News8 Maggio 2023 19:23

Festival Sviluppo Sostenibile, ASviS, Toti: “Regole nuove e straordinarie per centrare obiettivi in pochi anni. No pannicelli caldi”

“Noi forse abbiamo davanti a noi il più grande momento di opportunità dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi. Noi stiamo programmando come governo centrale e come enti territoriali una serie di spese che ammonta a molti miliardi di euro, con il PNRR, il POR FESR, FSC, FSE, i fondi governativi che continuano ad essere spesi sul nostro territorio. Questi fondi debbono necessariamente essere indirizzati senza velleitarietà ma con grande praticità verso quegli indirizzi dell’Agenda 2030 che non devono diventare obiettivi irrealistici o in qualche modo ideali. Chi fa politica non fa magistero morale o magistero ideale: fa, come diceva Roosevelt, il meglio che si può con quello che si ha nel tempo in cui si è. E quindi noi dobbiamo essere in grado di spendere quei soldi per il meglio possibile, ma non un meglio che sia nemico del bene”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti intervenendo alla prima giornata del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato da ASviS, in corso oggi a Napoli. “Abbiamo la possibilità di agire sugli aiuti alle imprese, sulla modernizzazione del sistema produttivo e quindi sulla riqualificazione del nostro Prodotto interno lordo, dal turismo alla manifattura, all’artigianato e all’agroalimentare. Abbiamo modo di agire sulla formazione professionale e le politiche attive del lavoro in un Paese dove il tasso di disoccupazione resta strutturalmente piuttosto alto, nonostante cresca più della media dei Paesi europei”.

“C’è poi il tema delle infrastrutture”, continua Toti, “su cui si gioca una partita fondamentale del Paese. Abbiamo messo la prima pietra della nuova diga del porto di Genova giusto due giorni or sono. Ancora, si torna a parlare del Ponte sullo Stretto. E cito i due estremi del paese, le due opere più grandi. Nel mezzo c’è veramente la necessità di modernizzare un intero Paese, e su questo non so francamente se il PNRR bene ha fatto ad escludere totalmente la gomma dai suoi piani di investimento in un Paese e in un’Europa in cui il traffico su gomma ancora resterà prioritario per un periodo di tempo molto, molto lungo”.

“A questo si aggiunge un altro tema che riguarda quella individuazione delle responsabilità di spesa cui sottende la politica del ministro Fitto, credo giustamente”, prosegue il governatore ligure. “E va fatto rapidamente. A questo si legano quelle riforme istituzionali che dovrebbero farci uscire definitivamente da quella notte hegeliana in cui tutte le vacche sono nere o sono grigie, come preferite, perché non si sa bene chi doveva spendere quei soldi e di chi è la colpa. Penso che tutti abbiano un pezzettino di ragione. Ce l’hanno i miei colleghi governatori nell’indicare nei ministeri un blocco alla spesa. Viceversa ovviamente ce l’ha il governo centrale nell’additare spesso le Regioni e gli enti locali per le difficoltà di spesa che ci sono. Difficoltà di spesa che, a regole invariate, non potranno che aumentare. Io sono un convinto autonomista, probabilmente a differenza dei colleghi che mi hanno preceduto, per una ragione molto semplice, ed è la ragione per cui mi aggiungo ai miei amici governatori nel chiedere al governo un maggiore coinvolgimento delle Regioni nella programmazione, nel controllo e nel supporto degli enti sovraordinati per la spesa. Le Regioni sono indispensabili tanto per aiutare gli enti sotto ordinati come i Comuni e Città metropolitane ma anche per distinguere le responsabilità delle classi dirigenti dei singoli territori”.

“Noi oggi abbiamo una quantità di denaro da spendere molto importante, una stagione di riforme istituzionali che io spero possano avvenire, dall’autonomia delle Regioni ai cambiamenti per rendere più stabile e solido l’assetto di governo. Che debbono andare a braccetto ma non necessariamente negli stessi tempi. E abbiamo la necessità di utilizzare delle regole straordinarie e veloci per cercare di attuare i risultati che abbiamo”. È assurdo, secondo Toti, “pensare che un paese che non riusciva a assorbire risorse ordinarie nei decenni passati possa oggi mettere in cantiere spese straordinarie utilizzando le stesse regole o con qualche pannicello caldo di riforma, pure assolutamente benvenuta e benemerita come il Codice degli appalti. Poi è chiaro che prima ci vediamo per parlare di FSC, più siamo tutti quanti contenti. Ma il tema principale è quello di una presa d’atto collettiva della politica, maggioranza e opposizione, enti locali e governo, che con regole come quelle che ha questo paese noi non raggiungeremmo gli obiettivi nei tempi sperati. E il tempo è una variabile molto importante”. Perché se questi soldi “si distribuiranno su un arco di tempo quasi ventennale, evidentemente non produrranno gli stessi effetti, né di rimbalzo sul PIL né evidentemente di capacità di riforma del nostro paese”.

“Quindi per me le parole d’ordine sono molto semplici”, osserva il presidente della Regione Liguria. “Da un lato una semplificazione, quella vera. Non si può pensare di continuare a semplificare con il cesello e anzi talvolta uscire dal Parlamento con norme di finta semplificazione che addirittura complicano le cose. Semplificare vuol dire rinunciare a qualche cosa nel percorso e quindi decidere se è prioritario per la politica costruire o prioritario per la politica controllare, e lo dico avendo costruito un ponte Morandi dove le infiltrazioni mafiose non ci sono mai state, sapendo che il paese è particolare in alcune regioni e merita particolari controlli, che l’ambiente deve essere assolutamente tutelato. Ma le formule di questa tutela devono essere compatibili con la velocità di decisione, con la responsabilità delle classi dirigenti. Deve essere possibile valorizzare la pubblica amministrazione, perché oggi la PA non è in grado di realizzare i progetti”. “Servono regole nuove e speciali”, rimarca Toti. “Questo è un momento eccezionale, non possiamo affrontarlo con una situazione di regole già di per sé poco efficaci in un momento di normalità. Se la politica sa assumersi queste responsabilità, governo e Regioni si siedano al tavolo e agiscano di conseguenza. Altrimenti continueremo uno sterile dibattito sulle responsabilità senza arrivare a capo di nulla, perché la responsabilità è collettiva e responsabilità vuol dire scegliere. Con le regole attuali sarà un fallimento centralizzato o un fallimento delocalizzato”.