News7 Marzo 2023 12:31

Valorizzazione Made in Italy, Iucci (Fed. Anie): mancano 60mila diplomati l’anno nel nostro settore, serve investire sulla formazione

“Rappresentiamo l’industri elettrotecnica ed elettronica, con un fatturato d circa 76 miliardi e dedichiamo circa il 5% nella ricerca e sviluppo. Abbiamo circa 1500 aziende, di cui circa 1000 di Pmi. La produzione in Italia avviene in un contesto normativo che altrove non troviamo, sia come sostenibilità ambientale, che come sicurezza. Quindi c’è un rischio continuo di non competitività nell’internazionalizzazione. Nell’ultimo biennio abbiamo avuto uno choc dovuto all’innalzamento dei costi per le materie prime e sul loro reperimento. Dal punto di vista dell’approvvigionamento sappiamo che l’Unione europea vuole implementare una politica di ricerca, mentre per il piano energia sono state adottate misure dal Governo, ma pensiamo che serva un’attività a medio e lungo termine sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla riforma del mercato elettrico, quindi scorporare le prime dal prezzo del gas”.

Così, Giulio Iucci, vice presidente della Federazione Anie, alla Commissione Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul Made in Italy, la valorizzazione e lo sviluppo dell’impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.

“Puntiamo al bonus energia per le transizioni energetiche e digitali. Abbiamo poi necessità di nuove competenze, manca personale specializzato: ci servono 80mila diplomati l’anno, ma sono iscritti alle scuole superiori ITS solo 20mila, un gap eccessivo. Viviamo le stesse problematiche di altre aziende Ue, ma chiediamo una reciprocità con le altre aziende extra unione. Abbiamo poi severi requisiti sull’economia circolare, come efficienza energetica e sostanze pericolose, ma manca questa stessa attenzione in altri paesi, con certificazioni non veritiere.

Come proposte accettiamo positivamente la certificazione volontaria del Made in Italy, utile per valorizzare il prodotto attraverso una vetrina, anche per contrastare maggiormente l’Italian Sounding. Chiediamo una maggiore sorveglianza con il ritiro dal mercato dei prodotti non conformi. Chiediamo poi la certificazione dei prodotti e una agevolazione per le PMI in questo senso. Un ulteriore tema è la creazione di un fondo per lo studio di fattibilità per i paesi in via di sviluppo. Sappiamo che Francia e Spagna hanno lavorato in maniera interessante per valorizzare le aziende nazionali.

Sugli investimenti pubblici e privati si deve facilitare i nuovi cantieri e chiudere quelli avviati con il Pnrr. Sulla realizzazione delle infrastrutture serve attenzione sulla digitalizzazione e sulla riqualificazione energetica, ma serve un indice per un incentivo fiscale più semplice, con un bonus energia del 65% sulle tecnologie green. Vanno poi semplificati i contratti pubblici, per sgravare le imprese da giustificati inutili per partecipare alle gare, compreso il tema dei contenziosi. Diventa utile poi parlare del piano nazionale integrato per l’energia, dove si vuole arrivare al 55% di energia da rinnovabile, un obiettivo complesso. Per questo serve semplificare anche qui.

Infine la digitalizzazione: l’indice DESI dell’UE ci porta al 18mo posto in Europa. Il piano 4.0 ha creato un volano, ma serve un fondo ulteriore per le PMI, con un livello di incentivi uguale al 2022 per i prossimi anni. Dobbiamo ragionare anche con l’abbinamento del 5.0, con la transizione digitale ed ecologica”.