, un tasso superiore a quello di Francia e Germania, inferiore a quello della Spagna, dopo aver registrato un incremento del 14% nel 2021, portandosi ben al di sopra dei valori pre-crisi. Al forte incremento delle vendite all’estero di beni, si è associata una marcata accelerazione nel comparto dei servizi (+28,4% dopo 14% dello scorso anno) stimolata anche dalla marcata ripresa del turismo. Il buon andamento delle esportazioni di beni è stato determinato da un aumento delle vendite verso tutti i principali paesi di destinazione dei prodotti italiani, ad esclusione di quelle dirette in Russia.

Anche le importazioni hanno subito un forte aumento, sia dei beni sia dei servizi (complessivamente +11,8%) il più elevato tra i principali partner europei. Le importazioni di beni, sospinte dalla forte accelerazione dei prezzi energetici hanno subito un elevato rialzo nel corso dell’anno contribuendo al deterioramento del saldo della bilancia commerciale italiana. Tuttavia, a partire dalla seconda metà dell’anno la decelerazione dei prezzi ha contribuito al ridimensionamento del disavanzo energetico, determinando pertanto un miglioramento del saldo commerciale, tornato in avanzo a fine 2022.

Nel primo trimestre dell’anno in corso si è registrato un calo congiunturale delle importazioni di beni e servizi (-1,0%) e più accentuato delle esportazioni (-1,4%).

Nell’anno in corso, in concomitanza con il rallentamento del commercio internazionale, le esportazioni dovrebbero continuare ad aumentare, ma in misura più contenuta rispetto all’anno precedente +1,5% per poi risalire nel 2024 +2,5%. Andamento simile dovrebbero registrare le importazioni che cresceranno del +0,8% e +2% nel biennio di previsione.

Miglioramenti sul mercato del lavoro

Nel primo trimestre è proseguito il miglioramento del mercato del lavoro con una ripresa congiunturale delle ore lavorate e delle unità di lavoro (ULA) per il totale dell’economia (+1,3% e +1,1% rispettivamente), a sintesi di un miglioramento nell’industria in senso stretto (+1,8%) e nei servizi (+1,1%), di una riduzione nell’agricoltura (-0,5%) e di una stabilizzazione nelle costruzioni (-0,1%). 

Ad aprile, il mercato del lavoro ha registrato un ulteriore segnale positivo: la crescita dell’occupazione (+0,2% rispetto al mese precedente, +48mila occupati) porta il tasso di occupazione al 61,0% (+0,1 punti), mentre il tasso di disoccupazione scende al 7,8% (-0,1 p.p. rispetto al mese precedente). Anche il numero di inattivi si è ulteriormente ridotto (-0,2%).

Le prospettive sull’occupazione mostrano una sostanziale tenuta. Nel primo trimestre il tasso di posti vacanti per le imprese con almeno 10 dipendenti, è sceso al 2,1% con un decremento di pari entità (-0,2%) rispetto al trimestre precedente sia nell’industria sia nei servizi. A maggio le aspettative delle imprese sull’occupazione hanno evidenziato una eterogeneità con miglioramenti nella manifattura e nel commercio al dettaglio e un peggioramento nelle costruzioni e nei servizi di mercato.

In questo scenario la crescita delle ULA nel biennio di previsione (rispettivamente +1,2% e +1,0%) si manterrà in linea con quella del Pil. Il tasso di disoccupazione segnerà un miglioramento nel 2023 (7,9%) che proseguirà nel 2024 (7,7%).

In presenza di una fase contrattuale che vede circa il 55% dei dipendenti in attesa di rinnovo, le retribuzioni per ULA segnerebbero un aumento nel biennio di previsione (+3,5% nel 2023 e +2,7% nel 2024).

Rallenta l’inflazione trainata al ribasso dalla componente energetica

Nei primi mesi del 2023, si è registrato un rallentamento dell’inflazione trainato dalla flessione delle quotazioni di petrolio, e gas naturale e delle materie prime agricole che hanno avuto impatto nelle diverse fasi del processo di formazione dei prezzi.

Nel primo trimestre, l’incremento tendenziale dell’indice per l’intera collettività si è attestato all’ 8,9%, ulteriormente calato ad aprile (8,2%) e a maggio (7,6%). La dinamica è stata caratterizzata dal contributo fortemente in diminuzione delle voci energetiche (+11,9% a maggio da +26,6% del primo trimestre) influenzate sia dalla componente dei prezzi dei beni regolamentati sia da quella dei beni non regolamentati. Entrambe le componenti a maggio hanno mostrato una decelerazione come effetto di un rallentamento delle quotazioni del gas sui listini europei e del Brent nonostante l’allentamento delle misure governative a sostegno delle tariffe di energia elettrica e gas sul mercato tutelato e delle accise sui carburanti. A maggio, i beni alimentari hanno mostrato un’ulteriore discesa, (+11,6%, da +12,2% a gennaio), legata sia al recente ribasso dei prezzi degli alimentari lavorati (13,4% a maggio) sia alla dinamica leggermente in rialzo dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (8,9% a maggio) caratterizzati per un lungo periodo, dal quarto trimestre 2021 a tutto il 2022, da una forte accelerazione. I servizi attenuano l’accelerazione degli ultimi mesi (4,6% a maggio e 4,8% a aprile) in particolare per la voce che riguarda i prezzi dei servizi di trasporto.

In presenza di una fase ancora caratterizzata da strozzature dell’offerta, l’inflazione di fondo (nell’accezione che esclude energetici, alimentari e tabacchi) si è mantenuta pressoché stabile (+4,8% a maggio 4,7% nel primo trimestre). Le principali componenti si sono mosse con dinamiche simili: in calo per i servizi, e per i beni industriali non energetici, con una dinamica in flessione per i beni non durevoli e semi-durevoli.

L’andamento dell’inflazione italiana misurata dall’indice IPCA rimane comunque più accentuato rispetto a quello dell’area euro sebbene il differenziale rispetto all’indice complessivo si vada riducendo: -2,0 punti percentuali a maggio, a fronte di un differenziale di -2,1 a gennaio per l’indice generale. Il differenziale rispetto all’inflazione di fondo è di contro aumentato: pari a 0,3 punti percentuali ad aprile da -0,1 punti percentuali a gennaio. 

Nei prossimi mesi dovrebbero continuare a prevalere spinte al ribasso dei costi degli input che traslano sul prezzo finale di vendita dei beni e dei servizi. Tuttavia, un contributo determinante all’inflazione al consumo sarà fornito dal proseguimento della dinamica in flessione dei prezzi degli energetici cui dovrebbe aggiungersi l’apporto deflativo proveniente dalla componente dei beni alimentari.

Sotto l’ipotesi di normalizzazione dei prezzi delle materie prime agricole e del gas naturale nei prossimi mesi e di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio, nell’anno in corso la dinamica dei prezzi è prevista in parziale decelerazione. Nella media del 2023, il deflatore della spesa delle famiglie è previsto ridursi (+5,7%, da +7,4% nel 2022), mentre il deflatore del Pil segnerà un incremento (+5,6%, da+3,0% nel 2022). Nel 2024 è prevista una crescita più contenuta del deflatore della spesa per consumi delle famiglie e quello del Pil rispettivamente del +2,6% e +2,8% in media d’anno.

Revisioni del precedente quadro previsivo

L’attuale scenario previsivo fornisce un aggiornamento delle stime per il 2023 diffuse a dicembre e presenta quelle per il 2024.

La revisione delle variabili esogene per il 2023 hanno determinato una riduzione del prezzo del brent di -5,3 dollari il barile nel 2023 rispetto alle ipotesi di dicembre dello scorso anno e un apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, il tasso di cambio è passato da 1,036 a 1,08.

L’aggiornamento delle esogene e le informazioni provenienti dal primo trimestre ha avuto un impatto sull’andamento del commercio estero nel 2023 con revisioni al ribasso sia delle importazioni che delle esportazioni (rispettivamente -1,4 p,p, e -0,5 p.p).

I segnali positivi provenienti dalla stima dei conti economici trimestrali del primo trimestre 2023 hanno portato anche a una revisione al rialzo della stima del Pil per il 2023 di +0,8 punti percentuali (da 0,4% a +1,2%), degli investimenti (+1,0 p.p) e del mercato del lavoro con le unità di lavoro che hanno avuto una revisione di +0,7 p.p e il tasso di disoccupazione che è stato rivisto in discesa -0,3 p.p