News1 Marzo 2023 14:30

Istat, Pil cresce del, 3,9% nel 2022. Bene commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (+10,4%), calano attività finanziarie

Nel 2022 il valore aggiunto complessivo è aumentato in volume del 3,9%; nel 2021 aveva registrato una crescita del 6,8%. L’incremento è stato del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nei servizi, mentre l’agricoltura, silvicoltura e pesca segna un calo dell’1,8% e l’industria in senso stretto dello 0,1%. Nel settore terziario aumenti particolarmente marcati si registrano per commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (+10,4%), attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi (+8,1%) e attività immobiliari (+4,5%). In calo solo le attività finanziarie e assicurative (-3,2%).

Nel 2022 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del6,8% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto del3,7%.

■ Dal lato della domanda interna nel 2022 si registra, in termini di volume, unincremento del9,4% degli investimenti fissi lordi e del3,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del9,4% e le importazioni del 11,8%.

■ La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6punti percentuali, mentre l’apportodella domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti equello della variazione delle scorte per0,4 punti.

■ Il valore aggiunto ha registratoaumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del4,8% nelle attività dei servizi. Si rilevanocontrazioni dell’1,8% nell’agricoltura, silvicoltura e pescae dello 0,1% nell’industria in senso stretto.

■ L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a
-8,0%, a fronte del-9,0% nel 2021.Il valore dell’indebitamentoper gli anni 2020 e 2021 è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto neltrattamento contabile dei crediti di imposta (si veda il paragrafo delle revisioni).

■ Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a-3,7% (-5,5% nel 2021).

Il commento

Nel 2022 l’economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021. A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell’agricoltura.

La crescita dell’attività produttiva si è accompagnata a una espansione dell’input di lavoro e dei redditi.

Il rapporto tra l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2021. Il valore dell’indebitamento è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta.

IL PIL E LE SUE COMPONENTI

Nel 2022 l’insieme delle risorse disponibili è aumentato in volume del 5,6% rispetto all’anno precedente. In particolare, la crescita del Pil è stata accompagnata da un incremento delle importazioni di beni e servizi dell’11,8% (Tavola 4 dell’allegato statistico).

Dal lato degli impieghi le esportazioni di beni e servizisono cresciute del 9,4%, gli investimenti fissi lordi del 9,4%, e i consumi finali nazionali del 3,5%.

Il contributo alla variazione del Pil della domanda nazionale al netto delle scorte è risultato ampiamente positivo (+4,6 punti percentuali). In particolare hanno fornito un apporto positivo di 2,7 punti percentuali la spesa delle famiglie residenti e ISP e di 1,9 punti gli investimenti fissi lordi e oggetti di valore. Il contributo della variazione delle scorte e quello della domanda estera netta sono stati negativi, rispettivamente per 0,4 e0,5 punti percentuali (Prospetto 2).

Nel 2022 il deflatore del Pil (Tavola 5 dell’allegato statistico) è aumentato del 3,0%, con incrementi del 4,1% per gli investimenti fissi lordi, del 5,2% per la spesa delle AP e del 7,4% per la spesa delle famiglie residenti.

Nel 2022 si è registrato un peggioramento nella ragione di scambio con l’estero, quale risultante di una crescitadel deflatore delle esportazioni di beni e servizi (+10,9%) decisamente inferiore a quella registrata per il deflatore delle importazioni (+21,5%), sostenuta dall’eccezionale aumento dei prezzi dei beni energetici.

LA DOMANDA INTERNA E LA DOMANDA ESTERA NETTA

Nel 2022 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume del 4,6% (+4,7% nel 2021) (Tav.4 dell’allegato statistico).

Sul territorio economico, la spesa per consumi di beni è aumentata del 2,4% e quella per servizi dell’8,8%. Gli incrementi più significativi, in volume, si rilevano nelle seguenti funzioni di consumo: spese per alberghi e ristoranti (+26,3%), per ricreazione e cultura (+19,6%) e per vestiario e calzature (+14,8%). Si registrano variazioni negative nelle spese per alimentari e bevande non alcoliche (-3,7%), per istruzione (-1,2%) e per servizi sanitari (-0,4%) (Tavola 23 dell’allegato statistico).

La spesa delle Amministrazioni pubbliche è rimasta invariata, mentre quella delle Istituzioni sociali private (ISP) ha registrato una crescita del 9,8% (Tavola 4dell’allegato statistico).

Gli investimenti fissi lordi hanno segnato un incrementodel 9,4% (+18,6% nel 2021), con aumenti generalizzati a tutte le componenti: 11,6% gli investimenti in costruzioni,8,6% in macchinari e attrezzature, 8,2% in mezzi di trasporto e 4,5% in prodotti della proprietà intellettuale(Figura 4).

Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate in volume del 9,4%, le importazioni dell’11,8%.

OCCUPAZIONE E REDDITI DA LAVORO

Nel 2022 le unità di lavoro (Ula) sono aumentate del3,5%, a sintesi di una crescita del 3,6% delle Uladipendenti (Figura 5) e del 3,2% delle Ula indipendenti.L’aumento è stato generalizzato a quasi tutti i macrosettori: 1,6% nell’industria in senso stretto, 7,6% nelle costruzioni e 3,9% nei servizi (Tavole da 10 a 13 dell’allegato statistico). Unica eccezione l’agricoltura, silvicoltura e pesca in cui l’occupazione misurata in Ula è scesa del 2,1%.

I redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde sono aumentati rispettivamente del 7,0% e del 7,4% (Tavole da 14 a 17 dell’allegato statistico). Le retribuzioni lorde per unità di lavoro hanno registrato un incremento dello3,7% nel totale dell’economia; nel dettaglio, vi sono statiaumenti del 3,3% per il settore agricolo, del 3,7% per l’industria in senso stretto, del 5,2% per le costruzioni edel 3,7% nei servizi.

Revisioni delle stime del Pil per il biennio 2020-2021

Di seguito sono presentate le revisioni apportate ai dati relativi agli anni 2020 e 2021 per il Conto economico delle risorse e degli impieghi (Prospetto 6) e per il valore aggiunto settoriale (Prospetto 7). La politica delle revisioni correnti prevede un ciclo semestrale, con diffusione delle stime all’inizio di marzo e alla fine di settembre (si veda la Nota metodologica).

Per l’anno 2020 il tasso di crescita del Pil è rimasto invariato (Prospetto 6).

Per l’anno 2021 è stato rivisto al rialzo il tasso di crescita del Pil in volume (da +6,7 a +7,0%). Dal lato della domanda, revisioni al rialzo hanno riguardato la dinamica degli investimenti (+18,6 rispetto a +16,5%) e delle esportazioni (+14,0 rispetto a +13,4), mentre il tasso di crescita risulta modificato al ribasso per la spesa delle famiglie (+4,7 da +5,2%) e per quella delle ISP (+3,3rispetto a +3,7%). Le importazioni in volume sono state riviste al rialzo (+15,2 rispetto a +14,7%).

In termini di volume, le nuove stime del valore aggiunto per il 2020 hanno determinato modesti aggiustamenti a livello settoriale (Prospetto 7). Revisioni al rialzo si segnalano per l’industria in senso stretto (+0,1 puntipercentuali), per commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (+0,1 punti), per le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi (+0,5 punti). All’opposto, lievi revisionial ribasso riguardano le costruzioni (-0,1 punti percentuali), i servizi di informazione e comunicazione (-0,1 punti) e il settore che comprende le attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (-0,1 punti).

Per il 2021 modifiche al rialzo hanno interessatoagricoltura (+0,2 punti percentuali), industria manifatturiera (+1,3 punti), servizi di informazione e comunicazione (+0,7 punti), attività immobiliari (+0,1punti) e il settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi (+2,9 punti). Revisioni al ribasso si registranoinvece per costruzioni (-0,9 punti), commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (-0,2 punti), per attività finanziarie e assicurative (-1,6 punti), per le attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (-0,1 punti) e per il settore che comprende le Ap, difesa, istruzione, salute e servizi sociali (-0,2 punti).