News5 Maggio 2023 16:49

Ecco il PEL, il Prodotto Esterno Lordo che la Francia ha in Africa e fuori dai radar Ue. Banca Francese stampa ancora il Franco Cfa che blocca processo unione africana

Europa vuol dire Euro? non sempre, perché c’è chi continua a stampare in un modo o nell’altro la propria moneta con tanto di garanzia della propria banca centrale e non quella centrale europea. E’ la Francia. Che in Africa in questo modo ha un vero e proprio Prodotto Esterno Lordo che esce dai radar della Commissione europea. Il franco CFA, che un tempo era l’acronimo del franco delle colonie francesi d’Africa cambiata poi nel 1958 – senza metter mano all’acronimo – in Franco della comunità francese d’Africa, è attualmente la valuta utilizzata da 14 paesi africani. E nella fattispecie sono: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale (dal 1985), Rep. Centrafricana e la Rep. del Congo per quanto riguarda la cosiddetta area CEMAC e il Benin, il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau (dal 2 maggio 1997), il Mali (fino al 1962 e poi dal 1984), il Niger, il Senegal e Togo per quanto concerne l’area UEMOA. Il franco Cfa, che ha mantenuto la parità rispetto al franco francese ed è comunque garantito dalla Banca di Francia e non dalla Banca centrale europea, oggi indica:
    • il franco della Comunità Finanziaria dell’Africa (XOF) nel caso dell’UEMOA,
    • il franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale (XAF) per il CEMAC.
Un vero e proprio Prodotto esterno lordo, Pel, per la Francia rispetto agli altri Paesi europei che vivono di Pil in base al quale contribuiscono in adeguata misura all’andamento europeo dell’Unione. Il Consiglio dell’Unione europea, con la decisione n. 940/2014/UE, ha accettato la richiesta della Francia di mantenere, oltre la data del primo gennaio 2015, le esenzioni parziali o totali dai “dazi di mare” per alcuni prodotti fabbricati nelle proprie regioni ultra periferiche secondo quanto indicato dall’articolo 349 del Trattato. Le disposizioni del Trattato che si applicano alle regioni ultra periferiche dell’Unione, non consentono in linea generale alcuna differenziazione di imposizione tra i prodotti locali e quelli provenienti dalle aree metropolitane degli Stati membri. Il richiamato articolo 349, tuttavia, consente l’adozione di misure specifiche a favore di tali regioni a causa dell’esistenza di svantaggi permanenti che incidono sulla situazione economica e sociale delle aree periferiche interessate. In tale ottica, con una precedente decisione del Consiglio 2004/162/CE la Francia aveva già ottenuto una misura specifica, con scadenza al 31 dicembre 2014, allo scopo di rafforzare l’industria locale e la competitività, consistente nella previsione di esenzioni totali o parziali dall’imposta dazi di mare su taluni prodotti. In una previsione di semplificazione degli obblighi delle piccole imprese, la misura specifica di cui al regolamento, riguarda tutti gli operatori con un fatturato annuo pari o superiore ai 300.000 euro. Per i prodotti alimentari non sono previsti aliquote d’imposizione differenziata in considerazione degli aiuti di cui gli stessi  beneficiano ai sensi del regolamento UE n. 228/2013 del Parlamento e del Consiglio europeo. Ma i Paesi africani chiedono da tempo di essere autonomi e svincolati e il 29 giugno 2019, i leader della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) hanno adottato formalmente il nome di “Eco” per il loro progetto di moneta unica che doveva partire dal 2020. Eco è il nome proposto per la moneta comune che la Zona monetaria dell’Africa occidentale (West African Monetary Zone) ha inizialmente pianificato di introdurre nella struttura dell’ECOWAS. Dieci giorni dopo, l’11 luglio 2019, il presidente francese Emmanuel Macron aveva affermato che il delicato tema del futuro del franco CFA potrebbe essere discusso “in modo pacifico” e “senza tabù”, mentre i paesi dell’Africa occidentale hanno confermato la loro intenzione di avere una moneta comune. Poi, con un colpo di geopolitica monetaria il 20 maggio il governo francese aveva approvato – per mettere a tacere le crescenti critiche che piovono dall’Africa e dall’Europa (soprattutto da Germania e Italia) – un disegno di legge deputato a formalizzare la fine dell’ultima moneta coloniale ancora in vigore nel mondo: il franco cfa che circola nei paesi dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa). Ma ad oggi non c’è stato un reale cambiamento di rotta negli squilibrati rapporti economico-monetari che continuano a sussistere tra la Francia e alcuni paesi africani dove i cugini d’Oltralpe fanno ancora la parte di padre-padrone. E in ogni caso l’Eco, nel caso in cui dovesse sostituire il Franco Cfa, – fanno sapere a PMINEWS dal Centro Studi Internazionali-CESI – continuerà ad essere stampato, trasportato e assicurato dalla Banca di Francia. C’è inoltre in gioco anche un progetto di creare una moneta comune africana con l’obiettivo di replicare in maniera similare quanto fatto in Europa al fine di eliminare le barriere tra i 46 paesi africani firmatari e facenti parte dell’African Continental Free Trade Area. Ma per ora a valere è ancora il franco Cfa stampato a Parigi.