News8 Maggio 2023 19:52

Festival Sviluppo Sostenibile, ASVIS. De Luca: “Il PNRR? Sarà un grandissimo fallimento!”

Il secondo intervento, nel corso panel dedicato alle Regioni all’interno della giornata di apertura del Festival, è stato quello del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Io sono fra quelli che ritengono che il PNR sarà un grandissimo fallimento nel nostro Paese, perché mancano le precondizioni” ha esordito, senza mezzi termini. “Cerco di argomentare e cerco di spiegare, anche perché io non condivido nulla di quello che ha detto il ministro Fitto” ha poi aggiunto: “Nulla tranne una considerazione, e cioè che vi sono tutta una serie di interventi programmati nell’ambito del PNRR che non si riuscirà a realizzare entro il 2026. Questo è un dato oggettivo che io condivido, ma ovviamente, detto questo, non condivido più nulla di quello che stanno facendo il Ministro ed il Governo. Eravamo partiti all’Agenda ONU 2030, che a mio parere è il presupposto di tutto. Se vogliamo parlare di transizione, di mondo sostenibile, noi siamo di fronte ad una scelta di fondo: se lavorare per un mondo multipolare o per un mondo unipolare. Da questo dipende tutto”. “Se riteniamo di trascinare nel nuovo secolo” ha proseguito il presidente della Regione Campania “un pezzo di storia dei secoli precedenti, cioè di quello storico, che hanno visto una parte dell’Europa dominare il mondo conosciuto con il colonialismo, con lo schiavismo, con lo sfruttamento bestiale di umanità e di risorse, io credo che non andiamo da nessuna parte. Se guardiamo solo a un dato oggettivo, Cina e India hanno, messe insieme, 3 miliardi di persone che ci vivono. In Europa siamo 600 milioni. Durante un’iniziativa sulla sostenibilità del mondo contemporaneo, il premier indiano Modi – di fronte a quelli che contestavano l’India e il fatto che utilizzasse ancora il carbone per l’industria – ha risposto Cari amici, voi inglesi, voi occidentali avete distrutto il mondo, avete distrutto l’ambiente nel momento in cui vi siete posti l’obiettivo di crescita economica e di ricchezza per la vostra gente. Ora che i nostri popoli stanno tentando di raggiungere un livello sufficiente di benessere, ci venite a porre tutti i vincoli possibili e immaginabili per l’ambiente. Va detto che in questo momento abbiamo anche in ambito occidentale, un paese che non ha problemi: gli Stati Uniti d’America. Nessun problema di sicurezza militare perché le frontiere sono protette, da due oceani e due Paesi alleati; ha le materie prime, non ha problemi di energia, ha autonomia alimentare. Quando parliamo di sostenibilità, cosa intendiamo? Allora se la sostenibilità per noi significa che c’è un solo Paese al mondo, gli Stati Uniti d’America, che decidono e gli altri che si piegano, io penso che questo mondo sia irrealizzabile, insostenibile”. L’analisi di De Luca è proseguita parlando della guerra: “Quando parliamo di guerra in Ucraina io credo che siamo di fronte alla più grande operazione di mistificazione e di condizionamento dell’opinione pubblica. Abbiamo trasformato una guerra regionale in un conflitto ideologico fra democrazie e autocrazie. Tutti i Paesi occidentali hanno rapporti quotidiani continui con tutti i paesi autocratici e dittatoriali del mondo. A febbraio di quest’anno abbiamo celebrato i venti anni dalla guerra in Iraq, 250.000 morti. Una guerra che è avvenuta nella totale illegalità internazionale. È un anniversario che è passato sotto silenzio. Noi in Ucraina stiamo difendendo il diritto all’autonomia dei popoli? No, noi la difendiamo solo quando ci conviene l’autonomia dei popoli. Allora vediamo di capirci: o andiamo verso un mondo multipolare nel quale si discute sulla base di un principio di reciprocità, oppure noi stiamo preparando per le generazioni che verranno una serie di tragedie: abbiamo la fame, abbiamo la siccità, ma se continuiamo a spingere il mondo verso un processo di armamenti che è il più vasto che si sia mai visto nella storia umana, avremo anche la guerra. E allora, dove prenderemo le risorse per fare queste grandi politiche di sostenibilità ambientale, di recupero di risorse idriche, di contrasto alla desertificazione di interi paesi? C’è un mondo complicato nel quale il tema di fondo non è ancora affrontato. Un mondo unipolare con un’appendice europea che non conta niente da una parte, e un mondo multipolare con il quale cominciare a misurarsi”.

L’intervento di De Luca si è poi spostato sulle questioni nazionali: “Primo, la crisi demografica: l’Italia non cresce più, non abbiamo le risorse umane per reggere il sistema. Secondo: abbiamo ancora oggi un livello di occupati che è il 20% in meno rispetto alla Germania. Qui al sud non arriviamo al 50% di occupazione e quella femminile non arriva al 42%. Se non affrontiamo questo nodo, cioè se abbiamo venti cittadini su 100 in meno rispetto alla Germania a produrre ricchezza, fra qualche anno non avremo le risorse per mantenere il sistema pensionistico e per mantenere i grandi servizi di civiltà: scuola pubblica, trasporto pubblico, sicurezza. Qualcuno sta ragionando rispetto a questi nodi? I I I dati del DEF prevedono poi 75 miliardi di euro da pagare per interessi sul debito pubblico del nostro Paese nel 2023, 81 miliardi di euro da pagare nel 2024, 91 nel 2025. Arriviamo a 100 miliardi di euro da pagare sugli interessi del debito italiano. Ma dove le prendiamo le risorse per fare politiche di sviluppo di investimenti? Qualcuno si sta ponendo questo problema? Nessuno.

Non ho capito bene che cosa abbia in testa il ministro Fitto o il Governo nazionale, perché stiamo arrivando a livelli di centralizzazione preborbonica. Ma è informato, il ministro Fitto, che c’è stata una riforma che prevede l’autonomia delle Regioni? È informato del fatto che le Regioni sono figure costituzionali dello stesso valore del Governo? È informato Fitto che sull’utilizzo dei fondi FSC decido io in Campania, sia perché sono stato eletto qui direttamente dai cittadini, sia perché l’Unione europea prevede politiche di coesione. Allora, noi già siamo in una situazione per la quale quelli che dovevano essere fondi aggiuntivi, i fondi di coesione appunto, sono diventati fondi che sostituiscono risorse ordinare. Adesso stiamo addirittura liquidando tutta la politica di coesione con il blocco dei fondi FSC. Noi abbiamo deciso di trovare un coordinamento fra i fondi di coesione e i fondi PNR. Bene, e qual è il luogo istituzionale nel quale si fa questo coordinamento? Qual è se non le Regioni? Noi siamo arrivati al punto che si facevano i bandi per fare le scuole nelle aree interne della Campania: un bando nazionale. Ma se non lo fa la Regione questo lavoro di raccordo chi lo fa? E nel frattempo hanno sciolto l’Agenzia per la coesione”. De Luca si è soffermato su questo aspetto, centrale – dal suo punto di vista – per fotografare lo stato dei rapporti tra Stato e Regioni: “Questo non è un dato neutro, perché se l’Agenzia della coesione viene eliminata, viene ricondotto tutto a Palazzo Chigi. Per fare un solo esempio, tutti gli atti della nuova unità di missione vanno sottoposti alla Corte dei conti e quindi perdiamo altri tre mesi di tempo per avere l’approvazione di un progetto.

Abbiamo un’unità di missione a Palazzo Chigi, abbiamo un’altra unità di missione presso il ministero dell’Economia, la Ragioneria dello Stato, che è incaricata del controllo sulla spesa. Poi abbiamo avuto l’impegno dei prefetti a coordinare le informazioni delle strutture provinciali di Ragioneria dello Stato. Questo è un manicomio, non è una semplificazione nella struttura di gestione!”.

L’intervento di Vincenzo De Luca si è poi concentrato sul Sud: “Il sud non ha capacità di spesa? O piuttosto sarebbe utile che i soldi che sono destinati al sud fossero messi a disposizione) 22 miliardi di euro circa: questa è la cifra destinata al sud. Soldi che sono nella disponibilità delle Regioni per legge. Alla Campania devono arrivare 5 miliardi e altri 6 miliardi di euro, più oltre un miliardo di euro della programmazione complementare che era parte dell’accordo di partenariato. Il risultato concreto di tutto questo è che abbiamo un Paese paralizzato. E poi, laa disoccupazione al sud: la mia proposta di fare di tutta l’area meridionale un’area ZES, zona economica speciale, e di fare un piano per il lavoro per 300.000 giovani del sud nella pubblica amministrazione. Possiamo graduare poi gli stipendi, ma altrimenti non so sinceramente come si potrà fare a varare i progetti del PNRR quando qui la pubblica amministrazione è distrutta”.